Oltre 600 i giacimenti culturali nelle sole acque toscane: è il petrolio dei mari italiani

Thesaurus, il robot sottomarino per la caccia ai tesori subacquei parla toscano

Investiti quasi 2 milioni di euro nel progetto per beffare i saccheggiatori, utile anche per il monitoraggio ambientale

[27 Agosto 2013]

Individuare, censire e documentare siti archeologici sommersi utilizzando uno sciame di mini sottomarini autonomi fino a una profondità di 300 m. È l’obbiettivo del progetto Thesaurus ed è quanto hanno sviluppato tra Firenze e Pisa i ricercatori che hanno preso parte al progetto, cofinanziato dalla Regione Toscana e dal Ministero per i Beni Culturali, per la creazione di un prototipo di sottomarino totalmente autonomo.

THESAURUS è l’acronimo di TecnicHe per I’Esplorazione Sottomarina Archeologica mediante I’Utilizzo di Robot aUtonomi in Sciami. Il gruppo di lavoro è attivo da marzo del 2011; ha visto il Centro Piaggio dell’Università di Pisa come soggetto coordinatore e la collaborazione delle Università di Pisa e Firenze, del Laboratorio Segnali e Immagini dell’Isti-Cnr e del laboratorio LARTTE della Scuola Normale Superiore.

Del nuovo tipo di robot subacqueo autonomo (AUV), scherzosamente denominato Tifone, ne sono stati realizzati tre esemplari. I tre Tifoni sono dotati di sistemi per l’acquisizione di immagini acustiche e ottiche; sono stati progettati per riconoscere gli artefatti di interesse storico e archeologico e per la ricostruzione 3D dei siti. Nel febbraio 2013 il primo esemplare di veicolo Tifone – chiamato TifOne – è stato testato con successo nel bacino di Roffia, a San Miniato (Pisa), ed è stato verificato il corretto funzionamento dei sistemi di bordo che controllano velocità, rotta, profondità ed assetto del veicolo.

Nuove prove per la messa a punto della navigazione in mare sono state effettuate a luglio nelle acque di Antignano (LI) e questa mattina c’è stato il primo vero e proprio test di funzionamento in mare. A un miglio e mezzo dalla costa livornese infatti, i ricercatori hanno condotto il Tifone verso la ricerca di un relitto della Seconda Guerra Mondiale, una nave di circa 40 metri di lunghezza, a 25 metri di profondità, dalla struttura metallica e semi insabbiata. Tifone ha una profondità operativa massima di 300 metri, va alla velocità massima di 5.5 nodi, ha un’autonomia di 8 ore e almeno 1000 metri di portata delle comunicazioni acustiche per operazioni in squadra. Anche il bagaglio tecnologico che ha in dotazione è ricco: side-scan sonar, telecamere, sensore laser, modem acustici, ecoscandaglio, profondimetro, tachimetro a effetto Doppler, GPS e modem radio.

Andrea Caiti, coordinatore del progetto, spiega così l’uscita in ‘sciame’: «Impiegare più minisottomarini insieme consente di tagliare i tempi di utilizzo dei mezzi di appoggio in superficie che costituiscono il costo maggiore di ogni operazione in mare. Inoltre per la prima volta gli AUV sono collegati attraverso una rete informatica che consente loro di prendere in autonomia decisioni elementari, come convergere tutti su un punto a seguito di una segnalazione partita da uno dei sottomarini dello sciame».
Dopo il test di oggi nelle acque livornesi TifOne raggiungerà i propri omologhi TifTu e TifTri presso il bacino di Roffia, per effettuare degli esperimenti di localizzazione e cooperazione in sciame facendo uso di una rete di comunicazione basata su radio modem (per la comunicazione in superficie) e modem acustici (per la comunicazione in immersione).

I ricercatori chiudono la presentazione dei risultati del progetto, giunto ormai al termine, con la consapevolezza che i prossimi passaggi – ricerca e sviluppo di strumenti simili ma più piccoli, e ovviamente l’applicazione industriale e la commercializzazione – non potranno avvenire senza la necessaria attenzione delle istituzioni. È stato infatti posto l’accento anche sulla necessità di un adeguamento normativo che faciliti l’ingresso di simili strumenti in acqua, ma anche una riforma di tipo ambientale che renda la pratica del monitoraggio ambientale dei fondali una consuetudine, quando non un obbligo.

La domanda infatti è: quanto poco sappiamo ancora su cosa c’è sul fondo dei nostri mari? Secondo Pamela Gambogi del Nucleo operativo subacqueo della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, «questo progetto risponde ad una delle necessità più pressanti per l’archeologia subacquea contemporanea: riuscire ad individuare i giacimenti culturali sommersi a medio-alte profondità prima che lo facciano i saccheggiatori. Le nostre mappature registrano oltre 600 giacimenti culturali nelle sole acque toscane- aggiunge Gambogi – ma sicuramente è un dato per difetto».

Quanto alle “presenze” inquinanti – come non ricordare i 71 fusti tossici ancora dispersi dall’Eurocargo Venezia nel 2011 – è evidente il potenziale di uno strumento simile, non solo per arginare i danni ma anche per prevenirli, laddove è possibile. Thesaurus ha richiesto un importante investimento:1,8 milioni di euro, di cui 1,4 da parte della Regione Toscana, circa 50 ricercatori di cui 19 giovani contrattisti per 30 mesi di lavoro, e infine, un sito internet per divulgare al grande pubblico i risultati.

Videogallery

  • TifOne In Mare - Typhoon 1 Sea tests