Scoraggiante anche la situazione sulle coste dell’Emilia-Romagna: 686 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia secondo l’indagine Beach litter di Legambiente

I pescatori di Porto Garibaldi pescano 3 tonnellate di rifiuti

I risultati del fishing for litter del progetto "Zero Plastica in Mare”: plastica al top con picchi giornalieri anche del 98% sul totale dei materiali

[20 Luglio 2020]

In sei mesi di monitoraggio, dal 30 settembre 2019 al 4 luglio 2020, con una pausa tra marzo e maggio a causa del lockdown dovuto alla pandemia Covid 19, i pescatori della cooperativa Piccola Grande Pesca di Porto Garibaldi hanno tirato su nelle loro reti quasi 3 tonnellate di rifiuti, per il 96% di plastica..

Si tratta dei dati dell’iniziativa Fishing for litter – una tra le diverse attività del progetto “Zero Plastica in mare” promosso da BNL Gruppo BNP Paribas in partnership con Legambiente  – presentati oggi, in occasione della tappa di Goletta Verde in Emilia-Romagna. Un progetto che ha visto impegnati 15 volontari di Legambiente insieme a 46 pescherecci della cooperativa Piccola Grande Pesca, con la collaborazione della società Clara spa, della Capitaneria di porto di Porto Garibaldi e del Comune di Comacchio.

Legambiente spiega che «In mare, sono stati recuperati per l’esattezza 2958,2 kg di rifiuti, pari a 18075 unità, la cui origine è da attribuire principalmente alle attività produttive di pesca e acquacoltura (76%), come calze per mitili, nasse, reti, cime, boe e altri attrezzi per la pesca. Mentre il 20% deriva, invece, dalla cattiva gestione dei rifiuti urbani che si riversano in mare e il 4% da fonti non identificabili. Il monitoraggio è stato utile a verificare, anche, la tendenza stagionale della presenza dei rifiuti».

Andrea Mantovani, di Legambiente Delta del Po, sottolinea che «Rispetto ad esperienze precedenti di fishing for litter a Porto Garibaldi, si conferma un deciso incremento della componente plastica, con picchi dei “pesca” giornalieri anche del 98%, attribuibile alle attività produttive di pesca e acquacoltura nei mesi autunnali e all’intensificarsi delle mareggiate che smuovono questi rifiuti dal fondale tali rifiuti. In particolare, le calze per l’allevamento dei mitili finiscono sul fondale piene e, dopo essersi svuotate, risalgono verso la superficie smosse dalle correnti».

L’obiettivo del progetto “Zero Plastica in mare” di BNL Gruppo BNP Paribas e Legambiente, è quello di «liberare mare e fiumi da almeno 15 tonnellate di plastica, l’equivalente di oltre 340mila bottiglie e contenitori, e contribuire così a contrastare il marine litter, una delle principali emergenze ambientali degli ultimi anni».

Il progetto, che terminerà nell’estate 2021, prevede anche attività di citizen science, di pulizia, volontariato ambientale lungo 4 fiumi (in Lombardia, Lazio, Campania e Friuli Venezia Giulia) e il Fishing for Litter in 3 porti di Lazio, Campania e Marche, oltre a quanto già avviato a Porto Garibaldi.  L’iniziativa prevede un’ulteriore azione specifica di raccolta e riciclo legati alla dispersione di retine utilizzate negli allevamenti di mitili in mare, uno dei rifiuti più comuni nell’alto Adriatico ed un monitoraggio scientifico delle microplastiche nei 4 fiumi scelti dal progetto.

Per quanto riguarda invece i rifiuti presenti sulle spiagge, la recente indagine Beach Litter in Emilia Romagna di Legambiente restituisce un quadro piuttosto scoraggiante: «In Emilia Romagna, il censimento ha preso in esame tre siti, dov’è stata riscontrata la presenza di 687 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia lineare. Di questi, il 91% è costituito, ancora una volta, dalla plastica. In cima alla top ten dei rifiuti maggiormente rinvenuti si registrano frammenti di plastiche, mozziconi di sigaretta, polistirolo e cotton fioc. Rispetto ai rifiuti contemplati all’interno della Single Use Plastic Directive, questi costituiscono il 49% sul totale dei ritrovamenti sulle spiagge dell’Emilia-Romagna ritrovando ancora cotton fioc e food packaging. A dimostrazione della necessità di recepire al più presto la direttiva europea per la tutela dei nostri mari».

Lorenzo Frattini, di Legambiente Emilia-Romagna, evidenzia che «I rifiuti spiaggiati sono l’indice del livello di inquinamento dei nostri mari, con la consapevolezza purtroppo che rappresentano solo della punta di un iceberg rispetto alla quantità di materiale presente effettivamente nei fondali. Una piccola parte su cui però, lavorando assieme, si può fare la differenza».

Per questo, sul fronte normativo, Legambiente ribadisce con forza la necessità che «L’Italia recepisca al più presto la direttiva Ue sulla plastica monouso, non proroghi più la plastic tax e chiede che il Senato approvi subito la legge SalvaMare, bloccata da oltre un anno. Molti dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge riguarda proprio i prodotti al centro della direttiva europea sulla plastica monouso: anche alla luce di questi risultati l’Italia deve recepirla prima della scadenza del luglio 2021. La legge SalvaMare consentirebbe, invece, ai pescatori di riportare a terra i rifiuti pescati accidentalmente: il disegno di legge, approvato a ottobre alla Camera, è completamente fermo al Senato, in Commissione ambiente, sottraendo tempo prezioso al recupero dei rifiuti affondati, il 70% di quelli che finiscono in mare, con danni alla biodiversità e all’economia della pesca».