A piedi nudi nel cemento: il rapporto 2019 Ispra – Snpa sul consumo di suolo in Italia (VIDEO)

«In un anno consumati 24 mq di suolo cittadino per ogni ettaro di aree verdi»

[18 Settembre 2019]

Secondo il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”  dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Ispra Snpa), in Italia «Si passeggerà a piedi nudi nel cemento e sempre di meno nelle aree verdi cittadine: aumenta lo spreco di suolo soprattutto all’interno delle città italiane. In particolare nelle aree urbane ad alta densità solo nel 2018 abbiamo perso 24 metri quadrati per ogni ettaro di area verde».

Stefano Laporta Presidente dell’Ispra e del Snpa ha detto che «I dati del rapporto presentato “confermano l’urgenza di definire al più presto un assetto normativo nazionale sul consumo di suolo, ormai non più differibile». Infatti, dal rapporto che verrà presentato ufficialmente in un evento al Maxxi il 21 settembre, emerge che «In totale, quasi la metà della perdita di suolo nazionale dell’ultimo anno si concentra nelle aree urbane, il 15% in quelle centrali e semicentrali, il 32% nelle fasce periferiche e meno dense. La cementificazione avanza senza sosta soprattutto nelle aree già molto compromesse: il valore è 10 volte maggiore rispetto alle zone meno consumate».

Ispra e Snpa fanno l’esempio di Roma e Milano: nella capitale «il consumo cancella, in un solo anno, 57 ettari di aree verdi della città (su 75 ettari di consumo totale)», ma il record è a Milano, dove «la totalità del consumo di suolo spazza via 11 ettari di aree verdi (su un totale di 11,5 ettari)».  Torino è in controtendenza e inizia a recuperare terreno con 7 ettari di suolo riconquistati nel 2018.

Il rapporto fa notare che «Il fenomeno non procede di pari passo con la crescita demografica: ogni abitante italiano ha in “carico” oltre 380 m2 di superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali, un valore che cresce di quasi 2 metri quadrati ogni anno, con la popolazione che, al contrario, diminuisce sempre di più. È come se, nell’ultimo anno, avessimo costruito 456 m2 per ogni abitante in meno».

E poi c’è l’emergenza climatica: Ispra e Snpa evidenziano che «Il consumo di suolo in città ha un forte legame anche con l’aumento delle temperature: dalla maggiore presenza di superfici artificiali a scapito del verde urbano, infatti, deriva anche un aumento dell’intensità del fenomeno delle isole di calore. La differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2°C nelle città più grandi».

I risultati dello screening del territorio italiano assicurato dal Snpa sono preoccupanti: «Atri 51 chilometri quadrati di superficie artificiale solo nel 2018, in media 14 ettari al giorno, al ritmo di 2 metri quadrati ogni secondo. Anche se la velocità sembra essersi stabilizzata è ancora molto lontana dagli obiettivi europei che prevedono l’azzeramento del consumo di suolo netto (il bilancio tra consumo di suolo e l’aumento di superfici naturali attraverso interventi di demolizione, deimpermeabilizzazione e rinaturalizzazione)».

Tra i Comuni con popolazione maggiore di 50.000 abitant, quello con il maggior incremento  di superficie artificiale –  quasi 75 ettari – è  Roma, seguita da  Verona (33 ha), L’Aquila (29 ha), Olbia (25 ha), Foggia (23 ha), Alessandria (21 ha), Venezia (19 ha) e Bari (18 ha). Tra i comuni più piccoli, il caso più eclatante è quello di Nogarole Rocca, che ha sfiorato i 45 ettari di incremento».

Il rapporto evidenzia che «Più della metà delle trasformazioni dell’ultimo anno si devono ai cantieri (2.846 ettari), in gran parte per la realizzazione di nuovi edifici e infrastrutture e quindi destinati a trasformarsi in nuovo consumo permanente e irreversibile. Il Veneto è la regione con gli incrementi maggiori +923 ettari, seguita da Lombardia +633 ettari, Puglia +425 ettari, Emilia-Romagna +381 ettari e Sicilia +302 ettari. Rapportato alla popolazione residente, il valore più alto si riscontra in Basilicata (+2,80 m2/ab), Abruzzo (+2,15 m2/ab), Friuli-Venezia Giulia (+1,96 m2/ab) e Veneto (+1,88 m2/ab)».

