Dissesto idrogeologico, sul suolo troppe dimenticanze

[7 Agosto 2015]

E’ un coro pressoché unanime, lo sblocco di 1,3 miliardi per salvare il territorio contro il dissesto idrogeologico metterà finalmente in moto interventi attesi da anni. E’ il commento di De Girolamo su Il Tirreno. L’Unità ha pubblicato molti interventi e documenti al riguardo e ai costi che i tanti ritardi hanno avuto per  il Paese, nessuna regione esclusa.

Ricordo che in Toscana quando abbiamo avuto i soliti disastri, dalla Lunigiana alle vicende del Serchio, anche Rossi intervenne più volte per dire che ora si sarebbe vietato qualsiasi licenza per interventi sugli argini. Osservai allora che questo divieto c’era già danni, nella legge 183. Quella che dal 1989 stabiliva piani di bacino e contratti di fiume e che fu ed è ancora considerata una legge molto avanzata volta a prevenire disastri e pianificare il territorio non sul piano comunale ma dei bacini. Poi l’Europa ha deciso che il posto dei bacini avrebbero dovuto assumerlo i Distretti, che però dopo diversi anni da noi ancora non sono stati istituti. Colpisce ora che nel motivare i nuovi interventi non si trovi alcun accenno alla legge 183, ai piani di bacino e poi di distretto.

Un geologo ha scritto che come un paese povero non abbiamo considerato questi problemi tali da dovere essere affrontati, quasi fossero ineluttabili. Ma la legge è dell’89 ed è frutto della indagine della Commissione De Marchi che aveva avviato i suoi lavoro nel 1966. Insomma, alle alluvioni e al suolo si era pensato specie dopo l’alluvione di Firenze. Perché nessun cenno sulle cause di questo ‘fallimento’, certo non imputabile alla solita burocrazia che tutto blocca e sabota? Ho sentito gli  appelli anche di Delrio ai comuni. Ma questi interventi ora che sono state messe in pensione anche le province riguarderanno davvero solo i comuni?

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