Il Natale di sangue pre-elettorale della Repubblica Centrafricana

L’Onu chiede di mettere fine alle violenze. Bande armate all’attacco in diverse città. Caccia francesi sorvolano il Paese

[24 Dicembre 2020]

Ieri, su richiesta del presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra e dell’Onu, caccia francesi hanno sorvolato il territorio della Repubblica Centrafricana (RCA) per dare un segnale alle bande armate che stanno cercando di far saltare le elezioni che dovrebbero tenersi il 27 dicembre. Il presidente francese Emmanuel Macron ha condannato «I tentativi dei gruppi armati e di alcuni leader politici, tra cui François Bozizé (l’ex presidente della RCA, ndr), miranti a fare ostruzione  all’attuazione degli accordi di pace e alla tenuta delle elezioni».

La Francia ha attualmente circa 300 soldati nella Repubblica Centrafricana che addestrano le Forces armées nationales e appoggiano la Mission multidimensionnelle intégrée des Nations Unies pour la stabilisation en République centrafricaine  (Minusca), forte de 11.500 uomini.

7 anni fa, nel dicembra 2013, dopo il colpo di Stato contro Bozizé e la presa del potere da parte di milizie armate Balaka (a maggioranza musulmana), Parigi aveva avviato nella RCA l’opération Sangaris, con 1.600 soldati sotto mandato Onua, per ristabilire la calma mentre le milizie cristiane Anti-balaka  avevano dato il via a un vero e proprio progrom anti-musulmano nella capitale Bangui. l’operazione Sangaris è durata fino al 2016.

Negli ultimi giorni il presidente Touadéra – favorito alle elezioni di domenica – ha ricevuto rinforzi militari dal Rwanda e dalla Russia che il 22 dicembre ha annunciato di aver inviato nella RCA 300 istruttori militari.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, la ex presidente del Cile Michelle Bachelet, si è detta «profondamente allarmata per le informazioni su un’escalation della violenza in Repubblica Centrafricana a qualche giorno delle elezioni previste per il 27 dicembre. La violenza armata in RCA, che è alimentara da attacchi politici e da discorsi d’odio, presenta seri rischi per la sicurezza dei covili e per l’esercizio del diritto di voto».

La portavoce dell’ Office of the High Commissioner for Human Rights (Ohchr), Liz Throssell, ha aggiunto che «In questi ultyimi giorni, numerosi rapporti hanno riportato attacchi contro le forze di sicurezza, i candidati alle elezxioni e gli agenti elettorali. Gli scontri tra gruppi armsati e forze di sicurezza hanno luogo in una vasta zona, compresi dei quartiri vicini alla capitale Bangui. E queste violenze potrebbero provocare lo sfollamento forzato di civili, compreso versi i Paesi vicini. I firmatari dell’accrodo politico di Khartoum del febbraio 2019 non dovrebbero ricorrere alla violenza».

Per questo l’Ohchr si unisce al segretario generale dell’Onu,  António Guterres, nel chiedere a tutte la parti in conflitto nella RCA di mettere fine alla violenza: « Chiediamo anche a tutte le parti, comprese le Forces de sécurité e i gruppi armati, così come le forze internazionali e straniere – ha detto la Throssel, . che rispettino il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale relativo ai diritti dell’uomo applicabili. La protezione dei civili viene prima di tutto».

La Minusca ha smentito la conquista della città di Bambari, nel centro della RCA, da parte delle milizie dell’Unité pour la paix en Centrafrique (UPC) e ha sottolineato che la situazione nel capoluogo della prefettura dell’Ouaka è sotto controllo grazie alle pattuglie dei Caschi blu presenti in diversi punti strategici della città.

L’UPC, nata nel 2014 da una scissione della Seleka, è una milizia armata guidata da Ali Darassa che dice di voler difendere i diritti degli allevatori della comunità musulmana Peul e Vladimir Monteiro, portavoce MInusca, ha detto che l’attacco che l’attacco che l’UPC ha sferrato contro  Bambari è stato frespinto dai Caschi blu. Ma lo stesso Monteiro riconosce che la situazione resta tesa e ha spiegato che «Degli elementi armati dell’UPC e degli anti-Balaka (quindi milizie musulmane e cristiane insieme, ndr)  hanno attaccato la gendarmeria martedì mattina, abbandonandosi al saccheggio« ma già a mezzogiorno le truppe Minusca avevano ripreso il controllo della situazione, così come ha fatto, insieme alle Forces de défense et de sécurité a Bossembélé, Yaloké e Mbaiki, dove la popolazione è tornata alle sue normali occupazioni.

