La Cina sospende a tempo indefinito ogni dialogo economico strategico con l’Australia

In ballo miliardi di dollari di commercio di carbone, legname, pesci e frutti di mare, vino e orzo

[6 Maggio 2021]

La Commissione nazionale dello sviluppo e della riforma (CNDR), il pianificatore economico supremo della Cina  ha annunciato oggi di aver deciso di «Sospendere indefinitivamente tutte le attività nel quadro del Dialogo economico strategico Cina-Australia».  Il dialogo era organizzato congiuntamente dalla CNDR e dai ministeri interessati del governo del Commonwealth d’Australia.

L’agenzia ufficiale cinese Xinhua riporta che il sito ufficiale della CNDR spiega che «La decisione è stata presa sulla base dell’attitudine e attuale del governo del Commonwealth d’Australia verso la cooperazione sino-australiana».

La CNDR accusa direttamente il governo liberal-conservatore nazionalista dell’Australia: «Recentemente, alcuni responsabili del governo del Commonwealth d’Australia hanno lanciato una serie di misure per impedire la cooperazione e i normali scambi tra la Cina l’Australia, dando prova di una mentalità da guerra fredda e di discriminazione ideologica.

Dopo una luna di miele durata anni, basata soprattutto sul carbone e le risorse che l’Australia vende a Pechino, ma anche su grandi investimenti cinesi in Australia, negli ultimi mesi le relazioni commerciali, tra i due Paesi si sono andate costantemente sfilacciando e la Cina aveva minacciato ritorsioni economiche dopo che Canberra aveva chiesto un’indagine internazionale sulle origini della pandemia di coronavirus. Ma già prima di allora, nel 2018, i cinesi si erano molto irritati con l’Australia che, seguendo Donald Trump, aveva vietato le attività del colosso della telecomunicazioni Huawei e aveva approvato una serie di leggi contro le interferenze straniere che aveva nel mirino proprio le politiche di Pechino.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato probabilmente l’intervento del governo federale australiano che ha annullato due accordi sulla Belt and Road Initiative (la nuova via della seta) firmati tra Pechino e lo Stato australiano del Victoria. La ministro degli esteri australiana, Marise Payne, ha definito quegli accordi «Incoerenti con la politica estera australiana o contrari alle nostre relazioni estere» e ha utilizzato una legge approvata nel 2020 che consente al primo ministro australiano di porre il veto sugli accordi con altre nazioni.

Pechino aveva avvertito subito che la mossa australiana era  «Destinata a recare ulteriori danni alle relazioni bilaterali» ed ha mantenuto questa previsione con la decisione odierna di bloccare il dialogo economico.

Anche se le relazioni sino-australiane sono gelide da un po’ di tempo, l’interruzione del canale di negoziazione potrebbe creare più problemi a Canberra che ha in ballo controversie commerciali per 20 miliardi di dollari per le esportazioni australiane, anche in settori chiave come carbone, legname, pesci e frutti di mare, vino e orzo. A marzo, il commercio tra Cina e Australia è già diminuito complessivamente del 40% rispetto al periodo precedente alla guerra commerciale, con Pechino che ha mantenuto i dazi su una serie di merci australiane.