Il settore tra i colpi del Covid-19, l’End of waste e l’addio ai rifiuti assimilati

Recupero e riciclo della carta da macero: presente difficile, ma il futuro fa ben sperare

Raccolta differenziata in calo nel 2020 di oltre 3 punti, ma il prezzo sale e l’export tiene

[16 Ottobre 2020]

Il settore del recupero e del riciclo della carta da macero regge botta, ma la pandemia ha colpito – e sta colpendo – duro. A fare il punto della situazione ci ha pensato il rapporto Unirima, che ha messo in fila i numeri del 2020: oltre 6,56 milioni di tonnellate di carta da macero (materia prima secondaria) prodotta in Italia in uscita da 600 impianti di recupero e riciclo distribuiti capillarmente sul territorio; riduzione della raccolta differenziata, causa effetto lockdown per l’emergenza Covid-19, pari al 3,2%; incremento dei prezzi che erano drasticamente calati dal 2018 fino al primo trimestre di quest’anno; tenuta dell’export malgrado la chiusura del mercato cinese.

Nel dettaglio, il 57% della produzione totale italiana di carta immessa sul mercato è effettuata mediante fibre da riciclo. Carta e cartone raccolte costituiscono circa il 20% della differenziata complessiva dei diversi materiali provenienti dai rifiuti urbani: nel 2019 questa frazione della raccolta differenziata comunale ha superato le 3,5 milioni di tonnellate, equivalente a circa 57,5 kg per abitante, in crescita di circa 102.000 tonnellate sull’anno precedente grazie all’incremento nel Meridione.

Per il presidente di Unirima Giulio Tarallo «la produzione di materia prima secondaria deve avere un ruolo di primo piano in una ripresa economica che voglia far il più possibile leva sulla sostenibilità e la green economy. La recente firma del decreto End of Waste, che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto, e il recepimento del cosiddetto Pacchetto economia circolare con cui il Governo ha chiarito che la nuova definizione di rifiuti (dal 2021 i “rifiuti assimilati” saranno sostituiti dai “rifiuti urbani prodotti dalle imprese” per effetto del d.lgs. 116/2020, ndr) è tale ai soli fini del calcolo degli obiettivi di riciclo e non per affidarne la privativa ai Comuni, rappresentano due importanti strumenti in questa direzione. Bisogna dare ora concretezza all’indirizzo generale del governo di incentrare il Recovery Plan sulla sostenibilità e sulla green economy con misure volte a rimuovere alcuni punti di debolezza storici del nostro Paese, che da anni frenano lo sviluppo, facendo perno sulla semplificazione, normativa e fiscale, e sugli investimenti in innovazione tecnologica».

Come chiarisce il rapporto Unirima, il d.lgs. 116/2020, in linea con quanto stabilito dalla Direttiva 2018/851, chiarisce quindi bene che “rifiuti simili”, quelli per intendersi riportati nell’allegato L-Quater e prodotti dalle attività elencate nell’allegato L-Quinquies, non significa “rifiuti assimilati” e quindi soggetti alla privativa. Anzi, con l’eliminazione del termine “assimilazione” in tutto il D.lgs 152/2006, la soppressione della lett. g) dell’art. 198 e l’introduzione del comma 2-bis, di fatto si elimina la possibilità ai Comuni di assimilare.

Sempre nel D.lgs 116/220 viene sottolineata l’introduzione del principio dell’obbligo di detassazione, secondo cui, le utenze non domestiche che conferiscono i rifiuti al di fuori del servizio pubblico, dimostrando di averli avviati al recupero mediante attestazione, sono escluse dalla corresponsione della componente tariffaria rapportata alla quantità di rifiuti conferiti.

Per quanto riguarda invece il tema End of Waste (EoW), sulla materia è intervenuto anche il presidente di Assocarta, Lorenzo Poli, esternando la sua «soddisfazione per il nuovo EoW carta in corso di pubblicazione, basato sugli standard europei della UNI EN 643 e che sarà uno strumento per migliorare ulteriormente la qualità. L’EoW non è però una novità in assoluto per l’Italia in quanto il sistema delle Materie Prime Secondarie (istituito con il DM 5.2.1998) risponde alla stessa logica – così si esprime il presidente a margine del Consiglio direttivo di Assocarta – D’altro canto, se abbiamo raggiunto e oltrepassato l’80% di riciclo in materia di imballaggi, lo dobbiamo ad un impegno che parte da lontano e che vede la carta, il primo materiale nella differenziata urbana e industriale, con circa 7 milioni di tonnellate raccolte ogni anno».

Ma come sempre emerge il problema impianti: «E’ imprescindibile che sia prevista una nuova impiantistica per recuperare gli scarti del riciclo – continua Poli – In questo senso il Dlgs n. 216 /2020, all’art. 198 bis prevede un Piano Nazionale per la gestione dei rifiuti per  la redazione di piani di settore concernenti i rifiuti derivanti dal riciclo e dal recupero dei rifiuti stessi, l’individuazione di flussi omogenei di rifiuti funzionali e strategici per l’economia circolare e di misure che ne possano promuovere ulteriormente il loro riciclo. Un buon quadro di riferimento anche per le proposte da presentare in ambito Recovery Fund».