E si tratta di consumo di suolo, non necessariamente abusivo, che cresce anche nelle aree protette con +108 ettari nell’ultimo anno, nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1074 ha), in quelle a pericolosità idraulica media (+673 ha) e da frana (+350 ha) e nelle zone a pericolosità sismica (+1803 ha).

Secondo le prima stime Ispra Snpa, negli ultimi 6 anni «L’Italia ha perso superfici che erano in grado di produrre tre milioni di quintali di prodotti agricoli e ventimila quintali di prodotti legnosi, nonché di assicurare lo stoccaggio di due milioni di tonnellate di carbonio e l’infiltrazione di oltre 250 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde aggravando la pericolosità idraulica dei nostri territori. Il recente consumo di suolo produce anche un danno economico potenziale compreso tra i 2 e i 3 miliardi di euro all’anno dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici del suolo».

A minacciare il suolo e il territorio non sono solo le nuove coperture artificiali, ci sono anche ltri processi di degrado come la frammentazione, l’erosione, la perdita di habitat, di produttività e di carbonio organico, la desertificazione. L’Ispra ha realizzato una prima stima delle aree minacciate per valutare la distanza che ci separa dall’obiettivo della Land Degradation Neutrality, previsto dall’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e le conclusioni sono preoccupanti: «Dal 2012 al 2018, le aree dove il livello di degrado è aumentato coprono 800 km2, quelle con forme di degrado più limitato addirittura 10.000 km2».

Nell’ambito del progetto europeo Soil4Life, Ispra e Snpa stanno lavorando con le Regioni alla realizzazione di Osservatori Regionali sul consumo di suolo che avranno il compito di supportare, con il monitoraggio del Snpa sul consumo di suolo, le attività di pianificazione sostenibile del territorio».

La Porta non nasconde la sua preoccupazione. «Il consumo di suolo, il degrado del territorio e la perdita delle funzioni dei nostri ecosistemi, con le loro conseguenze analizzate approfonditamente in questo rapporto, continuano a un ritmo non sostenibile, mentre il rallentamento progressivo delle nuove coperture artificiali degli anni passati, ascrivibile prevalentemente alla crisi economica, si è fermato. In alcune aree del Paese, si consolida, al contrario, un’inversione di tendenza, con una ripresa della trasformazione ancora a scapito del suolo naturale, a causa dell’assenza di interventi normativi efficaci o in attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale. L’iniziativa delle Regioni e delle Amministrazioni Locali sembra essere riuscita marginalmente, per ora, e solo in alcune parti del territorio, ad arginare l’aumento delle aree artificiali, rendendo evidente l’inerzia del fenomeno e il fatto che gli strumenti attuali non abbiano mostrato ancora l’auspicata efficacia nel governo del consumo di suolo. Ciò rappresenta un grave vulnus in vista dell’auspicata ripresa economica, che non dovrà assolutamente accompagnarsi a una ripresa della artificializzazione del suolo naturale, che i fragili territori italiani non possono più permettersi. Non possono permetterselo neanche dal punto di vista strettamente economico, come ci indica ormai da tempo la Commissione Europea. La perdita consistente di servizi ecosistemici e l’aumento dei “costi nascosti”, dovuti alla crescente impermeabilizzazione del suolo, sono presentati in questo Rapporto al fine di assicurare la comprensione delle conseguenze dei processi di artificializzazione, delle perdite di suolo e del degrado a scala locale anche in termini di erosione dei paesaggi rurali, perdita di servizi ecosistemici e vulnerabilità al cambiamento climatico».

Il presidente Ispra Snpa conclude: « Un consistente contenimento del consumo di suolo, per raggiungere presto l’obiettivo europeo del suo azzeramento, è la premessa per garantire una ripresa sostenibile dei nostri territori attraverso la promozione del capitale naturale e del paesaggio, la riqualificazione e la rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse. Per questo obiettivo sarà indispensabile fornire ai Comuni e alle Città Metropolitane indicazioni chiare e strumenti utili per rivedere anche le previsioni di nuove edificazioni presenti all’interno dei piani urbanistici e territoriali già approvati. In questo quadro lo sforzo del SNPA con il Rapporto si pone come punto fermo, fornendo un supporto conoscitivo autorevole per l’impostazione e la definizione di un efficace nuovo quadro normativo e per un maggiore orientamento delle politiche territoriali verso la sostenibilità ambientale e la tutela del paesaggio».

Videogallery

  • Rapporto Consumo di suolo. Edizione 2019. Presentazione dei dati