Ispra: in un anno sono aumentati di 68.458 tonnellate. 98mila quelle esportate

Anche in Toscana crescono i rifiuti speciali

Il 34,5% dei quali deriva dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue: anche la green economy produce scarti, che è necessario gestire secondo sostenibilità

[19 Luglio 2017]

I rifiuti speciali rappresentano l’altra faccia della nostra economia: arrivano dalle attività produttive, commerciali e/o di servizi presenti sul territorio, che danno lavoro e Pil producendo al contempo anche scarti che è necessario saper gestire secondo i criteri di sostenibilità e prossimità. Se questi vanno a mancare ne soffrono in primis l’ambiente e la salute dei cittadini ma anche il lavoro e le imprese stesse, che si trovano costrette a rivolgersi altrove – con costi maggiorati – perché gli scarti insiti ogni processo produttivo, per quanto sostenibile, da qualche parte devono pur finire.

Si tratta di un flusso di rifiuti enorme, ben più grande rispetto alla spazzatura che i cittadini producono all’interno delle loro case. In tutta Italia i rifiuti speciali prodotti nel 2015 (anno in cui ad oggi si fermano i dati raccolti dall’Ispra, e appena pubblicati in un report dedicato) ammontano a 136 milioni di tonnellate, oltre 4 volte tutti i rifiuti urbani. Una proporzione dalla quale la Toscana non si allontana: al netto di tutti i problemi legate a incertezze e stime nel settore – denunciati in primis dall’Istituto – nel 2015 sono stati prodotti 2,25 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e 10.064.794 tonnellate di rifiuti speciali (il 7,6% del totale nazionale).

Implicitamente, si nota che questi ultimi sono cresciuti di 68.458 tonnellate rispetto all’anno precedente. Qual è la loro natura? «Il 95,3% (quasi 9,6 milioni di tonnellate) è costituito – spiegano dall’Ispra – da rifiuti non pericolosi e il restante 4,7% (470 mila tonnellate) da rifiuti pericolosi. Le principali tipologie di rifiuti prodotte sono rappresentate dai rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (39,3% della produzione regionale totale) e quelli derivanti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue (34,5%)».

In particolare, il settore delle costruzioni ha prodotto 4.077.495 tonnellate di rifiuti; quello della raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti invece 2.828.015 tonnellate, cui si aggiungono le 36.558 tonnellate derivanti da recupero dei materiali e attività di risanamento, senza dimenticare le 402.200 imputabili alla gestione delle reti fognarie. Dati assai utili per capire come sia davvero difficile immaginare pasti gratis: neanche la green economy sfugge alla legge dell’entropia, e i rifiuti che produce devono essere gestiti con razionalità e sostenibilità.

Certo, anche nella virtuosa toscana il contesto non sempre aiuta. Ne sono una testimonianza il blocco totale (a seguito d’inchiesta) della gestione dei fanghi da depurazione civile in loco, spediti tutti – con elevati costi economici e ambientali – in impianti fuori regione; oppure il grido d’allarme lanciato poche settimane fa da Cispel Confservizi Toscana, l’associazione delle imprese regionali di servizio pubblico, unite nel chiedere una politica industriale più chiara, coerente e forte in fatto di green economy.

Nel dettaglio, come vengono gestiti in Toscana i rifiuti speciali? I dati Ispra illustrano che «nel 2015, la gestione dei rifiuti speciali nella regione Toscana interessa 10,4 milioni di tonnellate, di cui 9,9 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi e oltre 562 mila tonnellate di rifiuti pericolosi». Il recupero di materia riguarda circa 5,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (il 56,3% del totale gestito), mostrando – come già nel contesto nazionale – che le imprese locali sanno fare di necessità virtù, re-immettendo quando possibile gli scarti all’interno dei processi produttivi.

Per il resto, complessivamente sono avviati ad operazioni di smaltimento 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (33,5% del totale gestito): circa 995 mila tonnellate (9,5% del totale gestito) in discarica, mentre altre 2,4 milioni di tonnellate sono sottoposte a trattamento chimico-fisico, trattamento biologico, ricondizionamento preliminare. Circa 31 mila tonnellate (0,3% del totale gestito) sono avviate a incenerimento, e ugualmente residuale è l’utilizzo dei rifiuti speciali censiti come fonte di energia (circa 29 mila tonnellate, lo 0,3% del totale). La messa in riserva  a fine anno prima dell’avvio alle operazioni di recupero ammonta a circa 979 mila tonnellate (9,3% del totale gestito), mentre il deposito preliminare altre 69 mila tonnellate (0,7%).

Non tutti i rifiuti speciali (già sottostimati) riescono però a trovare adeguata gestione sul territorio regionale, con una mancanza di impianti cronica soprattutto sul fronte dei rifiuti pericolosi: «Va rilevato – concludono dall’Ispra – che i rifiuti speciali esportati sono oltre 98 mila tonnellate, di cui 38.899 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 59.610 tonnellate di pericolosi; i rifiuti speciali importati, invece, sono oltre 18 mila tonnellate, di cui 15.275 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 2.952 tonnellate di pericolosi».