L’influenza in Italia causa 2-300 morti l’anno (e 7-8mila indiretti), il nuovo coronavirus finora 0

I sintomi sono simili ma in un caso ci sono 763mila contagiati nel nostro Paese, nell’altro 3. Eppure la percezione del rischio nei due casi sembra rispecchiare una realtà al contrario

[14 Febbraio 2020]

Mai come oggi, con la sovrabbondanza assunta ormai a tratto caratteristico dell’informazione, la distanza tra rischi reali e percepiti è stata tanto ampia: sotto un bombardamento costante di notizie provenienti da centinaia di fonti diverse – delle quali non sempre è facile riconoscere l’affidabilità – l’obiettivo che la comunicazione sui temi della sicurezza deve perseguire è l’allarme proporzionato, ovvero la sensazione di rischio adeguata al rischio effettivo. Un obiettivo non facile da perseguire, come mostra la psicosi scatenata nelle ultime settimane dal nuovo coronavirus scoperto a Wuhan.

Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 rappresenta una minaccia da non sottovalutare per il mondo: mentre scriviamo i casi di contagio confermati a livello globale sono 64.544 e i decessi 1383, ma in Europa in casi confermati si fermano attualmente a 44 (di cui solo 3 in Italia). Non a caso l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato nel merito che «un virus può creare più sconvolgimenti politici economici e sociali di qualsiasi attacco terroristico: il mondo si deve svegliare e considerare questo virus come il nemico numero uno». Allo stesso tempo, sempre l’Oms ha messo l’accento sulle fake news che stanno circolando più del coronavirus – e non solo in Italia –, tanto da parlare esplicitamente di “infodemia”, ovvero un’abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre no, che rendono difficile per le persone trovare fonti affidabili e indicazioni affidabili quando ne hanno bisogno (ricordiamo al proposito che per ogni dubbio sul nuovo coronavirus è possibile rivolgersi al numero verde attivato dal ministero della Salute per fronteggiare l’emergenza: 1500).

Trovare un equilibrio tra allarmismo e indifferenza non è semplice, e basta mettere a fianco il numero di morti provocati in Italia dalla normale influenza – accolti da una generale mancanza d’interesse, o ancora peggio da tesi complottiste sull’utilità dei vaccini – e quelli legati al nuovo coronavirus (per il quale invece la comunità scientifica internazionale sta affannosamente cercando un nuovo vaccino).

A svolgere il compito è direttamente l’Istituto superiore di sanità:  da una parte «sono state 763mila le persone colpite dall’influenza nella sesta settimana del 2020», mentre i contagiati dal nuovo coronavirus sono 3. Dall’altra «l’influenza in Italia causa circa 200-300 morti all’anno e altri 7-8mila sono causati indirettamente dall’influenza in persone con malattie pregresse di tipo cardiovascolare, respiratorie e altre». Nessun italiano invece al momento è deceduto a causa del nuovo coronavirus, eppure la percezione del rischio nei due casi sembra rispecchiare una realtà al contrario.

Simili invece sono i sintomi. Quelli dell’influenza, almeno in una fase iniziale, assomigliano molto a quelli di altre infezioni respiratorie, compreso il nuovo coronavirus SARS-CoV-2: febbre, tosse, raffreddore, mal di gola.Per il nuovo coronavirus, che «non sta ancora circolando in Italia», non ci sono allo stato attuale terapie specifiche, quindi la malattia attualmente si cura come i casi di influenza grave, con terapie di supporto, farmaci antipiretici, antinfiammatori e idratazione.

Al contrario per l’influenza – che crea più problemi soprattutto in persone anziane, malati cronici, donne in gravidanza – la popolazione «ha la possibilità di proteggersi grazie alla vaccinazione. Per il nuovo coronavirus, invece, non abbiamo ancora un vaccino con cui proteggere le persone più fragili ed essendo completamente nuovo per la popolazione umana, di fatto laddove è presente tende a circolare più velocemente».

L. A.