Beirut affoga nei rifiuti. Blocco stradale contro la nuova discarica di Jiyeh

Corruzione e affarismo politico dietro la "gestione" della spazzatura in Libano

[27 Luglio 2015]

La spazzatura a Beirut non viene raccolta dal 17 luglio, dopo la chiusura della discarica di  Naamé, dove venivano conferite  2 800 tonnellate di rifiuti al giorno, e la fine del contratto con la Sukleen, l’impresa che da 18 anni gestiva in regime di monopolio la raccolta dei rifiuti nella capitale libanese, nelle periferie e nella regione del Mont-Liban,

Sembra un paesaggio urbano già visto nelle nostre città (ma comune in molti Paesi arabi e africani): la spazzatura si accumula nelle strade e produce un odore nauseabondo che ormai avvolge tutta la città, provocando problemi anche al traffico automobilistico.

Il governo libanese aveva deciso di realizzare una discarica pubblica a Jiyeh, ma I camion della spazzatura che si sono diretti verso sud, lungo la strada che collega Beirut e Jiyeh, sono stati bloccati già a 10 km dalla capitale dagli abitanti inferociti.

Gli abitanti di Jiyeh e dei Comuni vicini sono contrari al progetto della discarica ed avevano già cominciato ad organizzare il blocco stradale nella notte, appena avevano saputo che i primi camion stavano per partire da Beirut. Intanto a Beirut si teme che la crisi dei rifiuti si trasformi in un’emergenza sanitaria a causa del traffico e chi vende mascherine sta facendo affari d’oro.

Il governo libanese ha assicurato che farà tutto il possibile per risolvere il problema della gestione dei rifiuti – che non era certo eccelsa – e per ripulire Beirut, ma la spazzatura è diventata un problema di vita quotidiana addirittura più pressante della guerra in Siria e delle decine di migliaia di profughi siriani ospitati dal piccolo Paese arabo.

Intanto per le strade di Beirut si accumulano 450 tonnellate di rifiuti al giorno e la collera dei cittadini si sfoga con un’ironia feroce su social network, dove l’immagine dal  cedro del Libano che campeggia sulla bandiera nazionale sparisce dietro una montagna di rifiuti

Una delle domande che si fanno in molti è se la Sukleen, di proprietà del gruppo  Averda,  con forti agganci politici con ambienti vicinissimi all’influente famiglia di Saaad Hariri, premier del Libano dal 2009 al 2011, riuscirà ad ottenere di nuovo l’appalto per la raccolta della spazzatura e diversi politici accusano la società di fare pressioni per conservare il suo lungo e lucroso monopolio che gli fruttava ben 140 euro a tonnellata, grazie ad un contratto del quale non si conoscono molti particolari.

Jad Chaaban, dell’università Americana di Beirut, spiega su Le Monde che in Libano «Troppi protagonisti istituzionali sono legati alla gestione dei rifiuti e si passano la palla della responsabilità. D’altronde non c’è nessun incentivo a diminuire la produzione di rifiuti, condizione per ridurre i costi. Bisogna smetterla di favorire la discarica».

Associazioni come il Mouvement écologique libanais, chiedono il decentramento e politiche per ridurre alla fonte la produzione di rifiuti. Ma il governo non ascolta nessuno e il ministro dell’ambiente aveva addirittura proposto una ricetta molto “italiana”.  esportare i rifiuti in Africa o in Europa, che sarebbe  meno costoso dello smaltimento in discariche come Naamé. Fortunatamente non se n’è fatto niente.