Gli animalisti a governo e Commissione Ue: cambiare il rapporto con gli animali per prevenire future pandemie e crisi ambientali

Da Animal Equality, Essere Animali, Lav e Ldnc richieste e indicazioni per gli animali e per favorire il miglioramento del Green Deal europeo

[13 Maggio 2020]

Animal Equality, Essere Animali, Leaga antiviviseziine (Lav) e Lega nazionale per la difesa del cane (LNDC) hanno inviato le loro raccomandazioni al governo italiano e alla Commissione europea chiedendo di sostenerle e di promuoverne l’integrazione nel Green Deal europeo.

I temi centrali delle lettere inviate dalle organizzazioni italiane alle istituzioni sono due: «Un bando definitivo del commercio di animali esotici e l’abbandono di forme intensive di allevamento all’interno dell’Unione Europea, provvedimenti fondamentali per proteggere la salute delle persone, la biodiversità e gli animali».

Le 4 associazioni animaliste sono convinta che «Le decisioni prese dalla leadership odierna tracceranno il destino delle generazioni future e del nostro Pianeta, soprattutto in tema ambientale, animale e di salute pubblica. Il Covid-19 lo ha messo chiaramente in evidenza: non possiamo più occuparci della salute pubblica senza rivedere il modo in cui ci rapportiamo agli animali, dall’allevamento alla loro commercializzazione. Il 70% delle malattie infettive che hanno colpito gli esseri umani negli ultimi decenni sono infatti di origine animale, e il Covid-19 non fa eccezione. Specificamente, è opinione diffusa che il SARS-COV-2, il virus alla base di questa sindrome, abbia fatto il salto di specie dagli animali selvatici all’essere umano come conseguenza della promiscuità in cui vengono tenute diverse specie animali nei “wet market” asiatici».

Ma gli animalisti avanzano anche un’altra ipotesi: «Tuttavia, la malattia potrebbe aver avuto origine anche qui, sul territorio europeo. L’Unione Europea è infatti una delle principali destinazioni per la vendita di animali esotici “da compagnia”, tra cui primati, rettili e anfibi, commercializzati e trasportati spesso illegalmente e senza controlli sanitari.Ma non è tutto. La prossima pandemia infatti, potenzialmente peggiore di quella attuale, potrebbe originarsi da quella che oggi è la modalità di produzione alimentare standard nelle parti più sviluppate del mondo: gli allevamenti intensivi. I miliardi di animali allevati annualmente in condizioni intensive (migliaia di miliardi, se si considerano i pesci in acquacoltura) costituiscono serbatoi naturali e veicoli di virus potenzialmente pericolosi, se non devastanti, per l’essere umano».

E’ per questo che Animal Equality, Essere Animali, Lav e Lndc indicando a governo italiano e Commissione Ue una serie di istanze fondamentali circa questi temi, cruciali per il nostro futuro. Tra queste: «L’immediata restrizione del commercio di animali selvatici in Europa; L’introduzione di un piano d’azione per il bando definitivo della commercializzazione della fauna selvatica; La riforma della PAC in modo che il denaro pubblico non sia più destinato a metodi di allevamento intensivi ma piuttosto alla riconversione delle attività; L’inserimento del benessere animale come pilastro a sé stante per un cambiamento reale delle condizioni di vita degli animali; Il sostegno concreto ad agricoltori e ricercatori impegnati nello sviluppo di proteine vegetali».

Le organizzazioni. Animaliste concludono: «La situazione in cui ci troviamo oggi mostra chiaramente che dobbiamo cambiare il nostro rapporto con la natura e con gli animali, ai quali infliggiamo crudeltà e sofferenze inaudite. Per eliminare future pandemie e rischi enormi per la salute pubblica e per la tenuta economica del nostro Pianeta è necessario eliminare proprio queste crudeltà sugli animali. Per questo chiediamo che l’Italia faccia proprie le seguenti raccomandazioni nella sua posizione Europea e incoraggi la Commissione Europea a integrarle nelle strategie Biodiversity to 2030 e Farm-to-Fork all’interno del Green Deal europeo. Un futuro migliore è possibile anche grazie alle decisioni che prenderemo oggi».