Basta mozziconi di sigarette, sono un’emergenza ambientale e sanitaria mondiale

«Ridurre l'inquinamento da plastica significa vietare la vendita di sigarette col filtro»

[28 Ottobre 2019]

La crescente consapevolezza tra l’opinione pubblica del danno arrecato agli ecosistemi dal mancato corretto smaltimento di grandi quantità di plastica ha costretto i governi ad agire. Per esempio, a partire dal 2021, 1l’Unione europea vieterà molti prodotti in plastica monouso, come posate, piatti e cannucce. Ma i professori emeriti May van Schalkwyk, Martin McKee e Thomas Novotny della Faculty of Public Health and Policy, London School of Hygiene and Tropical Medicine (Novotny lavora anche alla San Diego State University School of Public Health).  in un l’articolo/appello – significativamente intitolato “No more butts” – che hanno pubblicato su The Bjm fanno notare che « Tuttavia, queste misure non si estendono a una delle principali fonti di rifiuti di plastica in tutto il mondo che si nasconde in bella vista: il mozzicone di sigaretta».
La maggior parte dei mozziconi di sigaretta è un filtro di plastica non biodegradabile in acetato di cellulosa.  I filtri hanno fatto la loro comparsa per la prima volta negli anni ’50, dopo che emersero le prime preoccupazioni per i danni alla salute causati delle sigarette e si ono stati rapidamente adottati dall’industria del tabacco anche grazie al boom delle materie plastiche avvenuta dopo la Seconda Guerra Mondiale.
I tre scienziati ricordano che «L’industria del tabacco ha descritto i filtri come un modo per rendere più sicure le sigarette assorbendo parte del “catrame” implicato nell’epidemia di cancro ai polmoni. Ora sappiamo che questo argomento sulla sicurezza era un mito, uno dei tanti creati dall’industria del tabacco per vendere sigarette».

«I filtri sono tra le frodi più mortali nella storia della civiltà umana. Sono stati messi sulle sigarette per risparmiare sul costo del tabacco e per ingannare le persone. Non filtrano affatto. Negli Stati Uniti, 400.000 persone all’anno muoiono per le sigarette e quelle sigarette hanno quasi tutti i filtri», scriveva il New York Times Magazine nel 2012

Il chimico Claude Teague, un ricercatore che lavora sui filtri per RJ Reynolds, scoprì che l’alterazione del pH nei filtri a base di acetato di cellulosa produceva scolorimenti all’interno del filtro durante l’uso e scrisse che «La gente che fuma sigarette attribuisce grande importanza all’esame visivo del materiale filtrante nelle sigarette e alla punta del filtro dopo aver fumato le sigarette. Di solito viene effettuato un confronto visivo prima e dopo il fumo e se il materiale della punta del filtro, dopo il fumo, è più scuro, la punta viene automaticamente giudicata efficace. Sebbene l’uso di questo cambio colore del materiale della punta del filtro abbia probabilmente un effetto scarso o nullo sull’effettiva efficienza del materiale, i vantaggi per la pubblicità e la vendita sono evidenti»

Schalkwyk, McKee e Novotny sottolineano che i filtri hanno mostrato una riduzione del catrame quando sono stati testati in dispositivi per fumatori progettati dall’industria ma non quando sono state fumate davvero da esseri umani: l’industrio lo ha capito subito e a ha spostato l’attenzione del suo lavoro dal tentativo di trovare un filtro che per ridurre le tossine a quello di come utilizzare i filtri per sostenere la l narrazione del suo marketing, usando termini fuorvianti come “light”, “basso contenuto di catrame”, e “naturale”. Termini che sono ormai vietati in molti Paesi, «quindi sembra logico fare il passo successivo per contrastare i loro messaggi: un divieto sui filtri che ora sappiamo essere inefficaci».

L’industria del tabacco ha fatto di tutto per evitare tutto ciò che mette le sigarette in cattiva luce, anche distogliendo l’attenzione dall’inquinamento causato dai mozziconi, comprese campagne anti-rifiuti. «Anche se il filtro in acetato di cellulosa è il singolo rifiuto più comunemente raccolto a livello globale – si legge nell’articolo – l’industria è riuscita in gran parte a evitare l’indignazione pubblica espressa verso i rifiuti di plastica prodotti, ad esempio da McDonald’s e Starbucks. A differenza dei produttori di altri prodotti di scarto post-consumo inquinanti, come i frigoriferi contenenti fluorocarburi, non è mai stata ritenuta responsabile per il costo dei rifiuti che produce»

E la preoccupazione per i rifiuti in plastica delle sigarette è esclusa dall’agenda internazionale sul controllo del tabacco, «anche se è ormai ampiamente riconosciuto che il filtro in acetato di cellulosa è semplicemente uno strumento di marketing che non ha alcun beneficio per la salute e che i filtri aumentano il fascino delle sigarette tra gli adolescenti. Le malattie non trasmissibili, con il fumo come importante fattore di rischio, e il degrado ambientale sono ora entrambi all’ordine del giorno dell’agenda politica globale. Tuttavia, le discussioni su come rispondere si svolgono in gran parte in ambiti separati. Possono unificarsi per affrontare un problema che si trova all’interfaccia tra queste preoccupazioni?»

Schalkwyk, McKee e Novotny sono consapevoli che «Il divieto di vendere filtri per sigarette in plastica monouso verrebbe respinto con veemenza dall’industria del tabacco in quanto sfida l’inganno che ha perpetuato nella commercializzazione delle sigarette fabbricate. Tuttavia, le analisi di fondo che hanno informato la Direttiva Ue sulle materie plastiche monouso suggeriscono che un divieto era fattibile, anche se il testo finale richiedeva solo che l’industria “aiutasse a coprire i costi di gestione e pulizia dei rifiuti, raccolta di dati [e] misure di sensibilizzazione”. Non è chiaro perché i filtri non siano stati inclusi nel divieto di materie plastiche monouso. Tuttavia, come si è visto con la Direttiva UE sui prodotti del tabacco, l’industria organizza attività di lobbying su vasta scala per distogliere l’attenzione dai suoi prodotti dannosi. L’esclusione dei filtri dalla direttiva sulle materie plastiche sembra un’occasione mancata, soprattutto perché l’analisi di fondo ha affermato che l’intenzione di vietare qualsiasi filtro non sarebbe quella di ridurre il consumo di sigarette. Tuttavia, i paesi dell’UE si sono impegnati a garantire la “salute in tutte le politiche” e tale divieto sarebbe anche coerente con gli obblighi nazionali dell’Ue previsti dalla Framework Convention on Tobacco Control, il primo trattato internazionale sulla salute al mondo».

E nel mondo il tabacco resta una delle principali cause di morte e disabilità e i tre scienziati concludono: «Proprio come la minaccia del riscaldamento globale, persisterà fino a quando le nazioni non attueranno interventi innovativi. Sono necessarie nuove e coraggiose azioni per modellare quelle che sono aspirativamente descritte come strategie di controllo del tabacco “endgame”. Prima, molti dubitavano che fossero possibili bar, pub e aerei smoke-free. L’idea che un pacchetto di sigarette fosse circondato da un packaging con semplici avvisi di pericolo sembrava impensabile. Potrebbe essere il momento per un simile approccio radicale che rafforzi i legami tra l’ambiente e le comunità della salute per il bene planetario comune. Se non riusciremo a ridurre ogni anno i trilioni di mozziconi che si vanno ad aggiungere al carico mondiale di rifiuti, mineremo i nostri sforzi per frenare i rifiuti di plastica globali e perderemo l’opportunità di contribuire a porre fine all’epidemia globale del tabacco».