Dal monitoraggio delle rondini alla rinascita del corridoio del Ticino
Oltre 3.000 nidi e circa 700 coppie di rondini monitorate tra Ticino, Lombardia, Piemonte e le sponde del Lago Maggiore raccontano una stagione di osservazioni che va ben oltre la curiosità scientifica. Mostrano quanto la tutela dell’avifauna sia ormai un lavoro corale, che parte dai rilievi sul campo e arriva alla capacità di orientare le scelte territoriali. È il quadro che ha preso forma durante la giornata di studio sull’avifauna della Svizzera italiana organizzata da Ficedula, alla quale hanno partecipato una ottantina di ornitologi.
Nel corso dell’incontro l’attenzione si è concentrata sulle specie più sensibili – dal re di quaglie al rondone, dalla civetta alla passera d’Italia – e sulle popolazioni di gabbiani che risentono delle pressioni ambientali lungo l’arco alpino. La migrazione, raccontata anche attraverso l’esperienza sul campo di due ricercatori ticinesi impegnati in Africa, ha reso evidente quanto il destino degli uccelli sia legato a dinamiche che attraversano continenti, ecosistemi e politiche spesso scollegate tra loro.
Proprio questa dimensione senza confini ha fatto da sfondo alla presentazione di Iniziativa Ticino, promossa oggi attraverso il programma transfrontaliero Interreg Italia–Svizzera Eco4Ticino con il coordinamento di Istituto Oikos. Il progetto punta a ricucire il corridoio ecologico del fiume Ticino dalla sorgente fino al Po, intervenendo sulla governance, sulle pratiche agricole e sulle attività locali, ma anche sulla qualità degli habitat e sul rafforzamento della connessione naturale tra Alpi e Appennini. L’obiettivo è costruire un territorio più resiliente, capace di ospitare popolazioni stabili di specie minacciate e di recuperare quelle localmente estinte, in un contesto che deve prepararsi agli impatti sempre più evidenti del cambiamento climatico.
La giornata ha ribadito che la tutela dell’avifauna non può essere separata dalla salute complessiva degli ecosistemi. Nel caso del Ticino, significa trasformare un territorio frammentato da infrastrutture e usi intensivi in un paesaggio più continuo, dove ricerca, amministrazioni e comunità locali convergano verso una gestione condivisa. Iniziativa Ticino mostra come questa cooperazione, quando diventa parte integrante della pianificazione, possa tradursi in un cambiamento reale: un passo concreto verso un corridoio ecologico che non sia soltanto un progetto sulla carta, ma una struttura viva, capace di sostenere la biodiversità e il futuro dei territori che lo attraversano.