L'Italia è la peggiore dopo l'Egitto. Ma come plastica pro capite in mare il Montenegro batte tutti

Mare plasticum: ogni anno finiscono nel Mediterraneo più di 200.000 tonnellate di plastica

Rapporto Iucn: colpa della cattiva gestione dei rifiuti. Sui nostri fondali si sono già accumulate più di un milione di tonnellate di plastica

[4 Novembre 2020]

Secondo il rapporto The Mediterranean: Mare plasticum, pubblicato dall’ International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (Iucn) e sostenuto dalla Fondazione Mava, ogni anno nel Mar Mediterraneo vengono scaricate circa 229.000 tonnellate di rifiuti di plastica, l’equivalente di oltre 500 container al giorno, «principalmente a causa della cattiva gestione dei rifiuti» e «Senza un intervento significativo, questo inquinamento continuerà a peggiorare, raddoppiando per raggiungere le 500.000 tonnellate entro il 2040».

Lo studio è stato realizzato da Julien Boucher dell’ HES-SO Haute école spécialisée de Suisse occidentale e Guillaume Billard di Shaping Environmental Action, si basa su una raccolta di dati provenienti da vari studi sul campo e, utilizzando l’ IUCN marine plastic footprint methodology, valuta flussi di rifiuti di plastica provenienti da 33 Paesi del bacino del Mediterraneo.  Ne è e venuto fuori che «Le macroplastiche derivanti da rifiuti gestiti in modo inadeguato rappresentano il 94% del totale delle imissioni di plastica accumulate. Una volta in mare, la plastica si deposita principalmente nei sedimenti sotto forma di microplastiche (particelle inferiori a 5 mm)». Il rapporto stima che nel Mar Mediterraneo si già siano accumulate «più di un milione di tonnellate di plastica».

Commentando il rapporto, Minna Epps, direttore dell’Iucn World Marine and Polar Program ha ricordato che «L’inquinamento da plastica è una fonte di danni a lungo termine per gli ecosistemi terrestri e marini e per la biodiversità. Non solo per gli animali marini che possono rimanere impigliati o ingoiare rifiuti di plastica e finire per morire di stanchezza e fame, ma questa contaminazione rilascia  anche sostanze chimiche nocive nell’ambiente, come ammorbidenti o ritardanti di fiamma pericolosi sia per gli ecosistemi che per la salute umana. Un problema particolarmente critico in un mare semichiuso come il Mediterraneo. Come chiarisce questo rapporto, le misure attuali e pianificate non sono sufficienti per ridurre gli scarichi di plastica e prevenire questi impatti».

Secondo il rapporto, l’Egitto con circa 74.000 tonnellate/anno, l’Italia con 34.000 tonnellate/anno e la Turchia con 24.000 tonnellate/anno) sono i paesi con i più alti livelli di dispersione di plastica nel Mediterraneo, soprattutto «a causa delle quantità di rifiuti mal gestite e della densità delle popolazioni costiere». Ma, a livello pro capite  il peggiore è il Montenegro (8 kg/anno/persona), seguito  da Albania, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord (ciascuno con 3 kg/anno/persona) che hanno i tassi di scarico più elevati.

Per le microplastiche primarie, cioè quelle che si mescolano con le acque oceaniche sotto forma di piccole particelle, e non come degrado dai macro-rifiuti, il rilascio di plastica nel Mediterraneo è stimato a 13.000 tonnellate/anno. La fonte di questo tipo di contaminazione è la polvere degli pneumatici è (53%), seguita dai tessuti (33%), dalle microsfere nei cosmetici (12%) e dai pellet (2%).

Sulla base delle proiezioni di un aumento annuo della produzione globale di plastica del 4%, il rapporto presenta diversi scenari di accumulo di rifiuti e valuta le azioni chiave che potrebbero contribuire a ridurre i flussi di plastica nel Mediterraneo nei prossimi 20 anni. Con uno scenario business as usual, l’inquinamento da plastica  dovrebbe aumentare a 500.000 tonnellate all’anno entro il 2040 e il rapporto sottolinea che <Saranno necessarie misure ambiziose, che vanno oltre gli impegni attuali, per ridurre l’afflusso di plastica in mare». In questo contesto, Antonio Troya, direttore dell’Iucn Centre for Mediterranean Cooperation, evidenzia che «I governi, il settore privato, gli istituti di ricerca e altre industrie e consumatori devono collaborare per ripensare le catene di approvvigionamento e i processi, investire nell’innovazione e adottare modelli di consumo sostenibili e pratiche migliori. gestione dei rifiuti per fermare il flusso di contaminazione da plastica».

Secondo il rapporto, «Migliorare la gestione dei rifiuti, a partire dalla loro raccolta, è il fattore chiave per ridurre i rilasci di plastica nel tempo» e sottolinea che «Ogni anno potrebbero essere evitate più di 50.000 tonnellate di emissioni di plastica nel Mediterraneo se la gestione dei rifiuti fosse migliorata secondo gli standard delle buone pratiche globali nelle prime 100 città che contribuiscono all’inquinamento».

Inoltre, il rapporto rileva che «I divieti per alcuni tipi di plastica possono essere misure efficaci se attuati ampiamente: ad esempio, un divieto globale sui sacchetti di plastica nel bacino del Mediterraneo ha il potenziale per ridurre ulteriormente i rilasci di plastica. di circa 50.000 tonnellate all’anno».