Riceviamo e pubblichiamo

Erosione costiera, valutazione dei fenomeni accaduti ed opere di difesa presenti nel quadrante di Ostia

[2 Aprile 2020]

Il litorale di Ostia viene, in genere, suddiviso in tre tratti: ponente (dalla foce del Tevere al Pontile della Vittoria), centro (dal Pontile della Vittoria al Canale dei pescatori) e levante (dal Canale dei pescatori a Castel Fusano).

I primi interventi di difesa dell’area marina di che trattasi hanno riguardato Ostia ponente, ossia il tratto subito in destra idraulica del fiume Tevere, per poi ampliarsi sempre più a sud. Dagli anni ’50, opere di difesa costituite da pennelli trasversali sommersi e barriere longitudinali sommerse si rinvengono lungo la quasi totalità del tratto di costa tra il Pontile della Vittoria ed il Canale dei Pescatori, anche se in alcuni punti non in modo omogeneo.

Si osserva che i pennelli ed i frangiflutti risultano efficienti nell’immediato, ma, a distanza di qualche decennio, mostrano la loro inefficienza se non addirittura la loro dannosità sottoflutto. Infatti, dopo gli anni ’70, gli interventi di cui sopra hanno perso decisamente efficacia ed il moto ondoso sta infliggendo seri danni alle strutture balneari e, nel complesso, all’intero litorale.

Nel 1988, nella zona tra il Pontile della Vittoria ed il Canale dei Pescatori (Ostia centro), fu avviata la progettazione di un innovativo intervento di ripascimento protetto da barriera longitudinale sommersa fissa, la cui realizzazione, iniziata poi nel 1990, era finalizzata a ricreare un’ampia fascia di spiaggia che avesse la capacità di difendere la costa e di riprodurre il meccanismo di protezione delle barre naturali. A completamento ed integrazione dell’intervento sopra menzionato furono realizzati dal 1998 al 2012 ulteriori interventi di ripascimento. Dal 2001 al 2004, specifici lavori di manutenzione hanno riguardato, invece, la struttura sommersa, collocata nel 1990, che è stata ricaricata lungo l’intero tratto, con successivi interventi.

Nel 2001, nel tratto di litorale laziale compreso tra la zona sottoflutto del Canale dei Pescatori e l’area della Tenuta di Castel Porziano, in prossimità dello stabilimento Sporting Beach, è stato anche sperimentato il Beach Management System (BMS). Il BMS di Ostia rappresenta il primo impianto italiano di drenaggio ed era costituito da tre condotte drenanti indipendenti, aventi un diametro di 160 mm, ognuna con una propria stazione di pompaggio.Il sito aveva subito un intervento di ripascimento nel 1999 ed il prototipo di impianto di drenaggio iniziò l’attività nel febbraio 2001, ma è stato operativo per poco più di un anno, quando si decise di effettuare un altro ripascimento. Per il BMS di Ostia, tuttavia, non sono disponibili dati a lungo termine per poter effettuare considerazioni sull’efficacia o meno di detto sistema in quanto l’impianto di drenaggio fu spento definitivamente a seguito del danneggiamento delle stesse condotte drenanti.

Il litorale di Ostia Levante, oggetto di processi erosivi, è attualmente “minacciato” da un nuovo progetto, che, nato per fronteggiare il fenomeno, prevede la realizzazione di 8 pennelli ortogonali alla linea di costa della lunghezza di 200 m, a forma di T, per una tratto di 4 km, a fronte di 1 km di costa in regime critico.L’ultimo pennello ricadrebbe peraltro a ridosso del sito d’importanza comunitario (SIC), individuato con codice Natura 2000 – IT6030027, di Castel Porziano. Infine, per il tratto di Ostia Levante, a fine 2019, è stato effettuato un ripascimento morbido, vanificatosi immediatamente a seguito delle mareggiate.

Ad Ostia, il confronto tra le linee di riva storiche ha evidenziato un’alternanza di tratti in erosione ed in avanzamento.

Le zone con un trend evolutivo più marcato sono quelle in corrispondenza della foce del Tevere (in erosione) ed i tratti di litorale tra lo stabilimento Maristella e la spiaggia di Castel Porziano (in avanzamento). Il litorale tra la spiaggia di Castel Fusano e quella di Castel Porziano risulta ancora in buono stato, mentre in erosione si presenta il tratto di costa tra Pantan di Lauro e il confine con il comune di Pomezia.

Va detto però che la sostanziale stabilità che nel complesso si riscontra è il risultato di pesanti e continui interventi con opere rigide e ripascimenti economicamente assai gravosi. Il confronto fra le linee di riva, peraltro, non tiene in considerazione l’anomalo approfondimento dei fondali che si è verificato sul lato esterno della barriera sommersa (Figg. 1 a – b).

