La macchina dei soccorsi pienamente all’opera. Via sms donati 10 milioni di euro

Terremoto, dopo la paura si (ri)pensa alla prevenzione: Renzi lancia il progetto Casa Italia

Geologi: «22 milioni di persone a rischio sismico, dal dopoguerra danni per circa 200 miliardi di euro. Non possiamo più continuare così»

[29 Agosto 2016]

Dopo il terremoto di magnitudo 6.0 avvenuto alle ore 03:36 italiane del 24 agosto che ha portato morte e distruzione ad Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto – per citare soltanto i paesi più colpiti – la Rete sismica nazionale dell’Ingv ha registrato almeno altre 2.220 scosse nell’area, con magnitudo compresa tra 3.0 e oltre 5.0. Le vittime accertate sono 290 (10 i dispersi), mentre altre 238 sono state tratte in salvo dalle macerie dai soccorritori. Numeri di una tragedia che non accenna a finire, ma che ancora una volta riesce a mostrare il volto migliore di un Paese unito nell’emergenza: sangue, soccorsi, beni di prima necessità e soldi (10.041.730,00 sono gli euro raccolti finora attraverso il numero solidale 45500) sono arrivati sostanziosi da ogni parte d’Italia.

Non è ancora tempo di asciugare le lacrime, ma è già giunto quello di ricostruire e investire in prevenzione. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella sua eNews odierna, scandisce i tre step: «L’emergenza, la ricostruzione, la prevenzione. Tre fasi diverse, tre cantieri diversi, tre responsabilità diverse. Ma l’impegno comune di far vedere il volto migliore dell’Italia». Gli interrogativi, come sempre dopo il dramma, riguardano il come e il quando.

«Il 60% del patrimonio edilizio italiano è stato realizzato prima della Legge 64/1974 – ricorda Paolo Spagna, vicepresidente della Fondazione centro studi del Consiglio nazionale dei geologi –  che ha introdotto le norme tecniche per la costruzione in aree sismiche. Bene fa lo Stato a continuare a supportare con incentivi e detrazioni fiscali tutte queste opere antisismiche, ma purtroppo non basta. La strada maestra è e rimane la prevenzione. Riduce fino al 10% i costi generali e limita il rischio di perdite umane tra i 22 milioni di persone che vivono in zone ad elevato rischio sismico. La mancata prevenzione del rischio sismico è costata all’Italia dal dopoguerra ad oggi quasi 200 miliardi di euro e un numero impressionante di vittime. Non possiamo più continuare così».

Per cambiare finalmente registro, il premier Renzi annuncia un progetto denominato “Casa Italia”, dove con “casa” è da intendersi proprio il nostro bellissimo quanto maltrattato Paese. Il presidente del Consiglio lo definisce «un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni, come ieri mi diceva con lucidità e visione un grande italiano quale Renzo Piano. Ma il fatto che sia un progetto a lungo termine, non è un buon motivo per non iniziare subito». Da che cosa sarà composto?

Il progetto parte dal presupposto che «l’idea iper razionalistica di chi in queste ore dice “rischio zero” è inattuabile», sottolinea il premier. «La pretesa di tenere sotto controllo la natura è miope e persino assurda», e da qui la necessità improrogabile della prevenzione. Tema multiforme e assai complesso, con la pressante speranza che, una volta declinato in salsa italiana, non si tramuti in caos. Al proposito sarà necessario vigilare.

«In Casa Italia – anticipa infatti il premier – immagino di inserire non solo i provvedimenti per l’adeguamento antisismico ma anche gli investimenti che stiamo facendo e che continueremo a fare sulle scuole, sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sui depuratori, sulle strade e sulle ferrovie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti sportivi e la banda larga, sull’efficientamento energetico, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui simboli della nostra comunità».

Un progetto che si annuncia in bilico tra la rivoluzione e l’accozzaglia. I pregressi – ad esempio, il Piano contro il dissesto idrogeologico presentato dall’attuale governo – suggeriscono cautela, con i geologi che anche in questo frangente tornano a sottolineare la necessità di «leggi snelle, che semplifichino l’iter burocratico di avvio dei lavori nelle zone terremotate, cogliendo ciò che di buono è stato fatto per esempio dopo il terremoto in Emilia-Romagna del 2012». Vedremo. Per ora prevale inevitabilmente lo scetticismo: «Chissà per quanto tempo, a valle di quest’ultimo evento sismico che ha colpito il centro Italia sentiremo parlare di sicurezza sismica – chiosa amaro Spagna – Ancora una volta si ripartirà da zero, come se fossero cose mai dette, come se la popolazione intera si potesse prendere in giro».

Nel frattempo, rimane apprezzabile l’apertura al confronto da parte del presidente del Consiglio. Renzi annuncia che Casa Italia sarà presentato «nei prossimi giorni» a «tutti i soggetti interessati, ai professionisti, ai rappresentanti di comuni e regioni, ai sindacati e alle associazioni di categoria, agli ambientalisti e ai costruttori», per un «progetto che coinvolga concretamente – non a chiacchiere – tutti i cittadini interessati a dare una mano alla comunità del nostro Paese. Abbiamo decine di argomenti su cui possiamo dividerci e litigare; su questo lavoriamo insieme». La società civile è già all’opera.