I Neanderthal parlavano e sentivano come noi

Una scoperta che mette fine a 50 anni di discussioni sulla preistoria degli esseri umani

[3 Marzo 2021]

Lo studio “Neanderthals and Homo sapiens had similar auditory and speech capacities”, pubblicato su Nature Ecology & Evolution da un team di ricercatori di università spagnole e statunitensi guidati da Mercedes Conde Valverde della Cátedra de Otoacústica Evolutiva y Paleoantropología dell’ HM Hospitales  e dell’Universidad de Alcalá (UAH), presenta la prima chiara evidenza paleontologica  dell’esistenza del linguaggio al di fuori della nostra specie.

Una scoperta che arriva grazie alla ricostruzione, per la prima volta, del sistema uditivo dei Neanderthal e quindi dell’emergere definitivo delle prove che anche questa specie umana parlava come noi Sapiens.

All’UAH  sottolineano che «Questa scoperta rivoluzionaria è la prima chiara evidenza paleontologica del linguaggio al di fuori della nostra specie e fornisce una nuova prospettiva sulla storia evolutiva degli esseri umani e chiude 5 decenni di discussioni scientifiche nel campo della preistoria».

La Conde Valverde  spiega che «I Neanderthal avevano le stesse capacità uditive legate al linguaggio della nostra stessa specie, che è la prima solida prova paleontologica che avevano anche il linguaggio». Un’affermazione che si basa sullo studio dei modelli tridimensionali delle cavità dell’orecchio esterno e medio, realizzati grazie a centinaia di immagini di tomografia computerizzata ad alta risoluzione, di 5 esemplari di Neanderthal e altri 9 individui trovati nel sito di Sima de los Huesos, nella Sierra de Atapuerca (Burgos).  Uno cdegli autori dello studio, Ignacio Martínez,  dell’UAH e direttore della Cátedra de Otoacústica Evolutiva y Paleoantropología, sottolinea che «I fossili di Atapuerca sono datati circa 450.000 anni fa e corrispondono a una popolazione di antenati di Neanderthal. Con questi dati è stato possibile stabilire nei fossili alcune capacità uditive direttamente correlate alla presenza del linguaggio».

I ricercatori spagnoli dicono che «Con la pubblicazione di questo studio si supera, non senza polemiche, una discussione scientifica nel campo della Paleontologia che da più di cinquant’anni a visto affrontarsi  gruppi di ricercatori nel campo della Preistoria» Un altro autore dello studio, Juan Luis Arsuaga, dell’Universidad Complutense de Madrid, direttore scientifico del Museo de la Evolución Humana e co-direttore degli scavi e della ricerca adAtapuerca. Ricorda che «Uno dei grandi problemi nello studio della storia evolutiva degli esseri umani è stato quello di stabilire se ci fosse anche qualche altra specie umana, diversa dalla nostra, che avesse un linguaggio. Nello specifico, la possibilità che parlasse anche l’uomo di Neanderthal è stata una delle controversie più intense e trascendenti».

Per decenni i dati della Paleoantropologia sembravano escludere che i Neanderthal potessero parlare. Tuttavia, negli ultimi 20 anni, nuovi dati provenienti dell’archeologia (lo studio della cultura materiale e delle attività umane del passato) hanno messo in dubbio questa idea.

La chiave per far pendere la bilancia dalla parte della teoria dei Neanderthal parlanti è stata la scoperta nei Neanderthal della variante genetica FOXP2, che è caratteristica dell’Homo sapiens e che è correlata alle capacità linguistiche.

La Conde Valverde conclude: «Questo fatto ha aperto la porta a molti specialisti per sostenere che i Neanderthal erano in grado di parlare. Ma mancava la prova paleontologica, che siamo riusciti felicemente a ottenere. In effetti, i Neanderthal erano una specie con un cervello grande quanto il nostro, si prendevano cura dei loro malati, seppellivano i loro morti, si adornavano e dominavano l’uso del fuoco».

Ora il suo team ha fatto un altro passo rivoluzionario nel campo della preistoria che ci fa comprendere meglio la bellezza e la fragilità dell’evoluzione degli esseri umani.