Sfigurare le testuggini del Madagascar per non farle rubare dai bracconieri? (FOTOGALLERY)

[25 Giugno 2015]

Le testuggini angonoka  (Astrochelys yniphora – testuggine dal vomere) sono endemiche del Madagascar e sono anche molto ricercate dai collezionisti per il loro carapace dorato che fa raggiungere a questi antichi rettili prezzi eccezionalmente elevati sul mercato nero internazionale. Il bracconaggio di testuggini angonoka è così diffuso che ormai  in natura ne potrebbero essere rimasti meno di 500 esemplari e la specie è considerata a rischio di estinzione critico dalla Lista Rossa dell’Iucn.  Per salvarle dall’estinzione il Durrell Wildlife Conservation Trust ha avuto l’idea di rendere le tartarughe non appetibili per i collezionisti ed ha deciso di incidere il loro magnifico carapace con un grosso numero identificativo accompagnato dalla sigla “MG” del Madagascar. I bracconieri e i trafficanti si troverebbero così tra le mani animali che non sono più così “carini” e il cui valore di mercato è praticamente ridotto a zero.

L’idea di sfregiare le tartarughe si è dovuta scontrare con l’opposizione di diverse associazioni protezioniste, con le perplessità del governo del Madagascar ed anche all’interno dello stesso Durrell Wildlife Conservation Trust  non sono mancate le discussioni. I critici dicono che incidere i carapaci delle angonoka equivale a tagliare le zanne a tutti gli elefanti ed i corni a tutti i rinoceronti per impedire che i bracconieri li abbattano. La cosa non piace molto nemmeno a Richard Lewis, direttore delle operazioni della Durrell in Madagascar, ma la ritiene l’ultima possibilità per le  Astrochelys yniphora, «Odiamo farlo – ha detto alla BBC –  ma deve essere fatto per aiutare a salvare la specie. Fare questo va contro ogni granello e gene nei nostri corpi, tutto ciò in cui crediamo, ciò che rappresentiamo, ci dice che non dovremmo farlo, ma pensiamo che questo possa essere un passo importante per fermare persone che vogliono questi animali. Crediamo che questo sarà un vero e proprio deterrente».

Gli ambientalisti che combattono il traffico di animali hanno parlato con diversi commercianti di fauna selvatica che hanno confermato che per le tartarughe sfregiate non c’è mercato. Le tartarughe non vengono danneggiate da un’incisione sul carapace profonda qualche millimetro e lo staff della Durrell è convnto che il fastidio per gli animali sia momentaneo ma che non ha nessuna conseguenza sul loro comportamento e benessere. Questo non toglie che la marcatura degli animali resti una delle misure più drastiche per contrastare i trafficanti e i bracconieri che stanno portando all’estinzione le angonoka ed altre specie del madagascar.

La Durrel gestisce il centro di riproduzione in cattività di Astrochelys yniphora, nel Parco Nazionale di  Ankarafansika, e fino ad ora ha rimesso in libertà più di 100 giovani adulti, ma anche il centro è assediato dai bracconieri e viene sorvegliato 24 ore al giorno con telecamere e una squadra di poliziotti. Ad aprile, due cinesi di  Taiwan, spacciandosi per turisti, hanno tentato di corrompere il personale del centro di  Ankarafansika  per accedere alle testuggini, ma sono stati arrestati a costretti a lasciare il Madagascar dopo che si è scoperto che avevano le valige piene di specie di testuggini meno minacciate di estinzione delle angonoka.