Fig. 1a: Il delta del Tevere – variazione linea di riva (fotoaeree 1988, 1994, 2006 e 2012)

Fig. 1b: Il litorale di Ostia

I fenomeni erosivi si concentrano maggiormente nelle vicinanze della foce del Tevere, in particolare in prossimità di Ostia. La posa in opera di strutture di difesa costiera distaccate emergenti (realizzate negli anni ’70 e ‘80), in corrispondenza della foce, ha spostato l’erosione verso le spiagge limitrofe, soprattutto verso la costa compresa tra il Pontile della Vittoria ed il Canale dei Pescatori, con conseguenti danni agli stabilimenti balneari ed eccezionalmente, durante gli eventi estremi, alla strada litoranea.

Nel complesso l’intervento di ripascimento protetto del 1990 ha riportato la linea di riva di Ostia centro ad una posizione più avanzata rispetto a quella del 1944 (circa 10 m2/m). Negli anni successivi, tuttavia, si sono registrati altri considerevoli arretramenti dell’area di spiaggia concentrati in particolare nella zona nord: più di 16 m2/m di spiaggia in otto anni. Il rifiorimento della barriera davanti alla spiaggia dello stabilimento balneare Battistini, avvenuto nel 2001, ma anche le ulteriori ricariche di sabbia versata, hanno permesso il mantenimento della posizione della linea di costa nel tratto tra il Pontile della Vittoria e lo stabilimento Lido.

In definitiva, si evidenzia un avanzamento della linea di riva nell’estremo SE ed un arretramento nell’estremo NO dovuti principalmente al gradiente del trasporto solido netto in direzione SE. Infatti, la foce armata del Canale dei Pescatori intercetta e trattiene parte del trasporto solido longitudinale verso la spiaggia di Ostia levante, dove, in effetti, continuano a manifestarsi i fenomeni erosivi più gravi, che hanno richiesto numerosi interventi di ripascimento.

Conseguentemente, per il tratto di Ostia levante si riscontra la necessità di mantenere una sufficiente resilienza della spiaggia, così come previsto da tutte le prescrizioni europee, tra cui il Protocollo di Gestione Integrata della Zona Costiera (GIZC).

Si osserva anche che l’aver incrementato, dopo il ripascimento del ’99, di oltre il 30% la superficie della spiaggia destinata a nuove strutture balneari espone i litorali ad una elevata sensibilità alle naturali fluttuazioni della linea di riva e contribuisce a diminuire il margine di sicurezza da danni da mareggiata e di conseguenza l’effetto dei ripascimenti (Figg. 2 a – b).

Fig. 2a: Incremento superficie della spiaggia dopo il ripascimento del 1999 (Ostia levante)

Fig. 2b: Incremento strutture – Stabilimento balneare Venezia (Foto 2019)

Inoltre, si aggiunge che le opere di urbanizzazione relative alla realizzazione del riallineamento della litoranea da piazza Gasparri al Porto di Roma hanno sottratto ulteriori superfici di spiaggia a discapito della resilienza di quest’ultima.

Nel 2016, durante l’ultima audizione della Commissione Regionale sul livello di erosione marina e sulle opere da intraprendere per la difesa della costa, è stata assunta la decisione che il piano da quattro milioni di euro, fermo da quasi un decennio, sarebbe stato ripreso a breve.

Gli studi per i pennelli sul litorale romano di Ostia levante hanno già ottenuto l’autorizzazione dall’ISPRA e l’affidamento dei lavori doveva avvenire a fine gennaio del 2017.

Come già sopra anticipato, tale progetto non è stato mai avviato ed è stato sostituito da un ripascimento morbido.

Tuttavia, proprio a causa di tale ritardo decisionale e considerato l’aggravamento derivante dagli effetti del cambiamento climatico, gli stabilimenti balneari situati su tale tratto di litorale hanno subìto consistenti danni a seguito della mareggiata del gennaio 2018 e delle successive in particolare dello scorso mese di novembre: infatti, il mare, nel tratto di costa prospiciente lo stabilimento Vecchia Pineta, è tornato ad infrangersi contro la massicciata del marciapiedi del lungomare facendo anche crollare, distruggendole, una quindicina di cabine dello stabilimento balneare Nuova Pineta. Anche il blocco in muratura del bar – ristorante di quest’ultima struttura è ancora oggi circondato dalle onde del mare (Fig. 3).

Fig. 3 Lo stabilimento Vecchia Pineta ed i danni prodotti dall’erosione allo stabilimento Nuova Pineta (Foto 2019)

Il bar in legno a mare dello stabilimento Shilling è rimasto sulle palafitte, sospeso sul bagnasciuga, e, presso gli stabilimenti balneari Sporting Beach e Venezia, la mareggiata ha aperto un varco tra i diversi settori delle cabine risucchiando al largo la spiaggia e privando gli impianti dello spazio di balneazione.

L’attuale disastrato stato dei luoghi non può che spingere verso urgenti rapide iniziative di ripristino e salvaguardia sia per la fruibilità pubblica dei luoghi che per il loro recupero anche economico e che siano idonee a prevenire analoghi eventi calamitosi.

di Ilaria Falconi*

*Tecnico ISMEA presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio.

Ilaria Falconi è autrice del libro “L’erosione costiera: i processi morfogenetici e morfoevolutivi della linea di costa da Ostia a Fregene