Attraverso un uso improprio dei medicinali stiamo favorendo la resistenza antimicrobica

I farmaci stanno diventando inefficaci: Onu, rischio 10 milioni di morti ogni anno

«Siamo a un punto critico». La svolta passa dal riconoscere che la salute umana, animale, alimentare e ambientale sono strettamente interconnesse

[2 Maggio 2019]

Nel corso dei secoli i progressi conquistati dall’uomo in ambito medico sono stati impressionanti, portando (tra l’altro) alla produzione di farmaci sempre più efficaci contro molteplici malattie, ma questa cavalcata trionfante potrebbe arrestarsi nel modo più doloroso possibile: se oggi sono già almeno 700.000 le persone che muoiono ogni anno (33mila delle quali in Europa) a causa di malattie resistenti ai farmaci  la resistenza antimicrobica potrebbero far schizzare in alto questa cifra causando 10 milioni di morti ogni anno entro il 2050, e danni all’economia catastrofici come quelli causati dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009 finendo (entro il 2030) per ridurre in estrema povertà fino a 24 milioni di persone.

Uno scenario apocalittico che ricorda più l’epoca della peste nera o dell’influenza spagnola che il XXI secolo, eppure è questo lo scenario purtroppo realistico contro cui mette in guardia l’ultimo rapporto elaborato in materia dall’Onu, dal titolo molto eloquente: No time to wait, non c’è tempo da perdere. «Siamo a un punto critico nella lotta per proteggere alcuni dei nostri farmaci più essenziali – spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) –  Questo rapporto contiene raccomandazioni concrete che potrebbero salvare migliaia di vite ogni anno». La resistenza antimicrobica è la resistenza di un microrganismo a un medicinale al quale era originariamente sensibile: si tratta di un fenomeno naturale esasperato però dall’uso eccessivo e improprio dei medicinali antimicrobici e delle carenze nelle pratiche di igiene e di controllo delle infezioni nell’uomo, negli allevamenti animali e in agricoltura, che ci sta conducendo verso lo scenario apocalittico descritto dall’Onu. Per uscirne, il rapporto sottolinea la necessità di sforzi coordinati e continuativi da parte della comunità internazionale, basati su un approccio chiamato “One health”, riconoscendo ovvero che la salute umana, animale, alimentare e ambientale sono strettamente interconnesse.

Come spiegato già due anni fa dal Programma Onu per l’ambiente (Unep), la nostra specie sta partecipando involontariamente «allo sviluppo di feroci superbatteri a causa della nostra ignoranza e della nostra negligenza. Gli studi hanno già adesso collegato l’inadeguato utilizzo degli antibiotici negli uomini e nell’agricoltura nel corso degli ultimi decenni alla comparsa della crescente resistenza dei batteri, ma il ruolo dell’ambiente e dell’inquinamento ha ricevuto troppa poca attenzione. Sono necessarie immediatamente delle misure prioritarie o corriamo il rischio di permettere a questa resistenza di introdursi dalla porta posteriore e le sue conseguenze saranno potenzialmente terrificanti».

Uno scenario ribadito oggi con maggior forza dall’Onu: occorrono urgenti piani nazionali e internazionali per promuovere un uso responsabile e prudente degli antimicrobici da parte dei professionisti di salute umana, animale e vegetale, per investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie per combattere la resistenza antimicrobica e abolire l’uso di antimicrobici d’importanza critica come promotori della crescita in agricoltura.

Già oggi sempre più malattie comuni, tra cui infezioni del tratto respiratorio, infezioni trasmesse sessualmente e infezioni del tratto urinario, non sono più curabili; le procedure mediche salvavita stanno diventando molto più rischiose e i nostri sistemi alimentari sono sempre più precari. Il mondo – avverte l’Onu – sta già pagando le conseguenze economiche e sanitarie di medicine cruciali che diventano inefficaci. Senza investimenti da parte dei paesi in tutte le fasce di reddito, nei prossimi anni dovremo affrontare gli effetti disastrosi di una resistenza antimicrobica incontrollata.