Skip to main content

Aumento di quasi 800.000 posti di lavoro solo nella produzione di veicoli elettrici e batterie nel 2024

L’occupazione nel settore energia cresce il doppio dell’economia nel suo complesso: il ruolo chiave del solare

A segnalarlo è l’ultimo report dell’Agenzia internazionale dell’energia, nel quale si sottolinea però anche che la crescente carenza di competenze minaccia lo slancio futuro
 |  Nuove energie

Conferma dopo conferma, puntare sull’energia pulita e l’economia verde conviene. Solo pochi giorni fa un report del Forum economico mondiale segnalava che la green economy è a quota 5.000 miliardi di dollari all’anno e arriverà a 7.000 entro il 2030, grazie soprattutto all’interesse e alla maggior convenienza del settore fotovoltaico. E ora un nuovo rapporto realizzato dall’Agenzia internazionale dell’energia (in inglese International energy agency, Iea), mostra che l’occupazione nel settore energetico globale sta crescendo a un ritmo doppio rispetto a quello dell’economia nel suo complesso, anche se la carenza di manodopera qualificata comporta rischi crescenti. E, fattore tutt’altro che secondario, a fare da traino per questo fenomeno sono le tecnologie legate all’energia solare, all’elettrificazione, ai sistemi di stoccaggio e batterie, ai veicoli elettrici.

Nel World Energy Employment 2025 della Iea si legge nello specifico che i forti investimenti nelle infrastrutture energetiche hanno determinato un aumento del 2,2% dei posti di lavoro nel settore energetico lo scorso anno, quasi il doppio del tasso di crescita dell’occupazione nell'economia globale nel suo complesso. L’occupazione nel settore energetico globale ha raggiunto quota 76 milioni di nel 2024, con un aumento di oltre 5 milioni rispetto al 2019. E, a conti fatti, il settore ha contribuito per il 2,4% alla creazione netta di posti di lavoro nell’economia globale negli ultimi cinque anni, rappresentando i tre quarti della recente crescita occupazionale, ed è ora il più grande datore di lavoro nel settore energetico, superando quello rappresentato dalla fornitura di combustibili.

Il report della Iea sottolinea che il solare fotovoltaico è un motore chiave della crescita, integrato dalla rapida espansione delle assunzioni nel settore delle reti elettriche, dello stoccaggio e infine del nucleare. Anche la crescente elettrificazione di altri settori dell’economia sta ridefinendo le tendenze occupazionali, con un aumento di quasi 800 000 posti di lavoro nella produzione di veicoli elettrici e batterie nel 2024.

I ricercatori che hanno lavorato al report evidenziano che l’occupazione nel settore dei combustibili fossili è rimasta resiliente nel 2024. I posti di lavoro nel settore del carbone hanno registrato una ripresa in India, Cina e Indonesia, spingendo l’occupazione nell’industria carbonifera dell’8% al di sopra dei livelli del 2019, nonostante il forte calo registrato nelle economie avanzate. Anche l’industria petrolifera e del gas ha recuperato la maggior parte dei posti di lavoro persi nel 2020, anche se i prezzi bassi e le incertezze economiche hanno provocato tagli di posti di lavoro nel 2025. Sulla base dei primi dati lavorati dalla Iea, la crescita dell’occupazione nel settore energetico dovrebbe moderarsi all’1,3% nel 2025, riflettendo la persistente tensione sui mercati del lavoro e l'’cuirsi delle tensioni commerciali e geopolitiche che rendono alcune aziende più caute nell'assunzione di personale.

Punto dolente messo in evidenza nel documento: nonostante la recente forte performance del settore energetico nel suo complesso, il rapporto mette in guardia dal crescente deficit di manodopera qualificata. Su 700 aziende, sindacati e istituti di formazione legati al settore energetico che hanno partecipato all’indagine sull’occupazione nel settore energetico condotta dalla Iea, più della metà ha segnalato gravi difficoltà di assunzione che minacciano di rallentare la costruzione di infrastrutture energetiche, ritardare i progetti e aumentare i costi del sistema.

I ruoli tecnici applicati, come elettricisti, installatori di tubature, operai di linea, operatori di impianti e ingegneri nucleari, sono particolarmente scarsi. Queste professioni da sole hanno aggiunto 2,5 milioni di posti di lavoro dal 2019 e ora rappresentano oltre la metà dell'intera forza lavoro globale nel settore energetico, più del doppio della loro quota sull'occupazione totale nell'economia in generale.

Tra l’altro, l’invecchiamento della forza lavoro sta intensificando la pressione, con 2,4 lavoratori del settore energetico nelle economie avanzate che si avvicinano alla pensione per ogni nuovo entrante sotto i 25 anni. Le professioni legate al nucleare e alla rete elettrica devono affrontare alcune delle sfide demografiche più impegnative, con i pensionamenti che superano i nuovi ingressi rispettivamente con un rapporto di 1,7 e 1,4 a 1. Allo stesso tempo, viene sottolieato, l’offerta di lavoratori neoqualificati non riesce a tenere il passo con le esigenze del settore. Per evitare che il divario di competenze si ampli ulteriormente entro il 2030, il numero di nuovi operatori qualificati nel settore energetico a livello globale dovrebbe aumentare del 40%. Il rapporto mostra che ciò richiederebbe un investimento aggiuntivo di 2,6 miliardi di dollari all'anno a livello globale, pari a meno dello 0,1% della spesa mondiale per l’istruzione.

«L’energia è stata uno dei motori più forti e costanti della creazione di posti di lavoro nell'economia globale durante un periodo caratterizzato da significative incertezze», spiega Fatih Birol, direttore esecutivo della Iea. «Ma questo slancio non può essere dato per scontato. La capacità del mondo di costruire le infrastrutture energetiche di cui ha bisogno dipende dalla disponibilità di un numero sufficiente di lavoratori qualificati. I governi, l'industria e gli istituti di formazione devono unirsi per colmare il divario di manodopera e competenze. Se non affrontata, questa carenza potrebbe rallentare i progressi, aumentare i costi e indebolire la sicurezza energetica».

Tra le conclusioni stilate dalla Iea c’è il fatto che le misure politiche possono fare una grande differenza: i principali ostacoli che impediscono alle persone di accedere alla formazione nel settore energetico sono i costi e la scarsa conoscenza dei programmi disponibili. Tra gli strumenti politici efficaci suggeriti dalla Iea ci sono incentivi finanziari mirati per gli studenti, l’ampliamento dei tirocini, un maggiore coinvolgimento del settore privato nella progettazione dei programmi di studio e investimenti nelle strutture di formazione. Anche la riqualificazione all’interno del settore energetico stesso è essenziale, si legge nel report: alcune regioni stanno già affrontando un calo dell’occupazione nel settore dei combustibili fossili, ma una riqualificazione mirata potrebbe aiutare i lavoratori a trasferirsi in altri settori del sistema energetico in crescita.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.