Da rifiuto a risorsa: posidonia spiaggiata e sedimenti dei fondali diventano “compost”

Un progetto del Cnr-Iret di Pisa per realizzare substrati di crescita per le piante dei vivai

[14 Giugno 2019]

Dopo due anni di attività, sta giungendo alla conclusione Il progetto di ricerca “Posidonia oceanica e sedimenti per la produzione di substrati per la vivaistica”, finanziato dalla Fondazione Caript, dall’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret) e dall’Azienda agricola Zelari Company di Pieve a Nievole (PT). La Posidonia oceanica è una pianta marina molto comune nel Mar Mediterraneo che si spiaggia regolarmente sulle coste e la sua rimozione e la gestione dei residui  nelle aree turistiche e portuali rappresentano un bel problema per le autorità locali, visto che sono trattate come enormi quantità di rifiuti da smaltire.

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) – che proprio sulla Posidonia oceanica partecipa al  Progetto Life Seposso – spiega che «Lo scopo principale del progetto è dimostrare come sia possibile recuperare materiali considerati rifiuti, quali ad esempio sedimenti di dragaggio e residui di piante marine spiaggiate, e riqualificarli come substrati di crescita alternativi alla torba per la produzione vivaistica. Uno dei problemi fondamentali, a grande impatto ambientale ed economico, degli ultimi decenni, è quello del dragaggio dei fondali dei bacini marini, lacustri e fluviali, necessario per mantenere le profondità navigabili di darsene o canali portuali e per la protezione dell’uomo e dell’ambiente dai rischi di alluvioni».

Grazia Masciandaro, responsabile scientifico del progetto per Cnr-Iret, sottolinea che «Solo in Europa, si stima che ogni anno siano dragati circa 150 milioni di metri cubi. La gestione sostenibile di questi sedimenti e di altre matrici di scarto e la loro valorizzazione in termini di applicazione del concetto di economia circolare è un tema su cui si sta discutendo a livello europeo. Il concetto di sostenibilità e di economia circolare deve essere quindi applicato anche ad altre matrici di scarto, come ad esempio i residui di Posidonia oceanica, che ritroviamo sulle nostre coste».

La soluzione potrebbe essere trovata all’interno di un problema. Come fanno notare all’Arpat: «La domanda di substrati commerciali a base di torba, risorsa non rinnovabile, è in continua crescita, ma la sua disponibilità sta diminuendo drasticamente, incidendo sempre di più sui costi di produzione dei vivaisti, senza considerare il danno ambientale». E la Masciandaro. Aggiunge: «E’ necessario identificare delle alternative alla torba, puntando soprattutto sull’utilizzo di materiali rinnovabili, disponibili localmente e a basso costo»

Per questo sono state testati all’Azienda agricola Zelari Company «diversi substrati di crescita a base di compost, derivante dal compostaggio di residui di Posidonia oceanica, e sedimenti decontaminati tramite tecnologie ecosostenibili, per la produzione di piante ornamentali arbustive, quali Photinia x fraserii, Viburnum tinus e Eleagnus macrophylla. Le performance delle piante cresciute sui substrati alternativi e le caratteristiche dei substrati stessi sono state valutate tramite un protocollo di monitoraggio dai ricercatori del Cnr. Le piante cresciute sui substrati alternativi sono comparabili in termini di qualità a piante di controllo cresciute su substrato tradizionale a base di torba».

La Masciandaro  conclude: «Questo progetto è un esempio di come sia possibile applicare tecnologie di recupero sostenibili a diversi materiali di scarto per ottenere delle materie prime seconde da reimpiegare in altri contesti produttivi come il vivaismo».