Le 4 guerre mondiali prossime venture per la pesca e le risorse (VIDEO)

In futuro i conflitti per la pesca aumenteranno notevolmente. 4 scenari per aiutare a evitarli

[18 Marzo 2021]

Sembra di leggere un libro di fanta-geopolitica e invece lo studio ”Exploring the future of fishery conflict through narrative scenarios”, pubblicato su OneEarth da un team internazionale di ricercatori guidato da Jessica Spijkers dello Stockolm Resilience Centre della Stockholms universitet e dell’ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies della James Cook University, è un solido lavoro scientifico  che utilizza un approccio narrativo per esplorare i potenziali conflitti per la pesca che in futuro potrebbero scoppiare in tutto il mondo e che «aumenteranno drasticamente a causa di fattori come il cambiamento climatico, la pesca eccessiva e la distruzione dell’habitat».

I 4 scenari alla cui realizzazione ha partecipato un team di esperti internazionali dell’università di British Columbia, Stanford University, Stockholm Environment Institute, Stockholm International Peace Research Institute, università di Denver, Memorial University del Newfoundland e Colorado State University, riguardano 4 regioni nelle quali la guerra per la pesca è una minaccia attuale o minacciata e i ricercatori dicono che «Possono essere utilizzati per supportare il processo decisionale rafforzando la capacità di una migliore governance anticipatoria di un futuro imprevedibile».

In totale, sono stati identificati 22 fattori e condizioni legate all’inizio di una guerra della pesca e tra questi ci sono una governance di bassa qualità, tensioni etniche e una distribuzione ineguale dei benefici.

Le quattro regioni prese in considerazione negli scenari non sono ugualmente vulnerabili ai conflitti per la  pesca: «Ad esempio – fanno notare gli autori dello studio – lo scenario dell’Africa occidentale mostrava il doppio di drivers e condizioni magnified rispetto allo scenario dell’Atlantico nord-orientale. Tuttavia, questo non implica che sia la sola Africa occidentale a richiedere un’attenzione immediata. Il cambiamento climatico e l’aumento della domanda di prodotti ittici sono alcune dei molti trend globali che possono causare guasti sistemici in tutto il nostro mondo sempre più iperconnesso. Un punto importante è che due degli scenari si traducono in situazioni in cui l’aumento del conflitto porta effettivamente a una risoluzione trasformativa del conflitto, uno scenario termina in un punto di intenso conflitto e lo scenario finale porta a un difficile stallo.

Pertanto, la maggiore probabilità di conflitti per la pesca in futuro non significa necessariamente esiti peggiori per le persone e il pianeta. La società globale non può raccogliere la sfida di prevenire le crisi regionali agendo esclusivamente su scala locale; la risposta richiesta deve essere coerente con la nostra conoscenza di sistemi complessi e globalmente interdipendenti».

La base di prove per i quattro scenari è stata assemblata sulla base di un workshop con 11 esperti in governance ambientale, studi sulla pace e sui conflitti, ecologia, pesca, sistemi socioecologici, sviluppo sostenibile, geografia umana, diritto e scienze politiche e di dati sui conflitti e analisi dei documenti.

Gli autori dello studio hanno raccolto i diversi driver, condizioni e trend dalle prove raccolte per creare i quattro scenari utilizzando tecniche di narrazione. Le tecniche di narrazione includono pratiche come l’uso della lente emotiva di un personaggio immaginario influenzato da un futuro mutato, la creazione di trame narrative per mostrare la struttura causale delle informazioni scientifiche in modo intuitivo e l’ingrandimento di alcune tendenze per l’impatto narrativo . Gli scenari si svolgono tra gli anni dal 2030 al 2060. Ecco come e dove:

Scenario: “scramble for the Atlantic”

