Corte dei conti europea, «Occorre fare di più per il controllo della pesca nell’Ue»

Ispezioni anche in Italia, l’Ue non dispone ancora di un sistema di controllo efficace

[30 Maggio 2017]

Secondo la relazione speciale “Controllo della pesca nell’UE: occorre intensificare gli sforzi” presentato oggi dalla  Corte dei conti europea, «Occorrono maggiori sforzi affinché l’Ue disponga di un sistema di controllo della pesca efficace».

La Corte dei conti europea ricorda che «La politica comune della pesca (Pcp) punta a garantire la sostenibilità a lungo termine degli stock ittici e del settore della pesca. Molti stock sono ancora oggetto di pesca eccessiva per cui occorrono sforzi costanti per un’efficace gestione della pesca. La Pcp comprende perciò «misure tese a limitare la capacità delle flotte pescherecce e a gestire la pesca con l’imposizione di limiti alle catture, come i contingenti, e all’attività di pesca, come le restrizioni allo sforzo di pesca o le norme tecniche per talune attività di pesca. Il successo della Pcp richiede la definizione e l’applicazione di un sistema di controllo efficace. Il regime di controllo è stato riformato l’ultima volta nel 2009 per ovviare alle gravi debolezze rilevate dalla Corte dei conti europea nella relazione speciale n. 7/2007».

A giudizio della Corte, «Gli Stati membri e la Commissione europea hanno compiuto progressi nell’ultimo decennio; tuttavia, l’UE non dispone ancora di un sistema di controllo della pesca sufficientemente efficace a supporto della politica comune della pesca».

Gli auditor della Corte hanno visitato 4 Stati membri: Spagna, Francia, Italia e Gran Bretagna (Scozia) e dicono che «Nessuno di questi quattro Paesi aveva verificato a sufficienza l’esattezza dei dati relativi alla capacità della propria flotta peschereccia né delle informazioni sui pescherecci contenute nei rispettivi registri delle flotte. Nessuno aveva verificato il tonnellaggio dei pescherecci e due non avevano verificato la potenza motrice». Inoltre, la Corte ha rilevato «Significative discrepanze tra i dettagli relativi ai pescherecci riportati nei registri delle flotte e quelli contenuti nei documenti giustificativi».

Per la Corte, «Nel complesso gli Stati membri esaminati hanno adeguatamente attuato le misure di gestione della pesca. I sistemi di controllo dei pescherecci via satellite hanno fornito informazioni utilissime per il monitoraggio ed il controllo delle attività di pesca. Tuttavia, per effetto delle esenzioni previste dal regolamento sul controllo, l’89% della flotta Ue non è stato monitorato, impedendo così una gestione efficace della pesca in alcuni settori e per talune specie».

Janusz Wojciechowski, il membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione, ha detto che «Gli Stati membri non hanno ancora dato piena attuazione al regolamento sul controllo della pesca nell’Ue ed occorre modificare alcune disposizioni normative se si vuole che gli Stati membri attuino un controllo efficace delle attività di pesca».

Il rapporto sottolinea che «Gli Stati membri hanno gestito in modo soddisfacente l’utilizzo dei contingenti di pesca. Tuttavia, quando hanno affidato alle organizzazioni di produttori la gestione della distribuzione dei contingenti, non sempre erano a conoscenza dei criteri da queste utilizzati. Questa scarsa trasparenza ha reso difficile individuare i reali beneficiari delle possibilità di pesca, valutare eventuali potenziali impatti negativi sull’ambiente e sulle economie locali, nonché adottare, ove necessario, misure correttive». La Corte ha rilevato anche «Esempi di buone pratiche, in cui le organizzazioni professionali di pescatori hanno chiesto ai propri membri di osservare misure di conservazione supplementari, ma più mirate rispetto a quelle previste dalla politica comune della pesca. I dati sulle attività di pesca raccolti nel quadro del regolamento sul controllo non erano sufficientemente completi ed attendibili». Secondo la Corte, «I dati sulle catture relativi ai pescherecci che compilano dichiarazioni in formato cartaceo, una quota significativa della flotta dell’Ue, erano incompleti e spesso registrati in maniera non corretta. Esistevano significative discrepanze tra gli sbarchi dichiarati e le successive note di prima vendita. Due dei quattro Stati membri visitati non hanno condiviso e tracciato in misura sufficiente le informazioni sulle attività svolte dai pescherecci di uno Stato membro di bandiera nelle acque di un altro. I processi di convalida dei dati applicati dagli Stati membri erano insufficienti. Inoltre, vi erano significative differenze tra i dati sulle catture totali registrati dagli Stati membri e quelli di cui disponeva la Commissione».

In generale, gli Stati membri visitati hanno pianificato e condotto le ispezioni sulle attività di pesca in modo soddisfacente ma la Coorte lamenta il fatto che «Gli ispettori non avevano però un accesso in tempo reale alle informazioni sui pescherecci, il che riduceva l’efficacia delle ispezioni e, anche se erano state definite procedure standard per le ispezioni, queste non venivano sempre applicate. I risultati delle ispezioni non erano sempre correttamente comunicati e le sanzioni applicate non fungevano sempre da efficace deterrente. Il sistema a punti, un’innovazione fondamentale per garantire un trattamento equo degli operatori di pesca, non era applicato in modo uniforme nei diversi Stati membri e persino all’interno di uno stesso Stato membro».

Per questo la Corte formula una serie di raccomandazioni alla Commissione europea ed agli Stati membri, riguardanti «il miglioramento dell’affidabilità delle informazioni sulle flotte pescherecce, il monitoraggio delle misure di gestione della pesca, l’affidabilità dei dati sulla pesca e le ispezioni e le sanzioni».