Covid-19 non esiste? Da marzo a giugno 168mila morti in più in Europa rispetto alla media

In Italia i decessi aggiuntivi (indipendentemente dalle cause) in quattro mesi sono arrivati a 46mila, spiega Eurostat

[19 Ottobre 2020]

Nonostante le migliaia di morti registrate negli scorsi mesi, e nonostante la seconda ondata dell’epidemia stia salendo rapidamente, i negazionisti del Covid-19 resistono all’evidenza ma i numeri parlano chiaro: secondo quanto mostra oggi l’ufficio statistico europeo (Eurostat) osservando le dinamiche di 26 Paesi diversi, in appena quattro mesi si sono registrati 168mila decessi in più rispetto alle media. Con l’Italia al secondo posto per gravità dell’anomalia.

Più nel dettaglio, Eurostat ha preso in esame i dati riferite alle settimane 10-26 (marzo-giugno) di quest’anno e li ha confrontati con gli stessi relativi allo stesso periodo negli ultimi quattro anni (2016-2019). Dati che, sottolinea Eurostat, includono tutti i decessi indipendentemente dalle cause, ma possono essere utili per valutare gli effetti diretti e indiretti della pandemia da Covid-19 sulla popolazione europea.

Dall’analisi emerge che il numero più alto di decessi aggiuntivi è stato registrato in Spagna (48.000), seguita da vicino dall’Italia (46.000), Francia (30.000), Germania e Paesi Bassi (circa 10.000 ciascuno). I restanti 21 Stati membri dell’Ue hanno registrato tutti insieme quota 25.000.

Sempre rispetto al numero medio di decessi negli 2016-2019, l’aumento maggiore nel numero dei morti è stato registrato a Bergamo  nella settimana 12 (con un incrementi pari a +895%) e a Segovia in Spagna (+634%) nella settimana 13. In tutta Italia, l’incremento nelle settimane 11-15 è arrivato al +40%.

Dopo il picco l’incremento nei decessi è diminuito ampiamente in tutta Europa, seguendo un trend che appare sovrapponibile alle misure di contenimento dell’epidemia messe in atto attraverso i lockdown e altri strumenti di distanziamento interpersonale. Questo Eurostat non lo dice, lascia parlare i numeri; ma è ben difficile pensare ad altre cause del fenomeno che non siano riconducibili a Covid-19.

Questo, a sua volta, ci permette di osservare che il computo finale in termini di vite perse sarebbe stato ben più grave se l’epidemia non fosse stata contenuta (i 168mila morti in più, ricordiamo, riguardano solamente 4 mesi).

Al contempo, i numeri duri e crudi riferiti alla pandemia permettono di fare un confronto schietto con quelli legate ad altre crisi che stiamo vivendo da molti anni, e che pure non vengono gestite come tali. La crisi climatica ad esempio, o più banalmente quella legata all’inquinamento atmosferico: come testimonia l’Agenzia europea dell’ambiente in un solo anno, il 2016, tre inquinanti (NO2, O3 e PM2.5) sono stati sufficienti ha provocare 412mila morti premature in 41 Paesi europei, e di questi decessi ben 76.200 sono riferiti all’Italia.