Un progetto per recuperare reti da pesca dismesse e riutilizzare gusci d’arselle

Buone pratiche per l’economia circolare e la salvaguardia del mare in Toscana

[31 Marzo 2021]

Nell’ambito del  progetto transnazionale PRi.S. Ma-MED, finanziato dal Programma di Cooperazione territoriale Italia-Francia Marittimo e che vede coinvolte anche la Regione Liguria, capofila, la Regione Sardegna, la Corsica e altri enti pubblici e istituti di ricerca, La Regione Toscana, si è impegnata in due progetti pilota: Isole ecologiche nel porto di Livorno per il recupero delle reti da pesca dismesse e uno studio per riutilizzare i gusci di arselle sia in agricoltura sia nella realizzazione di prodotti da reintrodurre in mare come reti, nasse, attrezzi da pesca in alternativa a quelli fatti in plastica, piombo e terracotta.

In Regione spiegano qual è  l’obiettivo del progetto: «Innovare la governance e la gestione integrata nei porti commerciali, di rifiuti e scarti derivanti da pesca, acquacoltura e diporto attraverso l’adozione di un Piano rifiuti e scarti pesca/acquacoltura/diporto che si basi sul recupero e il riutilizzo e quindi sull’economia circolare. Il progetto nasce alla luce dell’assenza o comunque della forte carenza registrate nei porti di spazi di stoccaggio rifiuti e di smaltimento, per non parlare della assenza totale delle pratiche di riutilizzo della frazione organica. E si rivolge a pescatori, acquacoltori, diportisti, autorità portuali ed enti gestori».

La vicepresidente della Regione e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi, ha evidenziato che «Lo scopo è quello di introdurre buone pratiche e l’economia circolare anche nel settore della pesca  Quindi sperimentare diverse modalità di utilizzo di materiale naturale che proviene dal mare e ritorna in mare nel rispetto di una pesca altamente sostenibile e attenta all’ambiente. Al termine dei progetti pilota infatti verranno condivisi protocolli di best practices per la gestione dei rifiuti, destinati ad operatori, enti locali, autorità portuali per diffondere la buona prassi di una gestione integrata dei rifiuti urbani e speciali per la corretta gestione delle reti dismesse da una parte, e per il riutilizzo degli scarti pesca e acquacoltura e frazione inorganica molluschicoltura dall’altra».

Dopo una prima fase di monitoraggio e classificazione dei rifiuti, si passerà alla predisposizione delle azioni pilota che poi si trasformeranno in buone pratiche e che riguardano la gestione e lo smaltimento di rifiuti e l’allestimento di isole ecologiche. Quindi l’economia circolare, con un focus su scarti organici e loro riutilizzo, sul recupero delle reti dismesse da pesca e acquacoltura e riutilizzo della frazione inorganica derivante da molluschicoltura.

La Saccardi ha concluso: «Vasta è la gamma di opportunità che scaturisce dal riuso del materiale di scarto e dei rifiuti, così come primaria è la necessità di garantire una forte attenzione alla salvaguardia del mare tramite azioni più sostenibili dal punto di vista ambientale. Ma tutto questo può trovare una reale fattibilità solo a condizione che vi sia una legislazione nazionale adeguata, ed una grande sinergia tra i diversi soggetti interessati al comparto, dai soggetti pubblici come le Regioni e le autorità portuali, fino agli operatori che in questo caso sono i pescatori, che non possono essere lasciati soli nell’azione di difesa del mare».