L’Unione europea è il secondo importatore globale di deforestazione tropicale. E l’Italia è seconda nell’Ue

Wwf: soia, olio di palma e carne bovina i prodotti importati dall’Ue di maggior peso nella deforestazione tropicale, seguiti da prodotti legnosi, cacao e caffè

[14 Aprile 2021]

Secondo il nuovo rapporto “Stepping up: The continuing impact of EU consumption on nature” dell’European Policy Office (EPO) del Wwf, basato su dati e approfondimenti compilati dallo Stockholm Environment Institute/Trase. «L’Unione Europea è fra i maggiori importatori al mondo, seconda solo alla Cina, di “deforestazione incorporata” e responsabile delle emissioni di gas serra che questa provoca». Infatti, «Nel 2017, l’Ue è stata responsabile del 16% della deforestazione associata al commercio internazionale. E’ stata superata dalla Cina (24%) ma ha superato l’India (9%), gli Stati Uniti (7%) e il Giappone (5%)».

Michael Lathuillière, a capo del team per la mappatura delle catene di approvvigionamento di Trase e ricercatore allo Stockholm Environment Institute., sottolinea che «La deforestazione tropicale e la conversione degli ecosistemi associate alle importazioni di prodotti agricoli da parte dell’Ue sono state finalmente quantificate per cui non possono essere più ignorate. L’iniziativa Trase è capace di mettere in evidenza gli stretti legami tra le importazioni di materie prime come soia, carne bovina e olio di palma e il rischio di deforestazione e di trasformazione di altri ecosistemi, e quindi promuovere un’azione europea mirata alla riduzione del suo impatto sulla biodiversità e delle emissioni di gas serra».

Il report evidenzia che «Quasi del tutto inconsapevolmente, trasformiamo e consumiamo prodotti provenienti dai paesi tropicali e sub-tropicali che incorporano deforestazione e trasformazione di ecosistemi naturali» e rivela che «L’Italia, in base ai dati del 2017, si è collocata al secondo posto nella classifica degli 8 Paesi europei responsabili dell’80% della deforestazione inclusa nei prodotti, di provenienza tropicale, lavorati e consumati nell’Ue».

Mentre la Commissione Europea sta lavorando ad una proposta legislativa, da sottoporre presto al Parlamento europeo e agli Stati membri, per disaccoppiare dalla deforestazione le importazioni dell’Ue, il report Wwf mette soprattutto in risalto «La necessità che questa legge allo studio prenda in considerazione, oltre agli ecosistemi forestali, anche le praterie, le savane e le zone umide delle stesse regioni, che vengono distrutti per far spazio a campi e pascoli a causa della crescita della domanda di prodotti e del trasferimento delle produzioni agricole e zootecniche dai terreni occupati da foreste verso altri tipi di ecosistemi».

Stepping Up  svela quello che si nasconde dietro le quinte delle importazioni dell’Ue: la responsabilità nella deforestazione tropicale e la distruzione di altri ecosistemi in tutto il mondo e secondo uno dei principali autori principali del reapporto, Anke Schulmeister-Oldenhove, Senior Forest Policy Officer dellEPO del Wwf: «In tutto il mondo, la deforestazione e la trasformazione di ecosistemi naturali stanno alimentando la crisi del clima e della biodiversità. Stiamo segando il ramo su cui siede l’umanità e mettendo a repentaglio la nostra stessa salute. In questo momento l’UE è parte del problema ma, con la giusta legislazione, potrebbe diventare parte della soluzione. La Commissione europea deve usare i dati pubblicati dal Wwf come ultimo appello per Strasburgo e presentare al Parlamento una proposta legislativa, solida ed efficace, per ridurre l’impronta ecologica dell’Ue. Questa legge dovrà impedire a qualsiasi prodotto, realizzato in modo legale o illegale, collegabile comunque alla trasformazione degli ecosistemi, di entrare nei mercati dell’Unione Europea. Il provvedimento dovrà andare ben oltre le misure volontarie per le imprese, fornendo alle aziende regole chiare e attuabili».
Dal rapporto emerge che il secondo posto dell’Ue come più grande importatore di deforestazione incorporata nei prodotti è ua responsabilità «E’ ricollegabile alla deforestazione e trasformazione di 203.000 ettari di terreni naturali, con l’emissione di 116 milioni di tonnellate di CO2. Nel periodo di studio l’Ue ha causato il 16% della deforestazione associata al commercio internazionale, superando India (9%), Stati Uniti (7%) e Giappone (5%). Tra il 2005-2017 la soia, l’olio di palma e la carne bovina sono stati, in termini quantitativi, i prodotti importati dall’Ue di maggior peso nella deforestazione tropicale, seguiti dai prodotti legnosi prelevati da piantagioni, cacao e caffè. Durante questo periodo 8 tra le maggiori economie dell’Ue (nell’ordine: Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Belgio e Polonia) hanno generato, da sole, l’80% della deforestazione collegata alle importazioni Ue dai Paesi tropicali.La domanda di questi prodotti da parte dell’Ue è anche alla base della distruzione di ecosistemi non forestali, come le praterie o le zone umide».

