Sanificazione delle spiagge, per Sigea le sostanze disinfettanti non servono e sono dannose

Invece, c’è bisogno di un modello di balneazione meno intensivo e maggiormente legato alle attività cui il mare è naturalmente predisposto

[30 Aprile 2021]

Nelle ordinanze balneari emanate nel 2020 dai Sindaci costieri del Lazio (e non solo), specialmente la n. 89 del 3 maggio 2020 pubblicata sull’albo Pretorio dal Comune di Roma, si prevedeva tra i vari interventi di manutenzione delle spiagge anche la sanificazione.  Secondo Ilaria Falconi, consigliera nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA). «Non occorre intervenire con sostanze disinfettanti sul substrato sabbioso. Le spiagge dovrebbero essere ripulite solamente dai rifiuti di origine antropica quali, ad esempio, oggetti in plastica, copertoni, polistirolo e materiale di risulta che il mare ha depositato sulla riva in inverno in quanto i materiali naturali non pericolosi (ad es foglie, rami, tronchi, canne, materiale sminuzzato e conchiglie) spiaggiati e accumulati sulle spiagge non devono essere considerati come dei rifiuti poiché rappresentano un importante elemento in grado di consolidare il sedimento sull’arenile. Per le future ordinanze balneari sarebbe auspicabile e opportuno, specialmente dopo il disastro ambientale avvenuto lo scorso anno in Spagna, ribadire che non occorre intervenire con sostanze disinfettanti sul substrato sabbioso. Le sostanze disinfettanti sono, infatti, tossiche e alterano profondamente l’habitat naturale della spiaggia. Tali sostanze danneggiano la micro flora, la meio e micro fauna presente sulla spiaggia. Inoltre tali inquinanti possono giungere al mare determinando un inquinamento ambientale della matrice con il conseguente accumulo di tali inquinanti nella catena trofica».

La Falconi aggiunge che «Le spiagge dovrebbero essere ripulite solamente dai rifiuti di origine antropica quali, ad esempio, oggetti in plastica, copertoni, polistirolo e materiale di risulta che il mare ha depositato sulla riva in inverno in quanto i materiali naturali non pericolosi (ad es foglie, rami, tronchi, canne, materiale sminuzzato e conchiglie) spiaggiati e accumulati sulle spiagge non devono essere considerati come dei rifiuti poiché rappresentano un importante elemento in grado di consolidare il sedimento sull’arenile, soprattutto in un tratto di litorale soggetto ad erosione costiera. Tali materiali naturali infatti, esercitano un’azione di sostegno per la sabbia in quanto ostacolano l’erosione eolica e marina. Durante la stagione balneare i materiali di origine naturale (i.e. tronchi di legno o vegetazione) che non determinano incolumità per le persone dovrebbero rimanere in loco, mentre i materiali aventi dimensioni ridotte, come ad esempio i pezzetti di legno, dovrebbero essere rimossi manualmente, specialmente nelle zone dunali».

La consigliera nazionale SIGEA raccomanda di  fare attenzione agli interventi che potrebbero generare erosione: «Nelle ordinanze balneari emanate negli scorsi anni si prevede la possibilità di effettuare livellamenti minimi stagionali.  Inoltre, vengono annunciate la cura, la perfetta manutenzione e la pulizia l’igiene delle aree in concessione fino al battente del mare ed anche dello specchio acqueo immediatamente prospiciente la battigia. In merito si rappresenta che il livellamento della sabbia determina il compattamento dei sedimenti e, conseguentemente, la perdita permanente di ingenti quantitativi di sabbia. Tutto ciò fa sì che la forza erosiva diventi più rapida e intensa sull’arenile. Gli interventi effettuati con mezzi meccanici che giungono in profondità, incrementano l’erosione costiera sulle spiagge sabbiose con la rottura degli aggregati di sabbia libera formata dalle singole particelle di sedimento. Tali particelle trasportate dal vento vengono disperse e non possono essere più accumulate sulla spiaggia. Tale fenomeno non si verifica qualora i sedimenti vengano trattenuti dalla vegetazione, dai tronchi di legno, da barriere frangivento durante la stagione autunnale – invernale o, ove possibile, dalla presenza del sistema dunale. Inoltre, l’uso di tali veicoli determina la variazione dei caratteri morfo-topografici e l’usura della spiaggia tale da modificarne la granulometria. Infine, tali interventi di manutenzione modificano il naturale profilo morfologico della spiaggia rendendola più vulnerabile alle mareggiate. E’ importante prevedere nelle imminenti ordinanze balneari il divieto di asportazione dei tronchi spiaggiati e della vegetazione in modo che possano esercitare funzioni di contrasto all’azione del mare e del vento nonché di trappola per i sedimenti. Infine fra le misure prioritarie da assumere occorre introdurre buone pratiche per la pulizia degli arenili poiché permettono di ridurre le perdite dal sistema spiaggia e diminuire sino quasi ad annullare qualsiasi impatto sul litorale».

Eugenio Di Loreto, presidente della Sezione Lazio SIGEA, affronta il tema del nesso tra l’azione umana e il Covid: «L’impatto delle attività antropiche sull’ambiente naturale ha causato la perdita di habitat, la creazione di ambienti artificiali, la crisi climatica e la distruzione della biodiversità. Anche l’attuale pandemia SARS-Cov-2, così come altre malattie infettive emergenti è da attribuire all’alterazione degli ecosistemi da parte dell’uomo, che ne ha modificato la capacità di assorbire o contenere gli agenti patogeni e virali favorendo un incremento delle zoonosi, ovvero trasmissioni potenzialmente infettive tra gli animali e l’uomo. Per affrontare la crisi che ha colpito così duramente le nostre società e le nostre economie occorrono quindi politiche e misure innovative ad ogni livello e un impegno straordinario della classe politica, nell’ottica di recuperare un rapporto con la Natura che sostituisca l’approccio utilitaristico con quello di una maggiore integrazione».

Di Loreto  conclude; «L’attuale situazione di emergenza sanitaria non può che rappresentare un’occasione unica anche per ripensare alle necessità e ai propri bisogni con un modello di balneazione meno intensivo e maggiormente legato alle attività cui il mare è naturalmente predisposto».