Ispra, il 90% dei comuni in Sicilia e Calabria sono in aree a pericolosità da frana elevata

Ponte sullo Stretto, Renzi rilancia: «Utile, sicuramente verrà fatto. Anche per i treni»

Nel 2010, alla Leopolda, per il premier in pectore rappresentava invece una brutta pagina da chiudere

[3 Marzo 2016]

Il ponte sullo Stretto di Messina si sta trasformando in un pallino per il premier Matteo Renzi. Dai tempi di berlusconiana memoria venne resuscitato per la prima volta dall’attuale governo due anni fa, a pochi mesi dal suo insediamento. Allora il ministero delle Infrastrutture smentì, nell’imbarazzo generale. Fino a quando, nel novembre scorso, l’imprimatur non arrivò direttamente dal premier: «Il ponte sullo Stretto si farà, diventerà un bellissimo simbolo dell’Italia». Nei giorni in cui uscì la notizia Messina era senz’acqua, vittima del dissesto idrogeologico a causa di una nuova frana. Oggi il presidente del Consiglio si ripete.

«Sicuramente il ponte sullo Stretto verrà fatto prima o poi – ha dichiarato Matteo Renzi a Isoradio, come riporta l’Ansa – L’importante è che prima portiamo a casa i risultati di opere incompiute. Sul ponte dello Stretto si è giocato un derby ideologico tra fautori e detrattori totalmente privo di aderenza alla realtà perché se ci mettiamo un pizzico di buonsenso, prima mettiamo a posto le strade in Sicilia. In prospettiva personalmente non ho niente contro il Ponte, anzi lo ritengo utile, l’importante è capire tempistica, costi, collegamento e quando ci sarà dovrà essere anche per i treni. Dovrà essere un pezzo della struttura di Alta velocità del Paese. Perché abbiamo la struttura ad alta velocità migliore al mondo».

Una valutazione opinabile, mentre «un pizzico di buonsenso» dovrebbe suggerire quanto uno spreco da 8 miliardi di euro per un’opera inutile se non pericolosa non rappresenti l’investimento migliore per il Paese, né oggi né poi. Lo stesso Matteo Renzi, prima che divenisse premier, bocciò l’ipotesi. Oggi pare aver convintamente cambiato idea.

Il ministro dei Trasporti Delrio si sforza ogni volta di dire che la costruzione del Ponte sullo Stretto non è all’ordine del giorno e deve essere abbastanza sorpreso dalle affermazioni di Renzi, visto che  nel 2010, alla Leopolda che lanciò il rottamatore Renzi come stella del panorama politico italiano, fu approvata la Carta di Firenze nella quale si leggeva: «Ci accomuna  il bisogno di cambiare questo Paese, un Paese dalla parte dei promettenti e non dei conoscenti. Che permetta le unioni civili, come nei Paesi civili; che preferisce la banda larga al Ponte sullo Stretto».

Due anni dopo Renzi era ancora più preciso e deciso: «Continuano a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina, ma io dico che gli 8 miliardi li dessero alle scuole per renderle più moderne e sicure» e durante la campagna per le primarie contro Bersani era stato lapidario: «Il ponte sullo Stretto è una brutta pagina da chiudere».  Ma ora quella pagina l’ha ancora una volta riaperta.

Insomma, Renzi sa benissimo che parlare di Ponte sullo Stretto è come discutere di fare una cattedrale di vetro in mezzo allo sfasciopendulo del nostro territorio meridionale assassinato dal cemento. A non essere cambiate sono infatti le condizioni in cui versano il territorio calabrese e quello siciliano, che il ponte vorrebbe unire. Nel rapporto Ispra “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio 2015” , appena pubblicato, si dedica ampio spazio all’analisi dei fenomeni franosi. Le frane censite nell’Inventario italiano (al 2014) sono «528.903 e interessano un’area di 22.176 kmq , pari al 7,3% del territorio nazionale». Una fetta rilevante riguarda Sicilia e Calabria, sia quantitativamente sia qualitativamente tanto che l’Ispra annovera la provincia di Messina tra quelle più colpite da eventi franosi nel periodo 2010-2014. Calabria e Sicilia, sottolinea l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, presentano il 90% dei comuni «interessati da aree a pericolosità da frana P3 e P4 e idraulica P2», ovvero pericolosità idraulica media e pericolosità da frana elevata o molto elevata.

Intervenendo ieri alla presentazione del rapporto Ispra, il sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani ha assicurato come il governo nella lotta al dissesto idrogeologico stia «passando dalla fase dell’emergenza alla programmazione. Il supporto che Ispra ci fornisce è molto valido dal punto di vista scientifico ed è fondamentale per la nostra attività di programmazione. Frane e alluvioni ci saranno sempre, ma lavorando in questa maniera gli effetti potranno essere diminuiti o addirittura prevenuti». Stando così le cose, forse sarebbe utile se anche il premier desse un’occhiata al rapporto dell’Ispra, prima di tornare a rilanciare il ponte sullo Stretto di Messina.

di Umberto Mazzantini e Luca Aterini