Zanchini: «Deregulation e commissari per le opere pubbliche. All’Italia serve l’opposto: procedure che garantiscano qualità dei progetti, trasparenza e sicurezza dei lavoratori»

Sblocca cantieri, Legambiente: si torna alla fallimentare stagione della legge Obiettivo

Fillea Cgil: no allo sblocca-porcate che aumenterà infortuni e lavoro irregolare

[7 Giugno 2019]

Nonostante poche ore prima, nella sua relazione annuale in Parlamento, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone avesse denunciato il preoccupante boom delle imprese interdette per mafia e avesse avvertito che il decreto sblocca cantieri – stravolto da  modifiche, emendamenti e subemendamenti – «Aumenta certamente il rischio di scelte arbitrarie, se non di fatti corruttivi», il Senato ha approvato il superemendamento al Dl Sblocca cantieri che modifica alcuni punti del codice degli appalti. Ora il testo passa ora alla Camera e deve essere approvato entro il 17 giugno.

Durissimo il commento del vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini: «E’ decisamente un pessimo e pericoloso compromesso tra le due forze al governo del Paese che unisce l’idea di una deregulation per tutti i lavori fino a un milione di euro a quella di tornare ad appalti integrati e commissari per le grandi opere come nella fallimentare stagione della legge Obiettivo del 2001».

Per Legambiente  è «Particolarmente grave il fatto che il testo non preveda gare per l’assegnazione di opere fino a un milione di euro, ma che queste vengano assegnate in base a semplici trattative con imprese scelte dagli enti pubblici, e che venga meno l’obbligo di indicare preventivamente nell’offerta le imprese destinatarie dei subappalti».

Zanchini evidenzia che «Abolendo le gare, si cancella ogni trasparenza della procedura lasciando ampi margini alle infiltrazioni della corruzione. Lo stesso ragionamento vale per l’abolizione dell’indicazione preventiva delle imprese destinatarie dei subappalti, di cui il testo allarga peraltro il campo delle possibilità. È proprio l’indicazione preventiva delle imprese ad aver consentito in questi anni di mettere un argine alla penetrazione di ditte legate alla criminalità organizzata; parliamo infatti di lavori su cui spesso mettono le mani le ecomafie, come il trasporto di rifiuti e il movimento terra. Non è di questo tipo di riforme che ha bisogno l’Italia ma di procedure che garantiscano qualità ed efficacia delle opere nei territori, trasparenza per premiare le imprese più capaci, sicurezza dei lavoratori».

E infatti il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi attacca Salvini e Di Maio: «La mediazione raggiunta tra Lega e 5 Stelle allungherà forse di qualche mese la vita del governo, ma certo non riduce le porcate e sicuramente ridurrà la vita di chi sta in un cantiere. Per questo continuiamo a chiedere al Parlamento di non votare il ritorno al massimo ribasso, la liberalizzazione dei sub-appalti nei consorzi o l’aumento della percentuale negli altri casi, il ritorno al general contractor, la privatizzazione di fatto della progettazione perché sarà impossibile per una stazione appaltante pubblica priva di personale tecnico portarla avanti, la riduzione delle spese per la sicurezza (che finiscono nell’offerta complessiva), il ritorno alla spesa allegra e quindi alla lievitazione dei costi e alle incompiute. Come sindacato dobbiamo attrezzarci subito per una nuova stagione di accordi, a livello territoriale e con le stazioni appaltanti pubbliche, per ridurne al massimo gli effetti negativi, soprattutto in termini di rispetto dei contratti di lavoro, lotta al massimo ribasso, tutela della salute e sicurezza dei lavoratori».

E Genovesi ha lanciato un appello «alle grandi stazioni appaltanti, ai sindaci, ai presidenti di Regione per una nuova stagione di protocolli che valorizzino e tutelino il lavoro, la sicurezza, la legalità. Come Fillea Cgil già nei prossimi giorni inoltre ci attrezzeremo per rafforzare le nostre capacità di vertenza sindacale, ma anche legale, attivando al massimo i nostri rappresentanti per la sicurezza, i nostri avvocati, tutte le nostre strutture, perché una cosa è certa: mentre non si aprirà un solo cantiere in più aumenteranno i casi di infortunio e di lavoro irregolare e quindi aumenteranno i casi di denunce, vertenze sul rispetto dei contratti di lavoro, attivazione delle responsabilità in solido. Per la Fillea la battaglia non si fermerà anche qualora il Parlamento italiano dovesse, per meri interessi di poltrona, dare il via libera a questo sblocca-porcate».