E’ il 2030. Il cambiamento climatico è rimasto incontrollato e gli stock ittici sono migrati verso nord. Il Regno Unito, ora non più parte dell’Ue, non è riuscito a negoziare accordi di accesso con altri Stati. Il Regno Unito sta tentando di negoziare con la New Nordic Alliance (Islanda, Groenlandia e Isole Faroer) per riottenere l’accesso al pesce al quale tradizionalmente aveva diritti ma al quale  non ha più accesso diretto. L’estensione e l’abbondanza degli stock attuali sono entrambe oggetto di intenso dibattito e disinformazione. La cooperazione scientifica e politica e la neutralità tra le nazioni si sono interrotte, ostacolando la realizzazione di qualsiasi accordo. Le organizzazioni regionali di gestione della pesca sono impotenti e senza sanzioni funzionanti o strumenti di mediazione delle controversie in atto, il diritto internazionale è diventato inefficace. I ministri responsabili della pesca del Regno Unito hanno convocato una riunione diplomatica con i ministri della pesca della New Nordic Alliance nel tentativo di risolvere la crescente tensione.

Esistono numerosi percorsi alternativi per questo scenario, in cui il fattore decisivo è l’impatto economico e politico della Brexit sul Regno Unito. In primo luogo, il crollo economico potrebbe rivelarsi abbastanza significativo da consentire ai cittadini britannici di votare per rientrare nell’Ue, innescando una gestione collaborativa della pesca con l’Ue e altri Stati. In alternativa, la Brexit potrebbe rivelarsi un successo e il Regno Unito potrebbe attuare le migliori pratiche nella gestione della pesca, negoziando pacificamente con altri Stati. D’altra parte, la Brexit potrebbe approfondire ulteriormente le divisioni tra gli Stati e il Regno Unito potrebbe perdere l’Ue come principale mercato di esportazione. In questo percorso alternativo, il Regno Unito potrebbe non essere in grado di negoziare quote di stock e la redditività delle sue attività di pesca potrebbe diminuire in modo significativo.

Scenario: “the remodeled empire”

E’ il 2045. Dopo innumerevoli scontri in mare, nel Mar Cinese Orientale è ora scoppiato un conflitto militare in piena regola. Il detonatore  è stato uno scontro apparentemente accidentale tra un sottomarino cinese con missili balistici a propulsione nucleare e un peschereccio giapponese. Numerose navi sono state sequestrate e affondate, cittadini sono detenuti illegalmente in entrambi i Paesi e più di 200 persone hanno già perso la vita. Molti membri dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) hanno perso la fiducia e la pazienza dopo decenni di pesca illegale, minando i processi pacifici di risoluzione dei conflitti, le controversie territoriali e l’aggressione in mare da parte della Cina. Il Giappone e diversi Paesi dell’ASEAN stanno iniziando a segnalare che non sostengono più l’approccio diplomatico delle Nazioni Unite (Onu) e dell’Ue. Il conflitto è destinato a intensificarsi ulteriormente quando nuovi Paesi entreranno in conflitto aperto. Il Giappone ha chiesto formalmente agli Stati Uniti di mantenere i propri obblighi di difesa ai sensi del Trattato di cooperazione e sicurezza reciproca, e il Carrier Strike Group 5 si sta dirigendo verso la zona di combattimento. Il conflitto sta per estendersi nel già ribollente Mar Cinese Meridionale. E’ stata organizzata una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York per chiedere un’azione concreta e prevenire un’ulteriore escalation.

Un percorso alternativo per questo scenario dipende principalmente dalle politiche di gestione della pesca della Cina. In una traiettoria alternativa, la Cina potrebbe diminuire la sua flotta peschereccia, riducendo di fatto il settore marittimo. La pesca eccessiva e le incursioni delle navi potrebbero essere ridotte in modo significativo e il conflitto potrebbe essere evitato. Come strategia alternativa di sicurezza economica e alimentare, la Cina potrebbe investire ulteriormente nel settore dell’acquacoltura.

