Essere poveri fa ancora male alla salute, anche in Toscana

Ars: «La popolazione con alta deprivazione presenta tassi di mortalità molto più elevati rispetto ai meno deprivati»

[13 Aprile 2017]

L’Agenzia regionale di sanità (Ars) ha presentato oggi il report Le disuguaglianze di salute in Toscana (disponibile qui), dove si affronta il delicato legame che ancora oggi intreccia povertà e possibilità vivere in salute. Secondo l’articolo 32 della Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, ma le sfumature delle realtà non sono così rosee.

Il contesto toscano risulta migliore rispetto a quello medio italiano (come dimostra anche la percentuale di residenti in povertà relativa, al 5% rispetto al 10,4% nazionale), ma ciò non significa assenza di criticità, che anzi si manifestano in molteplici modi. Come riportato nel documento Ars, ad esempio, i «dati italiani provenienti dallo studio Euro-GBD-SE stimano che, riducendo le diseguaglianze d’istruzione presenti nella popolazione, la mortalità generale si ridurrebbe di circa il 15% nelle donne e di quasi il 30% negli uomini. Un altro fattore distale che assume un ruolo rilevante sullo stato di salute di una popolazione è il grado di occupazione», soprattutto per quanto riguarda stato di salute mentale, livelli di stress, disturbi del sonno, depressione ed eccessivo consumo di alcol.

Riguardo allo specifico contesto toscano l’Ars ha provato – spiega la Regione – a misurare le disuguaglianze di salute della popolazione applicando il cosiddetto “indice di deprivazione” (misura che consente di leggere la condizione di disagio socio-economico e di svantaggio, in questo caso utilizzando quanto riportato nella sezione Censimento 2011) al percorso sanitario e alle condizioni di salute dei soggetti che hanno diritto all’assistenza, inanellando molti dati.

Il maggiore isolamento sociale e geografico sembra giocare in Toscana un ruolo importante nel maggior numero di accessi al pronto soccorso, con le popolazioni maggiormente deprivate che accedono di più al pronto soccorso (347 accessi per 1.000 residenti, a fronte dei 309 dei meno deprivati negli anni 2011-2015). Anche per quanto riguarda l’ospedalizzazione il tasso di ricovero dei più deprivati è leggermente maggiore, e il gradiente sociale (cioè il legame diretto tra condizione socio economica e salute) diventa ancora più netto quando si analizza il fenomeno della riammissione in ospedale a 30 giorni (revolving door): la proporzione di ricoveri ripetuti sale per i più deprivati (tasso di 110 ricoveri per 100 residenti con basso titolo di studio contro gli 80 per 1.000 con un titolo di studio alto), a causa probabilmente,della minore rete sociale e capacità economica di questi soggetti, che li porta quindi più spesso a ricorrere alla re-ospedalizzazione nel breve periodo.

Il ricorso alle prestazioni specialistiche e le prescrizioni farmaceutiche – continuano dalla Regione – sono probabilmente gli ambiti dove le disuguaglianze sociali si vedono più chiaramente. Al netto degli esenti da ticket, i più deprivati ricorrono meno sia alle visite specialistiche che alle prestazioni strumentali; questo è vero anche se si osservano quelle prestazioni dove non è previsto il ticket, come gli screening oncologici in età target, mettendo in luce l’importanza di politiche mirate a fasce sociali più deboli. Nel caso delle prescrizioni farmaceutiche, sono invece i soggetti più deprivati a ricevere più prescrizioni: questo conferma il maggior livello di cronicità presente in questa fascia di popolazione.

Uno svantaggio che si misura anche sull’ultimo sipario della vita. «I tassi di mortalità dei più deprivati sono più alti rispetto alla media toscana», sottolinea il coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia dell’Ars Fabio Voller.

«Le nostre analisi sulla mortalità – conclude l’Ars – rispecchiano piuttosto fedelmente quello che è emerso dallo Studio Longitudinale Toscano condotto dall’Università di Firenze che già per i censimenti del 199120 e del 2001 avevano mostrano un gradiente chiaro ed a totale carico delle popolazioni più deprivate. La nostra analisi mette in risalto questo svantaggio per i principali gruppi di cause che drenano oltre il 70% del totale della mortalità della popolazione toscana: tumori, malattie del sistema circolatorio, e malattie respiratorie».

La crescente disuguaglianza economica si conferma così un dramma morale e sociale, ma anche un rilevante costo economico che grava su tutta la comunità – non solo sui più poveri.