Riforma appalti, via libera dalla Camera. Realacci: «È il superamento della legge Obiettivo»

[18 Novembre 2015]

Con 343 voti a favore, 78 contrari e 25 astenuti, la legge delega sulla riforma degli appalti pubblici ha superato ieri l’esame della Camera, l’ultimo grande scoglio ad aspettare il testo legislativo nell’iter parlamentare. Adesso dovrà tornare al Senato, ma in questo caso il sì appare scontato.

Secondo il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, con il via libera a larga maggioranza della Camera alla legge delega su riforma degli appalti e concessioni «sta per iniziare in l’Italia una nuova stagione di trasparenza, efficienza, qualità, partecipazione, tempi e regole certi nei lavori pubblici. E soprattutto non si parlerà più di grandi o piccole opere, ma solo di opere utili al Paese. Mantenendo lo spirito del testo approvato al Senato, nel passaggio alla Camera è stato rafforzato il ruolo di indirizzo del Parlamento, con il doppio passaggio per i provvedimenti attuativi, e sono stati inseriti diversi elementi innovativi finalizzati alla modernizzazione, alla semplicità e alla chiarezza del sistema di regole sui lavori pubblici».

Fra le novità maggiormente qualificanti del testo legislativo, Realacci annovera «il superamento della legge Obiettivo, che ha fallito favorendo la creazione di zone opache e corruzione; l’archiviazione della pratica del massimo ribasso e delle varianti in corso d’opera; l’introduzione del ‘débat public’ che prevede nuove forme di partecipazione prima di avviare grandi progetti. La legge delega va inoltre nel senso di ridare qualità e centralità alla progettazione, prevede un ruolo organico di indirizzo e controllo da parte dell’Anac, una maggiore attenzione ai disabili e più garanzie per la sostenibilità ambientale, i processi innovativi, l’economia delle piccole imprese. Le modifiche apportate sono frutto di un lavoro condiviso che ha coinvolto tutti i gruppi politici, dell’impegno dei relatori Mariani e Cera e della piena collaborazione con il ministro Delrio».

Il settore dei lavori pubblici viene definito da Realacci come «strategico per l’economia, l’occupazione e il futuro del Paese», il che è certamente vero. La speranza è che questa riforma possa aiutare a garantire non solo la certezza del diritto ma anche quella del dovere, aiutando al contempo a sanare quella frattura che oggi spesso divide le istituzioni dalle realtà che rappresentano sui territori. Non a caso, come documentato dall’Osservatorio media permanente Nimby forum, la sindrome da “non nel mio giardino” è tornata ad aumentare. Tornare a parlare non più di grandi o piccole opere, ma solo di opere utili al Paese, come auspica il presidente della commissione Ambiente della Camera, aiuterebbe senza dubbio a ricucire lo strappo. Certo è che, al di là delle novità parlamentari, se il presidente del Consiglio in carica torna oggi a resuscitare il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, significa che di strada ne rimane ancora molta da percorrere.