Orrore e squallore: gli uomini invisibili che ripuliscono le fogne a mani nude

Onu: affrontare urgentemente la difficile situazione di questi lavoratori nei Paesi in via di sviluppo. I loro diritti, salute e dignità sono a rischio

[14 Novembre 2019]

In occasione del World Toilet Day che si celebra il 19 novembre, l’organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha evidenziato una realtà sconosciuta nel ricco occidente: i pericoli che corrono nei Paesi in via di sviluppo i milioni di persone che puliscono servizi igienici, fognature e fosse settiche, sottolineando il fatto che «mentre questi lavoratori svolgono un servizio pubblico essenziale, la loro salute è compromessa e vengono spesso evitati».

Si treatta di milioni di persone che nei Paesi in via di sviluppo sono costretti a lavorare in condizioni che mettono in pericolo la loro vita e violano la loro dignità e diritti umani,

L’Oms ricorda che «I lavoratori delle strutture igienico-sanitarie forniscono un servizio pubblico essenziale che è la chiave per la tutela della salute umana. Sono spesso i più emarginati, poveri e discriminati nei confronti degli altri membri della società e svolgono il loro lavoro senza attrezzature, protezione o diritti legali».

Maria Neira, direttrice del Dipartimento sanità pubblica e ambiente dell’Oms ricorda che «Un principio fondamentale per la salute è ” prima non fare danni “. I lavoratori delle strutture igienico-sanitarie danno un contributo chiave alla salute pubblica in tutto il mondo, ma in tal modo mettono a rischio la propria salute. Questo è inaccettabile. Dobbiamo migliorare le condizioni di lavoro per queste persone e dare più forza ai lavoratori dei servizi igienico-sanitari, in modo da poter raggiungere gli obiettivi globali in materia di acqua e servizi igienico-sanitari».

International Labour Organization (ILO), Banca Mondiale, Oms e WaterAid hanno presentato insieme Il rapporto “Health, Safety and Dignity of Sanitation Workers – An Initial Assessment” che si basa sulla difficile situazione di questi lavoratori in Bangladesh, Bolivia, Burkina Faso, Haiti, India, Kenya, Senegal, Sudafrica e Uganda e rivela al mondo «le loro condizioni di lavoro disumanizzanti e spingere per un cambiamento». Si tratta del più ampio studio globale sull’argomento mai pubblicato finora e fa parte di un corpus crescente di ricerche, indagini e linee guida sui servizi igienico-sanitari.

L’Oms sottolinea che «La scarsa igiene causa fino a 43.2000 decessi diarroici all’anno ed è collegata alla trasmissione di altre malattie come colera, dissenteria, tifo, epatite A e poliomielite. Gli operatori igienici sono le persone che fanno in lavori come la pulizia di servizi igienici, lo svuotamento di fosse e fosse settiche, la pulizia di fogne e tombini e la gestione di stazioni di pompaggio e impianti di trattamento. Hanno un ruolo prezioso nel miglioramento della salute e del benessere delle popolazioni di tutto il mondo e hanno lo stesso diritto a una buona salute. I rifiuti devono essere trattati correttamente prima di essere smaltiti o utilizzati. Tuttavia, i lavoratori spesso entrano in contatto diretto con i rifiuti umani, lavorando senza attrezzature o protezioni per rimuoverli manualmente il che li espone a un lungo elenco di rischi e malattie per la salute».

Si tratta spesso di quello che nei Paesi in via di sviluppo viene definito “lavoro informale” – cioè in nero – e con i lavoratori che non hanno nessun diritto o forma di protezione sociale. La loro retribuzione può essere aleatoria, incoerente o anche inesistente. Alcuni di questi lavoratori hanno riferito di essere pagati con il cibo anziché con il denaro. Questo lavoro di risanamento è spesso socialmente stigmatizzato e viene svolto di notte.

Alette Van Leur, direttrice del dipartimento politiche settoriali dell’ILO, conferma. «C’è una mancanza di politiche, leggi e regolamenti che opprime gli operatori igienico-sanitari, e laddove esistono tendono ad essere deboli, coprendo solo alcuni tipi di operatori sanitari o mancano dei necessari meccanismi di finanziamento o di applicazione».

Il rapporto porta anche esempi di buone pratiche dove questi lavori sono stati ufficialmente riconosciuti e formalizzati e definisce anche 4 aree di azione essenziali per i paesi e i partner dello sviluppo: riforma delle politiche, della legislazione e della regolamentazione; sviluppare e adottare linee guida operative per i lavoratori; patrocinio e responsabilizzazione degli operatori sanitari perché possano rivendicare i propri diritti;  rafforzare i controlli statali sui lavori di risanamento e le buone pratiche.

L’esempio che viene fatto è quello del Sudafrica, dove questi lavoratori, dipendenti pubblici e privati, ​​seguono le norme nazionali sul lavoro e dispongono di attrezzature e formazione adeguate.

L’Oms sta contribuendo a rafforzare le capacità nazionali, concentrandosi sulle fatto che le garanzie delle protezioni per questi operatori siano incluse nelle politiche nazionali in materia di igiene e nella valutazione e gestione dei rischi a livello locale. Inoltre l’Oms lavorerà anche con i suoi partner a livello internazionale e locale per quantificare la forza lavoro globale nei servizi igienico-sanitari e per provare a stimare l’incidenza delle malattie su questi lavoratori.

Secondo il rapporto, «Molte delle sfide che gli operatori igienico-sanitari devono affrontare derivano dalla loro mancanza di visibilità nella società. Pochi Paesi in via di sviluppo hanno delle linee guida per proteggere questi lavoratori. Laddove esistono leggi, i governi potrebbero non disporre dei mezzi finanziari o tecnici per attuarle e l’informalità dei ruoli presenta ulteriori sfide». E l’Oms avverte che «Se vogliamo raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile 6 di portare acqua pulita, servizi igienici dignitosi e igiene a tutti, ovunque, entro il 2030, il mondo avrà bisogno di molti più operatori igienico-sanitari con condizioni di lavoro sicure, sane e dignitose. I servizi igienico-sanitari sicuri devono andare di pari passo con un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso per coloro che gestiscono e mantengono i servizi di igiene che proteggono la nostra salute».

Tim Wainwright, amministratore delegato di WaterAid, conclude. «Tutti vanno in bagno e, se i rifiuti non vengono adeguatamente trattati, tutti sono a rischio di malattie mortali per via dell’acqua. I lavoratori delle strutture igienico-sanitarie svolgono quindi alcuni dei ruoli più importanti in qualsiasi società. E’ scioccante, quindi, che gli operatori igienico-sanitari siano costretti a lavorare in condizioni che mettono a repentaglio la loro salute e la loro vita e debbano far fronte allo stigma e all’emarginazione, piuttosto che disporre di attrezzature adeguate e del riconoscimento del lavoro salvavita che svolgono. Le persone muoiono ogni giorno a causa sia di scarse condizioni igieniche che di condizioni di lavoro pericolose: non possiamo permettere che questo continui».