Le mani della Russia sui diamanti della Repubblica Centrafricana

Ecco perché Mosca vuole togliere l’embargo ai diamanti insanguinati della Repubblica centrafricana

[19 Novembre 2019]

Intervistato recentemente da Ria Novosti, il viceministro delle finanze russo Alexei Moisseiev ha detto che «La Russia vuole far tornare nella legalità i diamanti centrafricani». Nel 2020 la Russia sarà la presidente di turno del Kimberley Process, un sistema di certificazione internazionale per escludere dal mercato i diamanti insanguinati, cioè frutto delle vendite per alimentare guerre e guerriglie in Africa.

Attualmente presieduto dall’India, il Kimberley Process, entrato in vigore nel 2003, fissa le condizioni per esportare i diamanti negli 82 Stati aderenti, La Repubblica Centrafricana è un grosso produttore di diamanti e anche uno dei paesi più poveri del mondo devastato da una guerra civile che dura da anni tra le milizie Séléka, una coalizione di gruppi armati – in gran parte musulmani – che nel 2013 ha abbattuto il regime del corrotto presidente François Bozizé, e gli anti-Séléka cristiani (maggioritari) che hanno commesso entrambi atrocità inenarrabili.

La Repubblica Centrafricana, che era stata sospesa dal Kimberley Process, aveva sospeso, senza troppi risultati, l’esportazione di diamanti che andava a riempire le casse delle milizie armate. Nel 2016, dopo l’intervento armato di truppe francesi e di altri Paesi africani, il Paese aveva autorizzato la ripresa delle esportazioni ma limitandola a quelli estratti in alcune aree, in particolare nell’ovest, che rispondevano ai criteri del Kimberley Process. Recentemente la compagnia russa Lobaye Invest, che si dice legata a un parente del presidente Vladimir Putin, ha ottenuto le licenze per sfruttare diverse miniere centrafricane.

Ora la Russia sostiene la legalizzazione dello sfruttamento e dell’esportazione dei diamanti in tutta la Repubblica Centrafricana affermando f di agire «nell’interesse dei produttori di diamanti africani» e Moisseiev ha aggiunto che «L’interdizione è sempre valida nelle “zone rosse” a nord e a est, dove il territorio è controllato da gruppi antigovernativi. I diamanti prodotti in queste zone si ritrovano, in una maniera o nell’altra, sul mercato. Da una parte, i divieti attuali sono ingiusti verso i poveri perché per loro sono il solo modo di guadagnarsi da vivere. Dall’altra parte, con questi divieti screditiamo il Kimberley Process escludendo dal mercato legale un gran numero di diamanti prodotti in circolazione». Uno strano modo di aiutare i poveri a sfangare la vita con diamanti che arricchiscono i ricchissimi e sdoganando diamanti che nessuno sa in realtà di dove vengono e comunque frutto di sfruttamento e causa di ulteriori violenze e devastazioni ambientali.

Nel 2018, la Repubblica Centrafricana (RCA) ha esportato ufficialmente 13.571 carati contro i 365.000 di prima della guerra nel 2012 ma, allora come ora, nessun minatore centrafricano è riuscito ad uscire dalla povertà. La Russia ha un grande know-how minerario ed è il primo produttore mondiale di diamanti. La compagnia diamantifera russa Alrosa è presente in Angola e Zimbabwe e non crediamo per solidarietà con i produttori africani.

I russi hanno trovato un attento ascoltatore nel presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra (in carica dal 2016) che nel 2017 ha passato periodi di “cura” al mare a Sochi, nel Caucaso russo, con tutto il suo entourage, compreso l’attuale premier centrafricano Firmin Ngrebada ed esperti di commercio di diamanti. E’ stato proprio Ngrebada – nominato premier quest’anno – a preparare la visita in Russia di Touadéra ed è lui l’uomo di fiducia dei russi nella repubblica Centrafricana. Jeune Afrique racconta un aneddoto significativo: «Nel marzo 2013, durante la caduta di François Bozizé, mentre era solo un membro del gabinetto presidenziale, è nell’ambasciata russa che aveva trovato rifugio mentre i ribelli della Séléka prendevano il controllo di Bangui. Ngrebada passerà diversi giorni in compagnia dell’ambasciatore Sergei Lobanov. Si può immaginare che gliene sia stato riconoscente. In ogni caso, nel settembre 2017, organizza in rapida sequenza due incontri tra Touadéra e degli investitori russi. Prima in un grand hotel parigino dove il presidente soggiorna abitualmente, poi in Svizzera. Le basi di un future accordo sono poste».

Qualche giorno più tardi, a Sochi, l’allora capo di gabinetto presidenziale. Ngrebada assiste agli incontri tra il presidente centrafricano Touadéra e il potente ministro degli esteri russo Sergei Lavrov. Dpo, come per miracolo, la Russia accetta al Consiglio di sicurezza dell’Onu di togliere il veto alla fornitura di armi francesi al regime di Bangui e propone anche di togliere temporaneamente l’embargo sulle armi alla Repubblica Centrafricana. Un sostegno con contropartite: anche se non si conoscono i termini dell’accordo RCA – Russia, tra questi c’è sicuramente la creazione di una società mineraria russa in Centrafrica, lo sfruttamento di un’aeroporto da parte dei russi nella regione di Ouadda e l’addestramento della Guardia Nazionale e dell’esercito centrafricani da parte di militari russi.

