Neanderthal sulla spiaggia al Circeo. Si immergevano per cercare conchiglie

«I Neanderthal potrebbero aver avuto un legame molto più stretto con il mare di quanto molti scienziati pensassero»

[17 Gennaio 2020]

Secondo il nuovo studio “Neandertals on the beach: Use of marine resources at Grotta dei Moscerini (Latium, Italy)”, pubblicato su Plos One da un team di ricercatori guidato da Paola Villa (Museum of Natural History dell’Università del Colorado – Boulder, dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana e dell’università sudafricana di Witwatersrand) i Neanderthal che vivevano in quello che è l’attuale Parco Nazionale del Circeo passavano diverso tempo sulla antiche spiagge e potrebbero essersi tuffati e immersi nell’allora fresche acque del Mediterraneo per raccogliere conchiglie.

Il team di ricercatori, del quale facevano parte anche Sylvain Soriano (Université Paris Nanterre); Luca Pollarolo (università di Witwatersrand e di Ginevra); Carlo Smriglio e Mario Gaeta (università di Roma); Massimo D’Orazio, Jacopo Conforti e Carlo Tozzi (università di Pisa), hanno trovato le probabili prove di queste inattese abitudini marine e natatorie dei Neanderthal nella Grotta dei Moscerini che si trova a circa 3 metri sopra una spiaggia di quella che oggi è la costa laziale.

All’Università del Colorado – Boulder ricordano che già nel 1949, «gli archeologi che lavoravano sul sito hanno scoperto alcuni manufatti insoliti: dozzine di conchiglie che i Neanderthal aveva raccolto e poi trasformato in strumenti affilati circa 90.000 anni fa». Ora, il team guidato dalla Villa ha rivelato nuovi segreti di quelle scoperte fatte più di 70 anni fa e i ricercatori sono convinti che i Neanderthal non raccoglievano solo le conchiglie che trovavano sulla spiaggia ma che si immergessero in apnea per trovare conchiglie perfette per soddisfare le loro esigenze.

Secondo la Villa, «I risultati mostrano che i Neanderthal potrebbero aver avuto un legame molto più stretto con il mare di quanto molti scienziati pensassero. Il fatto che stessero sfruttando le risorse marine era qualcosa che era noto. a fino a poco tempo fa, nessuno ci aveva prestato molta attenzione».

Quando gli archeologi trovarono per la prima volta gli strumenti fatti con le conchiglie nella Grotta dei Moscerini rimasero sorpresi: i Neanderthal sono famosi per la realizzazione di punte di lancia in pietra, ma esistono pochi esempi del fatto che riuscissero a trasformare le conchiglie in strumenti.

Ma la scoperta non è stata un colpo di fortuna: lo scavo del 1949 portò alla luce 171 conchiglie trasformate in strumenti, tutti realizzati con i gusci di fasolari (Callista chione). La Villa spiega che gli antichi esseri umani usavano pietre per aprire i gusci dei bivalvi e che ci realizzavano strumenti taglienti che restavano sottili e affilati per molto tempo, tanto da arrivare fino a noi: «Non importa quante volte ritocchi una conchiglia, il suo tagliente rimarrà molto sottile e affilato».

Ma l’atra domanda che è sorta spontanea tra i ricercatori era: i Neanderthal, come molti bagnanti odierni, raccoglievano semplicemente queste conchiglie mentre passeggiavano sulla sabbia?

Per scoprirlo, il team della Villa ha dato un’occhiata più da vicino a quegli strumenti e ha scoperto qualcosa di inatteso: quasi tre quarti degli strumenti realizzati con le conchiglie trovati nella Grotta dei Moscerini avevano esterni opachi e leggermente abrasi, come se fossero stati levigati nel tempo. «E’ quel che ci si aspetterebbe di vedere – sottolinea la Villa – su delle conchiglie portate dal mare su una spiaggia sabbiosa».  Ma il resto delle conchiglie aveva l’esterno del guscio lucido e liscio e gli scienziati sono convinti che quei fasolari, che tendevano anche ad essere un po’ più grandi, dovevano essere stati prelevati direttamente dal fondo del mare, quando erano ancora vivi.

La Villa fa notare che «E’ del tutto possibile che i Neanderthal raccogliessero conchiglie fino a 2 – 4 metri di profondità. Certo, non avevano un’attrezzatura subacquea».

Nella grotta del Circeo i ricercatori hanno anche scoperto un gran numero di pietre pomici raccolte dai Neanderthal e che probabilmente utilizzavano come strumenti abrasivi. Pietre pomice che provengono da eruzioni vulcaniche avvenute 40 miglia più a sud e che il mare ha portato sulla spiaggia dei Moscerini.

Non è la prima volta che viene fuori un’immagine dei Neanderthal come frequentatori di spiagge: in uno studio precedente, ad esempio, un team guidato dall’antropologo Erik Trinkaus aveva identificato su cranio di alcuni scheletri di Neanderthal delle escrescenze ossee, chiamate “orecchio del nuotatore” che si trovano spesso nei nuotatori sportivi moderni.
Per la Villa, «Le scoperte sono ancora ulteriori prove del fatto che i Neanderthal fossero altrettanto flessibili e creativi dei loro parenti umani quando si trattava di guadagnarsi da vivere«. Un’immagine che contrasta fortemente con quella di rozzi cavernicoli che vivevano esclusivamente di caccia e perennemente alla ricerca di mammut, cara all’immaginario comune ma che negli ultimi anni è stata demolita da scoperte archeologiche e dalle analisi dell’antico DNA.

La Villa conclude: «La gente sta iniziando a capire che i Neanderthal non cacciavano solo grandi mammiferi. Facevano anche cose come la pesca in acqua dolce e persino le immersioni in apnea».