Legambiente: «Ognuno faccia il suo mestiere: Confindustria difende interessi privati, noi i beni comuni»

Ampliamento della miniera all’Elba, duro scontro tra Confindustria – Cgil e Legambiente

Gli ambientalisti: «Incredibile ma vero, per Confindustria e Cgil rimuovere la cima di una collina all’Elba non provoca un danno ambientale»

[22 Gennaio 2019]

Dopo il comunicato stampa di Legambiente, sulla vicenda dell’ampliamento della miniera di caolino dell’Eurit a Porto Azzurro interviene Confindustria Livorno – Massa Carrara che in una nota ricorda che «Si è recentissimamente conclusa la complessa procedura che ha portato la Regione Toscana ad esprimersi positivamente relativamente al “Progetto di coltivazione e ripristino ambientale per l’ampliamento della miniera “La Crocetta” situata in località Buraccio, nel Comune di Porto Azzurro (LI)”, proposto dalla società Eurit, per l’estrazione del caolino. Il via libera della Regione è scaturito dopo attente ed articolate valutazioni tecniche – come ha ricordato recentemente dall’Assessore Federica Fratoni – che hanno riguardato molteplici aspetti: ambientali, paesaggistici, idrogeologici, sociali, infrastrutturali, naturalistici, ecc. Tali valutazioni hanno visto coinvolti i settori regionali: “Tutela della Natura e del Mare”, “Tutela, riqualificazione e valorizzazione del Paesaggio”, “Genio Civile Valdarno inferiore e costa”, “Programmazione Viabilità”, “Miniere”, “Forestazione Usi Civici. Agroambiente”, “Servizi Pubblici Locali. Energia e Inquinamenti”, ed i contributi di enti terzi quali la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale, l’IRPET, l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, l’USL Toscana Nord Ovest, Unione di Comuni Montana Colline Metallifere ed i Comuni di Porto Azzurro, Capoliveri e Portoferraio. Si tratta, in sostanza, di ben 6 settori specialistici della regione Toscana, 6 enti terzi con compiti di tutela, vigilanza e controllo, e tre comuni. La sintesi di tutto il complesso di valutazioni, pareri, prescrizioni, ecc. è sfociata nella delibera di Giunta con la quale la Regione Toscana esprime parere favorevole alla VIA, propedeutica alla Variante al Regolamento urbanistico ed al Piano strutturale del Comune di Porto Azzurro».
Una ricostruzione che serve a sferrare un attacco al Cigno Verde isolano: «Parlare di “negazionismo ambientale” della Regione Toscana, come si legge nelle note stampa degli ambientalisti, denota una faziosità pregiudiziale, che non tiene conto dell’articolata istruttoria e della molteplicità degli enti consultati. Insistere sul danno ambientale significa, di fatto, mettere in discussine la competenza e l’obbiettività degli enti che hanno concorso alla decisione della Regione. Anche per tali motivi, non merita alcuna replica la pedestre ironia sull’ “importanza delle piastrelle”, non fosse altro per il rispetto che merita il lavoro delle maestranze interessate e dell’indotto collegato. Non casualmente, nelle note di protesta, non vengono citate le opere di mitigazione e compensazione che la Regione stessa ha imposto alla società Eurit a garanzia del rispetto delle procedure di coltivazione. La cosa importante è che sia possibile scongiurare la cessazione delle attività estrattive insieme alla garanzia che siano salvaguardate le esigenze ambientali. Il resto è polemica abituale che prescinde dalla necessità di coniugare attività produttive e sostenibilità ambientale che rappresentano fattori decisivi per la tenuta del sistema economica del territorio».
A supporto delle tesi di Confindustria arrivano Rsu Eurit e Segreteria Fillea-Cgil provincia di Livorno che scrivono in un comunicato congiunto: «In relazione alle polemiche riguardanti la cava Eurit di Porto Azzurro è doveroso precisare che non è previsto nessun ampliamento bensì soltanto il ripristino e lo spostamento di circa 50 metri del fronte cava. Va dunque precisato che non ci sará di conseguenza nessuna modifica dei crinali della montagna e quindi nessuna ricaduta negativa a livello ambientale.
Parlare – come fa Legambiente – di negazionismo ambientale è sbagliato. Il via libera della Regione agli interventi sulla cava nasce infatti da una seria e attenta analisi di tutte le sfaccettature della questione, sia per quanto riguarda l’aspetto ambientale che quello socio-economico. La Regione ha ascoltato tutte le voci degli organi competenti per poter valutare al meglio tutte le ripercussioni che eventuali scelte avrebbero comportato. Chi critica il via libera della Regione al progetto Eurit lo fa soltanto prendendo esclusivamente in esame l’aspetto ambientale, senza prendere minimamente in considerazione quello sociale».
Anche Rsu e Cgil se la prendono con Legambiente: «Quei soggetti che criticano il progetto Eurit avrebbero dovuto aprire un dialogo costruttivo con la società e i lavoratori per trovare un compromesso che salvaguardasse tutti gli interessi coinvolti: tale dialogo purtroppo ci è sempre stato negato.Crediamo quindi che sia ingiusta e scorretta questa campagna di delegittimazione nei confronti della Regione. Il via libera di Firenze è infatti arrivato dopo un percorso e un confronto durato più di due anni in cui sono state fornite numerose integrazioni al progetto e numerose garanzie sul corretto adempimento degli obblighi concordati.Viene inoltre da chiedersi per quale ragione ci sia una così agguerrita avversione alla concretizzazione di tale progetto quando poi si vorrebbe far passare sotto silenzio opere che insistono sullo stesso territorio e che sono sicuramente più impattanti. Ci meraviglia inoltre il fatto che Legambiente voglia garantire sostegno a tutti i cittadini che decidono di ricorrere contro la decisione della Regione: la cava infatti – come dichiarato in passato anche dal presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri – si trova al di fuori del parco».
