Il sottosegretario all’ambiente: «Le risorse disponibili sono notevoli ed ulteriori sono programmabili»

Morassut: presto il decreto legge per il dissesto idrogeologico

Ma nel decennio 2010/2020, su circa 4 miliardi programmati, le Regioni hanno impegnato circa il 60% delle risorse

[30 Ottobre 2020]

Intervenendo al webinar con l’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), che si è tenuto stamattina, ì il sottosegretario all’Ambiente con delega al dissesto idrogeologico, Roberto Morassut, ha annunciato che «Nelle prossime settimane vedrà la luce il decreto legge sul dissesto idrogeologico. Intendiamo intervenire con norme di ulteriore semplificazione e velocizzazione del sistema operativo che oggi presiede alla difesa del suolo e alla sicurezza idraulica. L’Italia è il Paese europeo a più alto rischio per le caratteristiche geologiche e morfologiche del proprio territorio e i mutamenti climatici hanno accentuato i fattori di rischio. Nessun Paese è chiamato ad affrontare, come il nostro, il tema della sicurezza idraulica e della difesa del suolo, con tali complessità e articolazioni delle situazioni territoriali».

Morassut ha sottolineato che «Le risorse disponibili sono notevoli ed ulteriori sono programmabili a valere sui fondi FSC dei programmi 2020/2026 e soprattutto del PNRR. Nell’orizzonte 2026, tra fondi FSC e PNRR si può puntare su ulteriori 10 miliardi di risorse disponibili, da questo nasce la necessità di un decreto urgente che migliori le prestazioni della macchina operativa per la prevenzione, consolidandone il funzionamento. Nella consapevolezza del grande lavoro che le amministrazioni pubbliche – Ministero, Regioni e Autorità distrettuali – oggi svolgono. Occorre aumentare la quantità e qualità di risorse tecniche e professionali che operino nelle amministrazioni competenti ai vari livelli. Occorre intervenire normativamente su alcuni aspetti legislativi in materia di espropri e autorizzazioni ambientali per rendere più rapida l’approvazione e l’attuazione dei progetti. Occorre rafforzare il ruolo di coordinamento del Ministero e dotare Comuni, Province e Regioni di supporti tecnici adeguati alla sfida. Occorre implementare il sistema Rendis (un passo avanti importante realizzato negli anni passati) utilizzando le tecnologie satellitari e lasciando alle amministrazioni un maggiore margine di selezione ai fini della lettura migliore del rischio idrogeologico e dell’emergenza. Col decreto porteremo a sistema le innovazioni introdotte nel Dl Semplificazioni e nel DPCM “Criteri degli interventi” prossimo all’approvazione».

Il sottosegretario ha concluso: «La predisposizione de decreto sta avvenendo in un rapporto di costante consultazione preliminare con tutti i livelli istituzionali coinvolti e competenti: di intesa con il ministro Sergio Costa, abbiamo già svolto incontri con Conferenza delle Regioni, Unione dei Comuni Montani, Unione delle Provincie, Autorità distrettuali e Associazione Nazionale dei Comuni, i quali stanno inviando le loro proposte per la redazione de testi del decreto in un clima di proficua collaborazione istituzionale. Siamo anche in contatto con le Commissioni Ambiente di Camera e Senato che hanno a loro volta programmato audizioni sul dissesto. Attualmente, sulla base degli ultimi monitoraggi sulla spesa, siamo in grado di dire che nel decennio 2010/2020, su circa 4 miliardi programmati, le Regioni hanno impegnato circa il 60% delle risorse: dobbiamo tutti fare di più e meglio. La difesa delle comunità dal rischio idraulico e geologico non ha colori politici o partitici».