Covid-19, per Efsa–Ecdc tutti gli allevamenti di visoni sono considerati a rischio

LAV: Fashion Spillover. Chiudere immediatamente tutti gli allevamenti di visoni

[19 Febbraio 2021]

Il nuovo rapporto “Monitoring of SARS-CoV-2 infection in mustelids” pubblicato dall’European food safety authority (Efsa) e dall’European centre for disease prevention and control (ECDC), raccomanda «il rilevamento precoce di SARS-CoV-2 (coronavirus) negli allevamenti di visoni dell’Unione europea come obiettivo prioritario delle attività di monitoraggio».

Il rapporto Efsa/ECDC, richiesto dalla Commissione europea dopo ai focolai epidemici di SARS-CoV-2 verificatisi nel 2020 negli allevamenti di visoni in diversi Paesi europei, propone alcune strategie di monitoraggio che contribuiranno a prevenire e controllare la diffusione della malattia, a cominciare  dal  rilevamento precoce del nuovo coronavirus negli allevamenti di visoni dell’Unione europea come obiettivo prioritario delle attività di monitoraggio. Al gennaio 2021 il virus era stato rilevato in 400 allevamenti di visoni in 8 Paesi dell’Unione europea e dello s Spazio ecionomico europeo: 290 in Danimarca, 69 nei Paesi Bassi, 21 in Grecia, 13 in Svezia, 3 in Spagna, 2 in Lituania, 1 in Francia e in Italia.

Il rapporto evidenzia che «Tutti gli allevamenti di visoni vanno considerati a rischio di SARS-CoV-2» e che «Il monitoraggio dovrebbe comprendere, oltre alla sorveglianza passiva da parte di allevatori e veterinari, misure attive come test sugli animali e sul personale».

Commentando il rapporto, la Lega antivivisezione (LAV) ha ricordato che  «In prossimità della stagione riproduttiva dei visoni, che in Italia dovrebbe ripartire alla fine di questo mese, a seguito della scadenza (il 28 febbraio) della temporanea sospensione disposta dal Ministro della Salute, destano gravi preoccupazioni le Valutazioni del Rischio per la salute pubbliche diffuse dalle organizzazioni internazionali. Fao, Oms, Oie hanno classificato come rischio elevato:  il rischio di introduzione e diffusione del virus negli allevamenti di visoni; il rischio di spillover da visoni di allevamento a uomo; Il rischio di trasmissione di SARS-CoV-2 da visoni di allevamento ad animali selvatici. Mentre l’efsa ha concluso il proprio Risk Assessment con il monito: “Tutti gli allevamenti di visoni dovrebbero essere considerati potenziali serbatoi del coronavirus. Le misure di biosicurezza e di sorveglianza (sia osservazione clinica degli animali che test diagnostici) non sono servite ad arginare la diffusione del virus e la formazione di varianti poi ritrovate anche nella popolazione».

Per questo, la Lav chiede nuovamente al ministro della salute Roberto Speranza: «Stop agli indugi, dopo la temporanea sospensione al 28 febbraio ora è necessario decidere per il divieto permanente, nell’interesse degli animali e della salute pubblica!»

Oggi la Lav hsa presentato il rapporto “Fashion Spillover – Covid e Visoni, Responsabilità della industria della pelliccia e delle istituzioni” secondo il quale la diffusione della epidemia di coronavirus tra gli allevamenti di visone «ha dimostrato come il contesto di allevamento intensivo offra le condizioni ideali per lo sviluppo di epidemie. L’Industria “della pelliccia”, crudele, anacronistica, insalubre ne è totalmente responsabile.  Ma grave è anche la disattenzione del Ministro della Salute che, accompagnato da un Comitato tecnico scientifico impegnato a chiudere piscine, palestre e ristoranti, non si è reso conto che gli allevamenti di visoni sono gli unici serbatoi del coronavirus ancora aperti. Per tutto il 2020 abbiamo visto un intervento delle Istituzioni, tardivo, inefficace o addirittura assente (anche da parte delle Regioni interessate dalla presenza di allevamenti di visoni)».

Nella prima parte, il nuovo rapporto, curato da Simone Pavesi responsabile LAV area moda animal free, descrive la cronologia della diffusione dell’epidemia di coronavirus tra gli allevamenti di visoni in Europa e Nord America, i provvedimenti adottati dai diversi  governi, le valutazioni scientifiche dalle autorità sanitarie nazionali e dagli organismi internazionali e il contesto italiano: «con il primo focolaio in un allevamento a Cremona, l’investigazione della LAV negli allevamenti di visoni, l’indagine amministrativa che ha consentito di acquisire una significativa mole di dati e informazioni altrimenti non rese pubbliche dalle autorità sanitarie, come i costi che gravano sulla Sanità Pubblica per il monitoraggio di questi allevamenti)».

La seconda parte del rapporto è un atto di accusa contro l’industria delle pellicce, colpevole di «aver  progettato un sistema di sfruttamento degli animali basato sull’allevamento intensivo e che, nel tempo, ha creato le condizioni ottimali per la nascita e la diffusione della epidemia di coronavirus. Un sistema malato e “tutelato” da auto-certificazioni cosiddette “responsabili” ma che di responsabile non hanno proprio nulla».

Il Rapporto “Fashion Spillover” si conclude con un duplice appello, alle aziende della moda e alle istituzioni: «Stop all’uso e al commercio di pellicce, e definitiva chiusura degli allevamenti di visoni».