Rifiuti in Campania, ecco perché l’Italia è stata (ancora) condannata dall’Ue

Chiesta somma forfettaria di 20 milioni di euro e 120 000 euro per ciascun giorno di ritardo nel conformarsi alla sentenza

[17 Luglio 2015]

Altra condanna per l’Italia per la questione dei rifiuti in Campania: l’Ue sanziona il Bel paese per non aver adottato tutte le misure necessarie per eseguire la sentenza del 2010. L’Italia dovrà pagare una somma forfettaria di 20 milioni di euro più una penalità di 120 000 euro per ciascun giorno di ritardo nel conformarsi alla sentenza.

Nel 2010 l’Italia è venuta meno agli obblighi incombenti in forza della direttiva relativa ai rifiuti. Perchè non ha adottato, in Campania, tutte le misure necessarie per assicurare il recupero o lo smaltimento dei rifiuti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente. In particolare, non ha creato une rete adeguata e integrata di impianti di smaltimento dei rifiuti.

Tra il 2010 e il 2011, i problemi di raccolta dei rifiuti in Campania, hanno portato all’accumulo per diversi giorni di tonnellate di rifiuti nelle strade di Napoli e di altre città della Campania. Circa sei milioni di tonnellate di “eco balle” si sono ammassate sulle vie delle città,  il cui smaltimento richiederà verosimilmente un periodo superiore a dieci anni.

A tale proposito l’Italia ha riconosciuto, che lo smaltimento di tali rifiuti non ha ancora avuto luogo a motivo degli enormi problemi amministrativi, funzionali e persino politici che un’attività di tale ampiezza comporta. Anche se ha affermato che tali rifiuti storici sono stoccati in buone condizioni, che sono costantemente sorvegliati e che i responsabili intervengono immediatamente ogniqualvolta si manifestino possibili rischi per l’ambiente o per la salute. In altre parole l’Italia non ha negato che l’esecuzione della sentenza fosse incompleta.

L’Italia, però, ha ritenuto che alla scadenza del termine fissato nella lettera di messa in mora – ossia il 15 gennaio 2012 – non esistevano più rischi per la salute e per l’ambiente, sicché non sussisteva più alcuna violazione della direttiva. Perché alla data di scadenza non erano più presenti, da mesi, rifiuti per le strade della regione Campania e gli episodi criticati che avevano avuto luogo alla metà dell’anno 2011 non si erano più ripetuti da allora.

Comunque sia, per la Commissione nella regione le capacità mancanti di trattamento dei rifiuti per categoria di impianti ammontavano a 1 829 000 tonnellate per le discariche, a 1 190 000 tonnellate per gli impianti di termovalorizzazione e a 382 500 tonnellate per gli impianti di trattamento dei rifiuti organici. In altre parole non si riesce a rispondere ai bisogni di smaltimento dei rifiuti urbani della regione Campania. Per far ciò occorrerebbe sviluppare i tipi di impianti.

La produzione di rifiuti urbani della regione Campania costituirebbe l’8,41% della produzione nazionale, vale a dire una quota non trascurabile di tale produzione, e, dall’altro, la popolazione della suddetta regione rappresenterebbe circa il 9% della popolazione nazionale.

Visto che la Repubblica italiana ha scelto di procedere a una gestione dei rifiuti a livello regionale, sono le regioni che devono dotarsi, in una misura e per un periodo significativi, di infrastrutture sufficienti per soddisfare le proprie esigenze in termini di smaltimento dei rifiuti. Ogni regione dotata di un piano regionale dovrà garantire, in linea di principio, il trattamento e lo smaltimento dei propri rifiuti il più vicino possibile al luogo in cui vengono prodotti. Infatti, il principio di correzione, prioritariamente alla fonte, dei danni causati all’ambiente – principio stabilito per l’azione dell’Unione in materia ambientale all’articolo 191 Tfue – implica che spetta a ciascuna regione, comune o altro ente locale adottare le misure appropriate per garantire il ricevimento, il trattamento e lo smaltimento dei propri rifiuti e che questi ultimi vanno quindi smaltiti il più vicino possibile al luogo in cui vengono prodotti, per limitarne al massimo il trasporto.

Se ciascuna regione facesse affidamento sulla cooperazione delle altre regioni e su quella dell’insieme del sistema nazionale di smaltimento dei rifiuti, il rischio di crisi del sistema aumenterebbe. Gravi carenze a livello regionale possono compromettere la rete nazionale di impianti di smaltimento dei rifiuti, la quale cesserà di presentare il carattere integrato e adeguato e destinato a consentire allo Stato di perseguire individualmente l’obiettivo di autosufficienza.