La pesca e l’acquacoltura duramente colpite in tutto il mondo dalla pandemia di Covid-19

Rapporto Fao: si prevedono danni ancora maggiori perché l'offerta e il consumo risentono dei lockdown

[3 Febbraio 2021]

Secondo il nuovo rapporto  “The impact of COVID-19 on fisheries and aquaculture food systems”, presentato durante la 34esima sessione del Committee on Fisheries (COFI) ospitata dalla FAo,  « La pesca e l’acquacoltura globali sono state duramente colpite dalla pandemia di Covid-19 e potrebbero subire ulteriori danni nel 2021 poiché i lockdown influiscono sull’offerta e sulla domanda in tutto il settore».

La Fao prevede che l’offerta e il consumo di pesce  e le entrate commerciali  che ne derivano, nel  2020 siano diminuiti a causa delle restrizioni di spostamento e commercio causate dalla pandemia, mentre la produzione globale dell’acquacoltura dovrebbe essere diminuita di circa l’1,3%, il primo calo registrato dal settore in diversi anni.

La vicedirettrice generale della Fao, Maria Helena Semedo, ha sottolineato che «La pandemia ha causato sconvolgimenti diffusi nel settore della pesca e dell’acquacoltura in quanto la produzione è stata bloccata, le catene di approvvigionamento sono state interrotte e la spesa dei consumatori limitata da vari lockdown. Le misure di contenimento hanno provocato cambiamenti di vasta portata, molti dei quali probabilmente persisteranno a lungo termine».

Anche se il cibo non è responsabile della trasmissione del Covid-19 alle persone, il rapporto sottolinea che «Ogni fase della catena di approvvigionamento della pesca e dell’acquacoltura è suscettibile di essere bloccata o interrotta dalle restrizioni di contenimento. I prezzi aggregati per il 2020, misurati dall’indice dei prezzi del pesce, sono in calo di anno in anno per la maggior parte delle specie commercializzate. Anche la chiusura di ristoranti e hotel in molti Paesi ha portato a un calo della domanda di prodotti ittici freschi».

La Samedo evidenzia che «L’impatto è stato significativo nei ppaesi in via di sviluppo, in particolare quelli con grandi settori informali, dove i lavoratori e le comunità artigianali e su piccola scala dipendono dalla pesca per la loro sicurezza alimentare e il loro sostentamento. Hanno sopportato il peso delle restrizioni».

Il rapporto Fao fa notare che nell’acquacoltura ci sono prove crescenti che la produzione invenduta si tradurrà in un aumento dei livelli di stock ittici vivi, creando costi più elevati per l’alimentazione e una maggiore mortalità dei pesci. Le industrie con cicli di produzione più lunghi, come quella del salmone, non sono in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti della domanda.

Anche le catture globali della pesca dovrebbero essere leggermente diminuite nel 2020 perché, nel complesso, c’è stato uno sforzo di pesca ridotto a causa delle restrizioni legate al Covid-19 per gli equipaggi dei pescherecci e per le cattive condizioni di mercato.

Inoltre, come risultato del Covid-19, le preferenze dei consumatori sono cambiate: «Mentre la domanda di pesce fresco è diminuita – dice la Fao – la domanda dei consumatori di prodotti confezionati e surgelati è cresciuta, poiché le famiglie cercano di fare scorta di cibo non deperibile».

Prima della pandemia, il settore era in generale tendenza al rialzo. Nel 2018, la produzione mondiale di pesca e acquacoltura (escluse le piante acquatiche) aveva raggiunto il record storico di quasi 179 milioni di tonnellate. La pesca di cattura, con 96,4 milioni di tonnellate, rappresentava il 54% del totale, mentre l’acquacoltura, con 82,1 milioni di tonnellate, il 46%. E negli ultimi decenni, il consumo di pesce è cresciuto in modo significativo fino a una media di oltre 20 chili a persona.

La Fao ha chiesto di ridurre al minimo alle frontiere le misure di restrizione sul commercio di prodotti alimentari per la sicurezza alimentare. Il rapporto invita le organizzazioni di settore e regionali a «lavorare insieme per gestire la pesca e l’acquacoltura durante la pandemia, con misure che supportano la protezione del lavoro e assicurano una rapida ripresa del settore senza compromettere la sostenibilità». Deve anche essere tenuto in considerazione l’impatto del Covid-19 sulle donne, già vulnerabili, come produttrici di alimenti, trasformatori, venditori e assistenti, anche fornendo alle donne sostegni governativi lungo tutta la catena di valore del pesce.

Comunque, per la FAo, «L’incertezza continua a dominare le prospettive per i settori della pesca e dell’acquacoltura, in particolare per quanto riguarda la durata e la gravità della pandemia».

Quest’anno COFI 34 celebra il 25esimo anniversario del Code of Conduct for Responsible Fisheries, uno strumento fondamentale approvato dagli stati membri della Fao e che guida gli sforzi verso una pesca e un’acquacoltura sostenibili in tutto il mondo. La Faio conclude: «Con l’incertezza nel settore causata dalla pandemia e da altre questioni, i principi del codice non sono mai stati più vitali per garantire che il settore della pesca rimanga vitale e sostenibile».