Calcolata la dimensione dei rifiuti di plastica che può mangiare ogni animale

Uno studio su 2.000 specie animali, dalle larve di pesce alla megattera

[30 Marzo 2020]

Un team di scienziati del Water research institute e della School of mathematics dell’università di Cardiff ha, per la prima volta, sviluppato un modo per prevedere le dimensioni delle materie plastiche che i diversi animali sono in grado di ingerire e lo illustra nello studio “Estimating the size distribution of plastics ingested by animals” pubblicato su Nature Communications.

I ricercatori gallesi hanno esaminato il contenuto intestinale di oltre 2.000 animali, riuscendo così a creare una semplice equazione per prevedere quale sia la dimensione di un oggetto di plastica che un animale può mangiare, in base alla lunghezza del suo corpo e dicono che «La lunghezza di un animale può essere utilizzata per stimare il pezzo più grande di plastica che può mangiare che è circa il 5% (un ventesimo) delle dimensioni dell’animale».

Secondo il team di ricerca dell’università di Cardiff, «Man mano che il problema dell’inquinamento da plastica si intensifica, è fondamentale poter valutare rapidamente il rischio della plastica per le diverse specie in tutto il mondo. Questo lavoro potrebbe anche aiutare gli scienziati a misurare il rischio di inquinamento da plastica per gli ecosistemi e le forniture alimentari e, in definitiva, il rischio per la salute umana».

Il team di scienziati ha trovato materie plastiche ingerite da mammiferi marini e d’acqua dolce, rettili, pesci e invertebrati, che vanno dalle larve di pesce lunghe 9 millimetri a una megattera lunga 10 metri e durante la loro ricerca hanno scoperto alcuni esempi scioccanti dell’entità dell’inquinamento da plastica, inclusi tubi flessibili e vasi di fiori in un capodoglio, sacchetti di plastica per banane all’interno di tartarughe verdi e una cartuccia per un fucile da caccia in un mesoplodonte di True.

Secondo i ricercatori, «Pr poter prevedere rischi più ampi ,sono necessari ulteriori lavori per esaminare come e dove gli animali terrestri mangiano plastica».

Il principale autore dello studio, Ifan Jâms del Water research institute della Cardiff University sottolinea: «Sappiamo ancora molto poco sul modo in cui la maggior parte degli animali si nutre in natura, quindi è difficile capire quanta plastica possano mangiare. Queste informazioni ci danno il modo per poter iniziare a misurare l’entità del problema dell’inquinamento da plastica. Speriamo che questo studio ponga le basi per includere l'”ingestibilità” della plastica nelle valutazioni globali del rischio. Speriamo anche che questo lavoro incoraggi valutazioni più sofisticate della quantità di plastica che potrebbe spostarsi negli ecosistemi globali e nelle forniture alimentari».

La leader del progetto di ricerca. Isabelle Durance, anche lei del Water research institute, conclude: «Tutti noi abbiamo visto immagini angoscianti, spesso strazianti, di animali colpiti dalla plastica, ma molte altre interazioni tra animali e plastica non sono mai state osservate. Questo studio ci offre un nuovo modo di visualizzare quei tanti, molti, eventi invisibili. Sebbene comprendiamo sempre di più dove sono le concentrazioni di plastica più elevate negli ecosistemi acquatici del mondo, è solo attraverso un lavoro del genere che possiamo sapere quali animali potrebbero essere in pericolo per l’ingestione. Attraverso questo lavoro, possiamo anche iniziare a capire quanta plastica sta entrando nelle reti alimentari globali o negli alimenti umani, ad esempio, perché conosciamo le dimensioni generali della plastica che possono essere assorbite dallo zooplancton o dai pesci. Riconosciamo che la nostra ricerca è parte di sforzi più ampi e c’è ancora molto lavoro da fare per quantificare i rischi derivanti dai piccoli frammenti di plastica o per capire i danni causati dall’ingestione di plastica, ma speriamo che questo lavoro aiuti il ​​mondo ad affrontare il suo problema della plastica in crescita».