Già fallito il progetto Ocean Cleanup per ripulire il Great Pacific Garbage Patch?

Ocean Cleanup dovrà riprogettare completamente le barriere galleggianti System 001

[10 Dicembre 2018]

Greenreport.it è sempre stato tra coloro che hanno espresso seri dubbi sulla reale efficacia del progetto Ocean Cleanup del giovane inventore olandese Boyan Slat, altri hanno fatto notare che era difficile mettere in atto un sistema stabile in un Oceano tempestoso come il Pacifico e altri ancora avevano sottolineato il possibile impatto di barriere galleggianti messe proprio sulle rotte migratorie di alcune specie di balene… ma il progetto, grazie a un’efficacissima campagna di marketing, è stato letteralmente sommerso dai finanziamenti.

Ora Elizabeth Way scrive su USA Today che l’ONG olandese che si batte contro l’inquinamento da plastica degli oceani è in grosse difficoltà:  «Due mesi dopo il lancio del loro imponente dispositivo di raccolta rifiuti nel mezzo dell’Oceano Pacifico, dopo aver scoperto alcuni problemi, stanno rinnovando il progetto su cui hanno lavorato per anni».

Il chief operations officer  di Ocean Cleanup, Lonneke Holierhoek, ha ammesso che «Il viaggio verso un oceano pulito non è certamente facile» e in un post pubblicato sul suo blog a novembre, Slat, diventato nel frattempo amministratore delegato di Ocean Cleanup, ha scritto che il dispiegato  del dispositivo a ottobre nel Great Pacific Garbage Patch a ottobre era in gran parte un’iniziativa propagandistica.

Il Great Pacific Garbage Patch o Pacific Trash Vortex è  certamente la più nota delle aree oceaniche del mondo dove si accumulano macro e micro-plastiche e che nell’immaginario collettivo creano “isole di plastica” che in realtà sono vortici dove, grazie alle correnti e a particolari condizioni meteorologiche si creano lenti vortici di acqua infestata da una “zuppa” di plastica che muta la composizione della biodiversità marina e rilascia sostanze chimiche in mare.

Il sistema passivo creato da The Ocean Cleanup è formato da una serie di barriere galleggianti collegate tra loro che formano un gigantesco ferro di cavallo sulla superficie dell’oceano. I rifiuti marini avrebbero dovuto essere bloccati da una “gonna” profonda circa 3 metri che pende nell’acqua dai “bracci” galleggianti. Quello che prevedevano Boyan Slat e il suo staff era che l’azione delle correnti e delle onde spingesse i rifiuti nel centro del sistema di raccolta, mentre i minuscoli pezzi di plastica galleggiante venivano catturati dalla barriera.

Ora Slat ammette quel che molti temevano: il sistema trattiene solo «per un tempo relativamente breve» la plastica galleggiante che invece avrebbe dovuto accumulare e raccogliere.

Il sistema galleggiante l’8 settembre era stato rimorchiato al Golden Gate Bridge di San Francisco per poi dirigersi verso la sua destinazione, La Way scrive che «Dopo due settimane e mezzo di test a circa 800 miglia dalla costa, è stato rimorchiato fino al suo punto finale nel bel mezzo del Great Pacific Garbage Patch a metà strada tra la California e le Hawaii. Lì, la pulizia non è andata esattamente come previsto».

L’idea era che il dispositivo, che l’ONG di Slat chiama System 001, sarebbe stato spinto dal vento e dalle onde in maniera leggermente più veloce della plastica galleggiante, così la spazzatura si sarebbe concentrata all’interno della barriera galleggiante, dove successivamente avrebbe potuto essere raccolta e portata a riva per avviarla al riciclaggio.

Ma USA Today rivela che «Sfortunatamente, il sistema a volte si muove troppo lentamente per poter mantenere la plastica all’interno del dispositivo a forma di U, permettendogli di fluttuare di nuovo. A volte la plastica si sposta anche più velocemente di System 001, superandolo facilmente».

Da quando è diventato evidente che il sistema non funzionava, gli ingegneri e gli scienziati di The Ocean Cleanup  hanno tentato di apportare  varie correzioni attraverso computer models ma, come si aspettavano fin dall’inizio, non esiste nessun metodo alternativo conosciuto.  Holierhoek spiega: «Durante il processo di progettazione e ingegnerizzazione ci sono stati molti momenti in cui abbiamo detto:” Questo presupposto è corretto? Possiamo testarlo? Come possiamo verificarlo? ” Probabilmente abbiamo terminato con circa 50 ipotesi che abbiamo deciso di non poter verificare da nessun’altra parte che sul campo».

Il team di Ocean Cleanup non è esattamente sicuro del perché le cose non funzionino, ma , hanno alcune teorie: una è che la forza del vento faccia oscillare avanti e indietro le estremità del tubone c galleggiante come se fossero la pinna di un  pesce, imprimendo al sistema un moto che potrebbe neutralizzare la spinta del vento e rallentare il dispositivo, Sul suo sito Slat scrive che «E’ anche possibile che le vibrazioni alle estremità della forma a U possano creare un tipo di campo a forza ad ondulazione che allontana la plastica fin dal momento in cui si avvicina alla bocca del sistema».

Mentre la nave principale è in porto in attesa di rifare rotta verso il Great Pacific Garbage Patch, un equipaggio di 6 persone è rimasto a sorvegliare il System 001  su una nave appoggio. Holierhoek spiega che «Videocamere e altri strumenti di telemetria posti sul  dispositivo stesso consentono di effettuare gran parte del monitoraggio dall’Olanda».

Il System 001 è il primo di 60 dispositivi che Ocean Cleanup spera di utilizzare per ripulire gli oceani dai rifiuti di plastica, ma Slat ammette che il prototipo «deve funzionare prima che possiamo metterlo in atto, quindi non c’è tempo da perdere».