Legambiente: «Roma mai stata così piena di rifiuti, ogni cassonetto è una discarica»

«L’azione dell’amministrazione è chiaramente insufficiente visto che non sta accadendo niente perché si possa pensare a un miglioramento futuro»

[11 Gennaio 2019]

Neanche il rogo che a inizio dicembre scorso ha interessato il Tmb di via Salaria ha dato il via all’auspicata rivoluzione nella gestione dei rifiuti che Roma produce ogni giorno, peggiorando semmai ulteriormente – com’era del resto prevedibile – il contesto locale. Come documenta Legambiente Lazio con la fine delle festività a Roma è terminato anche il picco di produzione giornaliera dei rifiuti ma continuano a esserci discariche ovunque, intorno ad ogni cassonetto, su marciapiedi, strade, aiuole in una città in condizioni igieniche e ambientali pessime.

«Roma non è mai stata così piena di rifiuti, ogni cassonetto è diventato una discarica e l’azione dell’amministrazione è chiaramente insufficiente visto che non sta accadendo niente perché si possa pensare a un miglioramento futuro – dichiara Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – non c’è alcun aumento della differenziata e della diffusione del porta a porta, se non su cifre irrisorie e inutili per cambiare rotta».

Secondo dati pubblicati dal Comune di Roma, la percentuale di raccolta differenziata della capitale, in cifre complessive del primo semestre 2018, è ancora ferma al 44,3%, identico dato del 2017. Ed è ferma anche la diffusione della raccolta porta a porta che nel primo semestre 2018 raggiunge il 33% delle utenze, stesso dato del 2017 e del 2016. Ma ben più critico per la gestione della perenne emergenza rifiuti è la strutturale carenza degli impianti necessari a trattarli sul territorio, contando che anche quando era attivo il Tmb di via Salaria (dati Ispra 2017), solo da quell’impianto sono partite circa 51 mila tonnellate di “rifiuti urbani indifferenziati” con destinazione Austria.

Quali impianti sarebbero dunque necessari? Se la sindaca Raggi parla di un non meglio precisato «impianto di riciclo creativo» da costruire al posto del Tmb di via Salaria, in realtà occorrono impianti industriali adeguati e interventi lungo tutta la filiera (dalla selezione all’avvio al riciclo, dal recupero energetico allo smaltimento). La più recente analisi di Fise Assoambiente basata sul  “Rapporto rifiuti urbani 2018” di Ispra individua vari punti critici: «Mancanza di impianti sufficienti per il trattamento della frazione organica, di termovalorizzatori, di discariche, bassa efficienza dei Tmb, bassa raccolta differenziata, forte vulnerabilità e fragilità del sistema (dipendenza da altri impianti e da intermediari)».

«Immaginando che Roma sia in grado di riciclare nel 2035 il 65% dei rifiuti, come chiede la Direttiva sui rifiuti del Pacchetto sull’ economia circolare, andranno colmati – argomenta l’associazione – almeno 30 punti in più di raccolta differenziata, per raggiungere il 75%, visto che non tutto quello che si raccoglie in modo differenziato può essere riciclato. Un obiettivo oggi ancora molto lontano. Inoltre, per il restante 35% (inclusi gli scarti della raccolta differenziata) e per il trattamento della frazione umida serviranno i seguenti impianti: 4/5 impianti di digestione anaerobica per la frazione umida (capacità media pari a 100.000 ton ciascuno ); 1 termovalorizzatore per almeno 600.000 ton (più o meno come Acerra); 1 discarica di servizio a Roma o nel Lazio; solo così  si potrà arginare il “turismo dei rifiuti”».