Cnr, i depuratori «eliminano completamente» le tracce di coronavirus nelle acque reflue

«La raccolta di informazioni sulla presenza e sul destino di questo nuovo virus nelle acque reflue potrebbe integrare l'attività di sorveglianza dell’infezione»

[27 Aprile 2020]

Nelle acque reflue in ingresso nei depuratori di Milano e Monza-Brianza sono state individuate tracce (inattive) di coronavirus Sars-Cov-2: la scoperta arriva dall’Istituto di ricerca sulle acque (Cnr-Irsa) in collaborazione con l’azienda socio-sanitaria territoriale italiana di Milano Fatebenefratelli Sacco, confermando quanto rilevato anche dall’Istituto superiore di sanità a Roma e Milano: il nuovo coronavirus può essere rilevato nelle fogne, il che apre alla possibilità di innovative modalità di tracciamento dell’epidemia, ma di per sé non comporta rischi per la salute umana.

Non solo infatti le tracce di coronavirus trovate nei reflui fognari non sono attive, ma – come aggiungono dal Cnr – i depuratori riescono ad eliminarle completamente.  «Abbiamo trovato  materiale genico riconducibile al Sars-Cov-2 nei reflui in ingresso ai  depuratori di Milano e Monza e Brianza, che collettano circa due  milioni di persone – spiegano Fabrizio Stefani (Cnr-Irsa), Sara Giordana Rimoldi e Maria Rita Gismondo (presidio ospedaliero ‘L. Sacco’) – Il genoma virale è stato confermato anche grazie a  sequenziamento. Era lecito aspettarselo dopo le informazioni rese note  nei giorni scorsi su casi analoghi in Olanda e a Parigi, ma  rassicurante è risultato verificare che il virus viene annientato  dagli impianti di depurazione e le acque a valle ne risultano prive. Inoltre, alcune indagini preliminari, tuttora in corso, stanno  indicando come la vitalità del virus sia del tutto trascurabile già all’ingresso nei depuratori».

A questo proposito alcuni studi avevano dimostrato la presenza di Sars-Cov-2 vitale su campioni fecali umani, sebbene le caratteristiche dei coronavirus rendessero poco probabile la loro sopravvivenza nella  rete fognaria, e difatti le analisi preliminari di cui dà conto il Cnr «hanno mostrato presenza di materiale genico (Rna), incapace tuttavia di riprodursi  autonomamente. Inoltre i risultati confermano l’assenza anche di  questo materiale genico negli effluenti dei depuratori indagati, ad indicare che il coronavirus non si può disperdere nell’ambiente acquatico».

Tutto questo però apre alla possibilità di tracciare l’evolversi dell’epidemia raccogliendo dati (anche) dalla rete fognaria: «La raccolta di informazioni sulla presenza e sul destino di questo nuovo virus nelle acque reflue  potrebbe integrare – aggiunge infatti Salerno – l’attività di sorveglianza dell’infezione condotta.  Vorremmo estendere il campionamento in punti strategici e nodali della  rete fognaria urbana. Inoltre, un ulteriore risvolto interessante  potrebbe essere legato alla possibilità di valutare in tempo reale  l’efficacia delle politiche di distanziamento sociale o l’eventuale ricomparsa di nuovi focolai. I soggetti coinvolti hanno creato un  consorzio per un progetto più ambizioso rispetto a questa fase  preliminare di screening delle acque reflue».