Monteiro ha deplorato la campagna di disinformazione attuata da una parte della società centrafricana contro la Minusca: «Questa campagna cerca di mettere in dubbio l’impegno reale dei Caschi blu mititari e poliziotti sul terreno, al fianco delle popolazioni civili e delle forces de défense et de sécurité, così come l’imparzialità dei soldati di pace della missione. Chiedo alla popolazione di aver fiducia nella Minusca e di sostenere le azioni condotte dai Caschi blu su tutto il gterritorio, in appoggio alle forces de défense et de sécurité, e a respingere la propaganda contro la missione Onufatta da chi vuole accedere al potere in tutti i modi non affidandosi al òpopolo».

Dopo i recenti attacchi la polizia dell’Onu (UNPOL) ha rafforzato il suo dispositivo di sicurezza moltiplicando i pattugliamenti congiunti a Bangui e nelle altre regioni e per difendere i centri dove si distribuiscono i certificati elettorali e i candidati alle elezioni durante i loro comizi.

Il rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu nella RCA, Mankeur Ndiaye, ha comunque assicurato che  domenica le elezion i si terranno fregolarmente,  malgrado gli attacchi dei gruppi armati, perché nell’insieme del territorio centrafricano la situazione è sotto controllo.

Ndiaye, che attualmente dirige la Minusca, ha scartato l’idea di un rinvio delle elezioni, proposto anche da alcuni candidati, perché il mandato di Touadéra termina a fine marzo 2021 e, senza elezioni, lo scenario sarebbe quello di un interim del presidente dell’Assemblée nationale che potrebbe durare solo 2 mesi. «Si rischierebbe di entrare in un periodo di instabilità incontrollabile, con un vuoto di potere – ha detto Ndiaye – Ricordo che si tratta delle prime elezioni organizzate dopo l’accordo di pace concluso dal governo e da diversi gruppi armati nel febbraio  2019».

Sullo sfondo restano le trame dell’ex presidente Bozizé, la cui candidatura alle elezioni presidenziali è stata subito bocciata dalla Cour constitutionnelle de la RCA, mentre  i gruppi armati Retour, Réclamation et Réhabilitation (3R), Mouvement Patriotique pour la Centrafrique (MPC) e  anti-balakas hanno formato una colazione che ha lanciato una serie di attacchi coordinati contro diverse località,  soprattutto nell’est del Paese con il dichiarato obiettivo di far saltare le elezioni. Quindi Bozizé, che aveva messo in piedi un regime cleptocratico e autoritario che aveva dissanguato il Paese e svenduto le sue risorse, ora si trova alleato con parte dei suoi ex avversari che lo hanno defenestrato. In questo poverissimo Paese (che potrebbe essere molto ricco) niente è quel che sembra e le alleanze mutano in base ad interessi inconfessabili mascherati da politica o da appartenenze settarie e/o tribali e tutto finisce con un massacro a colpi di machete o a raffiche di Kalashnikov.

L’allarme resta alto, soprattutto nei dintorni di Bangui, e i Caschi blu controllano le principali aree dove si segnalano movimenti della coalizione ribelle e, finora, hanno bloccato qualsiasi tentativo di avanzata verso la capitale.

Ndiaye ha sottolineato: «Noi condanniamo ogni alleanza tra gruppi armati e leader politici».

Fino a ieri, 1.858.236 centrafricani si erano iscritti nelle liste elettorali, una cifra leggermente al di sotto di quella delle elezioni del 2015,  ma ora in un congtesto segnato dalla presenza di bande armate in due terzio della RCA e della pandemia di Covid-19 e con prefetture dove la popolazione sembra essersi iscritta in massa per votare.

Ndiay ha concluso: «Benchè non ignoriamo la grave crisi che attraversa la Repubblica Centrafricana, sono fiducioso. Restiamo mobilitati perché il popolo centrafricano possa esercitare il suo diritto di voto il 27 dicembre e e per impedire che il Paese sprofondi nell’instabilità».