Scoperto il meccanismo che regola la crescita delle piante: la chiave è l’auxina

Uno studio coordinato da Riccardo Di Mambro del dipartimento di biologia dell’università di Pisa

[5 Aprile 2019]

Lo studio “The Lateral Root Cap Acts as an Auxin Sink that Controls Meristem Size”, pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori italiani (Università di Pisa, La Sapienza di Roma e CNR) e statunitensi guidato da Riccardo Di Mambro, ricercatore del dipartimento di biologia dell’università di Pisa, ha scoperto che «La crescita delle piante è regolata da uno specifico meccanismo molecolare che ha una sua sede specifica. La chiave di tutto è l’auxina, un ormone vegetale che agisce nella parte più esterna delle radici e che determina lo sviluppo della pianta anche in risposta agli stimoli esterni».

Di Mambro spiega che «La concentrazione di auxina, un ormone vegetale con proprietà morfogenetiche, nel tessuto più esterno della radice, la cosiddetta cuffia laterale, coordina la crescita e l’attività di tutte le cellule radicali e dunque lo sviluppo dell’intera pianta»

Grazie alle sperimentazioni condotte in laboratori italiani e statunitensi, da Milano alla California, il trentasettenne ricercatore dell’ateneo pisano è così riuscito per la prima volta ad identificare questo meccanismo molecolare e la particolare sede in cui ha luogo e sottolinea: «Di fatto a “comandare” lo sviluppo di un’intera pianta è un processo che avviene in uno specifico tessuto, che è poi quello più a contatto con l’esterno. Questo processo è dunque in grado di regolare la crescita in base agli stimoli ambientali, come ad esempio l’acidità/basicità o la salinità del terreno».

Secondo i ricercatori, «La conoscenza di questo meccanismo apre la strada ad una serie di applicazioni biotecnologiche volte a creare piante più resistenti agli stress esterni» e Di Mambro conclude: <Ad esempio, si potrebbero generare piante che hanno più strati di questo tessuto esterno in modo da renderle più forti e pronte a rispondere a condizioni ambientali fortemente avverse».