Scenario: “oceanic decolonization”

E’ il 2045. Dopo uno scontro mortale tra piccoli pescatori e grossi pescherecci a strascico internazionali, i pescatori di tutta l’Africa occidentale si sono uniti in un movimento chiamato “ocean decolonization” per riprendere il controllo della pesca e delle infrastrutture. Utilizzando il sistema giudiziario per combattere accordi di accesso e investimenti iniqui, stanno ponendo fine a decenni di sovrasfruttamento straniero da parte delle flotte da pesca in acque lontane di Paesi come Spagna e Cina e al controllo delle risorse marine e delle infrastrutture locali, che per decenni sono stati resi possibili dalle trappole del debito e dalla corruzione sistemica. La crescente unità regionale e il sostegno politico internazionale e locale hanno consentito loro di lottare per la rinegoziazione degli accordi di accesso e per il recupero di infrastrutture e risorse. I pescatori dell’Africa occidentale attendono con impazienza un futuro libero dal continuo sovrasfruttamento straniero e ricco di opportunità per coltivare e raccogliere i frutti del mare. Beyan Boakai, il rappresentante della Liberia per la flotta da pesca dell’Africa occidentale, è diventato un eroe locale, celebrato per la sua lotta nel movimento di decolonizzazione degli oceani.

Esistono due percorsi alternativi per questo scenario e dipendono principalmente dalle strategie politiche dei governi dell’Africa occidentale. In uno scenario, i governi dell’Africa occidentale spremono il più possibile le entrate provenienti dalle attività di pesca già sovrasfruttate e la pesca diminuisce, così come la presenza di pescherecci a strascico stranieri. Un’altra alternativa è che i governi dell’Africa occidentale concludano un accordo con la Cina, in base al quale quest’ultima richiami le proprie navi in ​​cambio di accordi di approvvigionamento esclusivo per nutrire la crescente popolazione cinese, influenzando negativamente la sicurezza alimentare locale dell’Africa occidentale.

Scenario: “Polar Renaissance

È il 2060. Un decennio fa, il cambiamento climatico e la corsa alle risorse nell’Artico hanno spinto la regione sull’orlo di un conflitto militare. Il ritiro del ghiaccio marino ha permesso un’espansione in remote terre indigene non sfruttate alla ricerca di combustibili fossili e pesci di nuovo accesso. All’inizio, nuove opportunità economiche hanno attirato i giovani yakuti, i russi, i pescatori industriali e le compagnie energetiche. Tuttavia, la presenza militare russa e la competizione per il pesce hanno fatto aumentare le tensioni politiche e hanno portato a numerosi scontri in mare tra la Russia e gli altri Stati artici. Poi, sull’orlo di un conflitto armato in piena regola, è finalmente esplosa la bolla del carbonio. I prezzi del petrolio e del gas sono crollati e la Russia, che per lungo tempo era stata un petro-Stato, con le sue riserve di liquidità già esaurite dalle spese militari, è stata gravata da un debito che era schizzato alle stelle. Le comunità indigene hanno subito un rapido declino socioeconomico. Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha sfruttato questa opportunità per costringere la Russia a smettere di finanziare il suo potenziamento militare nell’Artico. Il conflitto iniziale e la recessione economica hanno anche catalizzato un processo di riconciliazione artica e di emancipazione indigena a livello regionale. Le riparazioni internazionali per il clima hanno consentito lo sviluppo di un fondo fiduciario artico congiunto per sostenere la trasformazione guidata dagli indigeni.  Nel momento in cui scrivo, Sardana Nikolaev, un’indigena yakuta e CEO di Sakha Fishing, sta guidando la commemorazione celebrativa dell’importanza dell’unità artica in occasione della pietra miliare del quinto anniversario dello storico incontro di riconciliazione artica.

Esistono due percorsi alternativi per questo scenario e dipendono dalle tensioni geopolitiche tra gli Stati artici, nonché dalla vulnerabilità dell’ambiente artico. Nel primo percorso, le tensioni potrebbero crescere a causa di opinioni divergenti sullo Stretto Artico, innescate dal crescente traffico navale. Norvegia e Russia potrebbero anche subire un aumento del conflitto a causa delle controversie intorno alle Svalbard e alla piattaforma continentale circostante. Nel secondo percorso, la vulnerabilità dell’ambiente marino a una grave fuoriuscita di petrolio potrebbe porre fine completamente alla pesca nella regione.

Videogallery

  • Exploring the future of fisheries conflict through narrative scenarios

  • Scramble for the Atlantic - Scenario Animation

  • Polar Renaissance - Scenario Animation