Il report del Wwf  dimostra i chiari legami che ci sono tra i consumi dei Paesi Ue, in particolare di soia e manzo, e la conversione delle praterie in terreni agricoli, come ad esempio negli hotspot della deforestazione del Cerrado in Brasile e del Chaco in Argentina e Paraguay, identificati Questi hotspot di deforestazione sono stati identificati anche in un altro recente rapporto del Wwf: “Deforestation Fronts”.

Nel 2020, quasi 1,2 milioni di persone hanno aderito alla consultazione pubblica dell’Ue sulla deforestazione attraverso la campagna #Together4Forests, promossa da molte ONG, per chiedere una legislazione severa, capace di ridurre il peso dell’Ue nel problema mondiale della deforestazione e distruzione di altri ecosistemi. Il Wwf dice che «La partita ora si gioca nel campo delle istituzioni europee che dovranno dar vita alla nuova legge chiesta a gran voce dai cittadini» e segue da vicino i suoi sviluppi, e recentemente ha anche pubblicato una sua checklist per la nuova legislazione.

Secondo il Panda, «Prima di tutto, la nuova legge comunitaria dovrà garantire che le merci che possono aver contribuito alla deforestazione o alla trasformazione di altri ecosistemi non arrivino a circolare internamente all’Europa; secondariamente che nei Paesi produttori vengano rispettati anche i diritti umani. La legge dovrà prevedere requisiti obbligatori per la due diligence a carico delle imprese, ma anche del settore finanziario, oltre ad assicurare la tracciabilità delle merci interessate e la trasparenza delle catene di approvvigionamento. In parallelo, è essenziale che l’UE rafforzi la sua cooperazione con i paesi produttori per sostenere gli sforzi globali rivolti a porre fine alla deforestazione, alla distruzione della natura e alle violazioni dei diritti umani».

Il Wwf ha avanzato 8 richieste per una nuova legge europea sulla deforestazione: 1. I prodotti e le materie prime introdotti nel territorio europeo devono risultare sostenibili, oltre a essere stati prodotti legalmente in base alle leggi del paese d’origine. 2. Il campo di applicazione della norma comunitaria deve comprendere anche la conversione e il degrado degli altri ecosistemi naturali, oltre alla deforestazione e al degrado delle foreste naturali. 3. La nuova legislazione, sulla base di criteri oggettivi e scientifici, deve riguardare sia materie prime che loro trasformazioni potenzialmente legate alla conversione o al degrado delle foreste e degli ecosistemi naturali. 4. Nessuna violazione dei diritti umani deve essere legata alla raccolta o produzione di materie prime immesse sul mercato dell’Ue. 5.Vengano introdotti requisiti obbligatori per le imprese e il settore finanziario, per garantire la due diligence, la tracciabilità delle materie prime e la trasparenza della catena di approvvigionamento. 6. Vengano fornite definizioni chiare dei termini e dei concetti utilizzati nella legislazione. 7. La nuova legge deve essere applicata e fatta rispettare rigorosamente in tutti gli Stati membri dell’Ue, con sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive. 8. La normativa deve prevedere altre misure, aggiuntive e complementari, per affrontare la distruzione e il degrado delle foreste naturali e di altri ecosistemi naturali.