Peste suina africana: in un anno in Asia morti quasi 5 milioni di maiali

Colpito soprattutto il Vietnam. Casi anche in Europa tra i cinghiali

[9 Agosto 2019]

Il  virus della peste suina africana (ASF) non è pericoloso per l’uomo, colpisce solo i suini (maiali domestici e cinghiali), ma è molto resistente e può sopravvivere per molti anni. La peste suina africana è presente in 6 Paesi asiatici: Cambogia, Cina, Corea del Nord, Laos, Mongolia e Vietnam, dove sono morti o sono stati abbattuti quasi 5 milioni di suini.

La peste suina africana è stata individuata per la prima volta in Africa negli anni ‘20i. L’epidemia si sta lentamente diffondendo anche in Europa tra alcune popolazioni di cinghiali e alcuni Paesi prevedono pesanti restrizioni per limitare la circolazione di questi esemplari.
In Asia è bastato un anno perché l’ASF si espandesse e, secondo gli ultimi dati forniti dalla Fao, «Le perdite attuali rappresentano più del 10% della popolazione suina in Cina, Vietnam e Mongolia».

Ad oggi non esiste un vaccino efficace contro il virus. I suini sani possono ammalarsi per contatto con un altro maiale infetto, in particolare in presenza di sangue. e i  salumi essiccati, surgelati e stagionati sono ad alto rischio di trasmissione del virus. Il virus può essere diffuso tra i suini attraverso la somministrazione di avanzi contenenti carne suina contaminata poco cotta. L’infezione può essere trasmessa anche attraverso le calzature, gli indumenti, gli strumenti o altre attrezzature contaminate dei lavoratori agricoli.

L’osservanza di rigorose misure di biosicurezza può ridurre il pericolo di diffusione o contagio della malattia. Rigorosi controlli alle frontiere possono contribuire a ridurre le possibilità che il virus dell’ASF possa essere introdotto in un Paese.

Per questo, con il sostegno della Fao, altri Paesi asiatici stanno intensificando i meccanismi di prevenzione per evitare l’ulteriore diffusione della malattia».

Juan Lubroth, a capo del servizio veterinario della Fao, conferma che «In commercio non è disponibile alcun vaccino, pertanto dobbiamo tentare altre strade per contrastare il virus.  I Paesi devono vigilare sui confini – terrestri, marittimi e aerei – ed evitare che la malattia penetri e si diffonda con l’introduzione di capi infetti o di prodotti suini contaminati.  I focolai devono essere segnalati immediatamente. Stiamo invitando i Paesi a rischio a implementare efficaci misure di biosicurezza per evitare che capi vivi infetti o prodotti a base di carne suina contaminata attraversino i confini».
Sottolineando l’importanza delle best practices, la Fao invita gli allevamenti colpiti dall’ASF a «non far circolare i loro maiali o prodotti suini, nonché gli operatori zootecnici e le autorità veterinarie a sovrintendere allo smaltimento delle carcasse mediante incenerimento o sotterramento in loco, ed esorta i Paesi ad adottare valide misure di risarcimento per la collaborazione degli allevatori» .

In Asia, l’epidemia sta colpendo in particolare i più vulnerabili – i piccoli agricoltori – che potrebbero non disporre delle competenze o delle risorse per proteggere i loro animali dalla malattia.

La situazione sembra molto preoccupante in Vietnam, dove la filiera suinicola rappresenta quasi il 10% della produzione agricola del Paese e la carne di maiale quasi i tre quarti del consumo di carne. Per tentare di contenere la diffusione della malattia, finora in Vietnam sono stati abbattuti circa 3 milioni di suini sollevando timori che l’ASF possa contribuire a incrementare l’insicurezza alimentare tra le comunità già svantaggiate.

Ma è in Cina che l’ASf potrebbe provocare una vera e propria catastrofe: la Repubblica popolare cinese  conta almeno 26 milioni di allevamenti di suini e circa il 50% della produzione totale di carne suina proviene dai piccoli agricoltori.

Lubroth ricorda che «A causa della malattia alcuni allevatori hanno perso tutto ciò che avevano e potrebbero volerci anni per risollevarsi dagli effetti socio-economici dell’epidemia».

In collaborazione con la  World Organisation for Animal Health (OIE), l’ Emergency Management Centre for Animal Health (EMC-AH) della Fao ha inviato diversi gruppi di intervento ad aiutare i Paesi a contenere la malattia.  I team hanno lavorato con i servizi veterinari e i rappresentanti del governo per incrementare le misure di biosicurezza delle aziende agricole e per fornire consulenza sulle ecniche di abbattimento efficaci nel rispetto degli standard internazionali di benessere animale.
Inoltre, l’EMC-AH ha risposto alle richieste su come tutelarsi dalla malattia provenienti da Paesi asiatici ancora indenni dall’ASF e ha costituito un ASF Incident Command Group per ottimizzare le attività della Fao e diffondere informazioni fondamentali sulla malattia.