E Legambiente Arcipelago Toscano risponde a tono, non risparmiando ironia, sia alla Confindustria che alla Cgil: «Abbiamo letto con attenzione la lezioncina impartitaci da Confindustria Livorno – Massa Carrara sull’ampliamento della miniera del Buraccio che prevede in 10 anni la distruzione della cima di una collina dopo che l’impresa socia di Confindustria aveva clamorosamente sbagliato le valutazioni economico-ambientali per la precedente autorizzazione ventennale. Ancora più sorprendente è che la Rsu Eurit – Segreteria Fillea – Cgil provincia di Livorno ci accusi di non aver voluto partecipare a «un dialogo costruttivo con la società e i lavoratori per trovare un compromesso che salvaguardasse tutti gli interessi coinvolti», dialogo al quale Legambiente non è mai stata invitata a partecipare. In realtà questa vicenda è stata segnata da una forte ed evidente opacità amministrativa e politica».
Secondo gli ambientalisti, «A un certo punto, le fini argomentazioni usate da Confindustria sembravano copiate da un comizio di Donald Trump, sfegatato sostenitore della tecnica mineraria del mountaintop removal che verrà attuata anche al Buraccio. Capiamo quindi perché Confindustria non comprenda cosa intendiamo per negazionismo ambientale: fa proprio come Trump di fronte alle stesse constatazioni degli ambientalisti statunitensi. Un negazionismo che arriva addirittura far dire alla CGIL che in realtà non ci sarebbe nessun ampliamento della miniera e nessun contraccolpo ambientale, Evidentemente il sindacato pensa che rimuovere la cima di una collina sia una cosa senza impatto su fauna, flora e ambiente. Se non è negazionismo ambientale questo…»
Ma il bersaglio del Cigno Verde non sono i sindacalisti: «D’altronde le rare prese di posizione di Confindustria riguardanti l’Elba si sono le più volte distinte per il sostegno a progetti privati indifendibili e di grande impatto ambientale. Confindustria fa il suo mestiere, che è quello di difendere interessi privati spesso a discapito di quelli pubblici, ma dovrebbe almeno evitare di cercare di insegnare a Legambiente come fare l’associazione ambientalista che difende i beni comuni».
Respingendo le accuse di Confindustria e Cgil, Legambiente sottolinea: «Abbiamo seguito con attenzione tutta la vicenda della miniera del Buraccio, così come abbiamo letto con attenzione la imbarazzata e imbarazzante delibera regionale e sappiamo bene che la Valutazione di incidenza ambientale di quel progetto – come ammette la stessa Regione – non aveva i requisiti per essere data (tanto che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano non l’ha concessa) così come sappiamo bene che per bypassare questo ostacolo ambientale e la contrarietà del Comune di Capoliveri si è dovuta tirar fuori dal cilindro l’importanza nazionale di un ampliamento di una miniera che ha solo fini di guadagno privato, interessi che naturalmente Confindustria, per spirito corporativo, ha tutto il diritto di difendere, ma non raccontando che una miniera potrebbe migliorare l’ambiente e che può essere ambientalmente risarcita l’asportazione di una collina che sorge lungo una rotta migratoria tra le due uniche zone umide rimaste all’Elba. Che fa l’Eurit, come opere di mitigazione, ricostruisce la cima di quella collina da un’altra parte? Se in questa brutta vicenda c’è qualcuno che fa pedestremente ironia è Confindustria che farebbe bene anche a lasciar stare l’accusa di faziosità pregiudiziale rivolta a Legambiente: noi non abbiamo da difendere gli interessi di nessuno se non quelli dell’ambiente, del paesaggio, della biodiversità e dell’economia sostenibile delle nostre isole».
Per quanto riguarda la nota del sindacato, Legambiente Arcipelago Toscano sottolinea: «Sorprende davvero che la Cgil si accodi a Confindustria e ci accusi maldestramente di “passare sotto silenzio opere che insistono sullo stesso territorio e che sono sicuramente più impattanti”. Quali sarebbero queste opere verso le quali Legambiente non avrebbe presentato osservazioni e proposte? Quali sono invece gli interventi della Cgil contro la realizzazione di queste opere che ritiene evidentemente più impattanti della rimozione di una collina? E’ poi molto singolare- diremmo tardo-ottocentesca – la concezione di salvaguardia della natura che emerge dalle conclusioni tratte dalla Cgil: Legambiente non dovrebbe occuparsi più di tanto della cava mangia-collina perché “infatti – come dichiarato in passato anche dal presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri – si trova al di fuori del parco”. Come se la salvaguardia della natura e del paesaggio si fermassero a poche centinaia di metri dal confine di un Parco Nazionale e di una Zona di protezione speciale dell’Unione europea, come se tutto potesse essere permesso in un corridoio migratorio tra due zone umide. Chissà che ne pensano di questa strana concezione della salvaguardia della natura il ministro dell’ambiente, la Commissione europea, la Regione Toscana e lo stesso presidente di Federparchi e del Parco Sammuri tirato impropriamente in causa dai compagni della Cgil?»