Ormai allo stato selvatico le angonoka vivono solo in una zona della remota Baly Bay nel Madagascar nord-occidentale, un’area arida di sabbia, roccia e bambù, trasformata in un parco nazionale per proteggere questi rari rettili. Per sorvegliare le testuggini sono stati assunti guardiaparco locali e diversi animali sono dotati di  assunti per pattugliare la zona e di vegliare sugli animali, molti dei quali sono dotati di radio tags, ma si tratta di un’area troppo vasta  per sorvegliarla completamente e più volte l’anno,  così i bracconieri riescono ad infiltrarsi nel parco di Baly Bay  ed a rubare le preziose testuggini, in particolare gli esemplari più piccoli e più facili da contrabbandare. I doganieri thailandesi dell’aeroporto di Bangkok nel 2013  hanno trovato in una valigia proveniente dal Madagascar 54 giovani angonoka avvolte in pellicola trasparente, molte delle quali non erano sopravvissute. Basta fare una ricerca su Internet per scoprire che una testuggine dal vomere malgascia di più di 30 anni al mercato nero vale 37.900 dollari e un giovane adulto di 10 anni è valutato 14,200 dollari, mentre un piccolo di  8 mesi costa 1.400 dollari.

Dopo il colpo di Stato in Madagascar di 5 anni fa in Madagascar i bracconieri hanno potuto operare praticamente senza controllo e troppo spesso con la complicità interessata di polizia, militari e funzionari governativi. Molti dei più noti e ricercati trafficanti di fauna selvatica entravano e uscivano dal Paese senza nessuna difficoltà. Di fronte a questa situazione Lewis ricorda: «Non siamo venuti qui in vacanza» ma  ammette che «Il tentativo di salvare la tartaruga è una strada in salita con un risultato altamente incerti. Attualmente, sono il primo ad ammettere che si tratta di tre passi indietro e due avanti contro il bracconaggio. La minaccia costante ci ha portato all’idea estrema di deturpare gli animali, distruggendo la bellezza stessa che li rende così ricercati. E’ chiaro che quello che stiamo facendo non è abbastanza, che gli animali che vivono fuori sono ancora in percolo. Così, quando ne abbiamo prima parlato con il governo e gli abbiamo detto ‘vogliamo prendere uno dei vostri animali più pregiati e sfigurarlo, ognuno di loro’, si può immaginare la reazione: “Sei pazzo o che cosa?”. Ma abbiamo ottenuto che il ministro venisse qui e dopo lui ha detto “ho capito, fatelo”».

Finora ad ora sono stati incisi i carapaci di circa 70 delle testuggini che vivono allo stato selvatico, ne rimangono ancora circa  400 da trovare e marcare, intanto si procede a sfregiare tutti gli esemplari allevati in cattività che hanno raggiunto l’età idonea.

Ma ora nell’habitat naturale delle angonoka è venuta fuori un’altra potenziale minaccia: «L’area intorno a Baly Bay risulta essere ricca di ferro e una compagnia cinese, la Wuhan Iron and Steel, ha in programma di aprire una miniera di minerale di ferro 30 km nell’entroterra – spiegano alla Durrel – .La proposta vedrebbe una nuova strada che attraversa il parco nazionale per collegare la miniera con un nuovo enorme porto che verrebbe costruito sul litorale. Anche se le zone precise dove vivono le tartarughe non sarebbero direttamente interessate, la preoccupazione è che questi nuovi importanti sviluppi industriali, attirando migliaia di persone, aumenterebbero notevolmente il rischio che gli animali vengano saccheggiati. Sarebbe anche un precedente se venisse consentita un’infrastruttura industriale all’interno dei confini di un parco nazionale, in un momento in cui molti habitat naturali preziosi sono sotto pressione nel resto del Paese».

Angelo Ramy Mandibihasina del team  Durrell in Madagascar, conclude: «Di fronte ad uno dei Paesi più poveri del mondo, dove si stima che il 92% delle persone vive  con meno di 2 dollari al giorno, apisco ‘equilibrio degli interessi. Si può pensarla  in due modi: se viene costruita una strada che porterà lo sviluppo, è un bene per l’economia, ma allo stesso per l’ambiente creerà alcune cose cattive che interesseranno non solo le specie ma l’intero parco. Se i una parte del parco sarà aperta  una strada, la gente verrà facilmente e rubare le tartarughe o a tagliare la legna ed a catturare alcuni degli altri animali».