Un accordo che viene applicato molto in fretta: il 26 gennaio 2018 atterrano a Bangui aerei russi carichi di armi, tra giugno e luglio il ministro delle miniere della RCA, Léopold Mboli Fatran, concede alla Lobaye Invest Sarlu, una compagnia russa costituita il 25 ottobre 2017, le licenze per aprire miniere di diamanti e oro nelle regioni di Yawa e Pama. La Lobaye Invest Sarlu, che in seguito diventerà il principale sponsor di Miss Centrafrique, ha appena iniziato la sua espansione in RCA. Attualmente ha miniere nelle vicinanze delle città di Ndele, Bria, Birao et Alindao e il suo direttore, il discretissimo Evgueni Khodotov, è uno degli uomini più influenti a Bangui.

Il 55enne Khodotov è un ex poliziotto di San Pietroburgo che nella RCA lavora nell’ombra con il suo compatriota ed ex collega pietroburghese Valery Zakharov, consigliere alla sicurezza del presidente Touadéra. Zakharov, diventato molto più discreto rispetto ai suoi primi tempi a Bangui, è l’uomo forte del regime e non esita a convocare ministri e deputati centrafricani per impartire ordini, intanto discute con i capi dei gruppi armati, soprattutto con Noureddine Adam, il capo del Front populaire pour la renaissance de la Centrafrique (FPRC), e mantiene contatti con l’ex presidente in esilio della RCA Michel Djotodia.

Zakharov, che avrebbe ottenuto la nazionalità centrafricana, è probabilmente un uomo della FSB, i servizi segreti russi che hanno sostituito il KGB sovietico, de quasi ogni mattina fa colazione con l’incaricato di affari dell’ambasciata russa di Bangui Viktor Tokmakov e si sente spesso e regolarmente con Mikhail Bogdanov, il vice-ministro degli esteri russo che si occupa di Africa e Medio Oriente. Ma sia Khodotov che Zakharov devono rendere conto di tutto quel che fanno a Prigojine, il parente di Putin che cura gli interessi del Cremlino in Zimbabwe, Libia, Sudan, Angola, Guinea, Guinea Bissau, Mozambico e Madagascar. Prigojine finanzia anche il gruppo Wagner, che ha lavorato molto in Siria e Crimea.

E’ la Wagner che fornisce un migliaio di istruttori militari alla RCA, gestisce la sicurezza di diverse istituzioni e si occupa di parte dell’addestramento della Garde présidentielle e dell’esercito. Così come l’altra compagnia russa presente in Centrafrica, la Sewa Security Services, la Wagner è organizzata sul modello della sudafricana Executive Outcomes e il suo ruolo nella RCA è volutamente sottotraccia, anche se nei loro biglietti da visita alcuni dei suoi impiegati si definiscono “conseillers à la présidence”.

Da aprile 2018 degli “istruttori” russi risiedono nella ex proprietà di Jean-Bedel Bokassa a Berengo, dove è stato creato un campo di addestramento. Attualmente l’accesso all’area è totalmente vietato alla famiglia dell’ex imperatore “cannibale” del Centrafrica e Wagner e Sewa Security Services – che hanno già aerodromi a Ndelé, Birao e Ouadda – hanno ripristinato la pista di atterraggio, lunga oltre 2.000 metri, costruita da Bokassa e, senza l’autorizzazione della famiglia. hanno realizzato un accampamento vicino al mausoleo dell’ex presidente/imperatore.

Progettato dall’ambasciatore Sergei Lobanov (in RCA nel 2011) e, dal gennaio 2019, da Vladimir Titorenko, l’asse Bangui-Mosca sembra solido, anche perché si basa su un altro Paese essenziale per la Repubblica Centrafricana: il Belgio. L’uomo di affari di fiducia di Touadera è Dimitri Mozer, di origine russa, è a capo della compagnia di trasporti Mozer International ed è Console della RCA in Belgio. Mozer è molto influente sia nei principali circoli dell’Unione Europea come nel porto di Anversa e nell’industria dei diamanti, ha uffici a Bruxelles, Anversa, Liegi e Mosca, dove la filiale russa di Mozer international è guidata da Kirill Makarenko, ex studente dell’Istituto statale per le relazioni internazionali della Russia. Un ex ministro della RCA ha detto a Jeune Afrique che «Mozer è in Africa centrale da molto tempo. Era uno dei tuttofare di Bozizé e forniva veicoli (motociclette, automobili, autobus) alla sua amministrazione». Sempre su Jeune Afrique, fonti vicine alla presidenza centrafricana rivelano che «Da allora, il suo potere è aumentato. “I suoi legami con il gruppo Wagner, le sue origini, il fatto che parli russo … Tutto ciò ha contribuito a rafforzare le sue posizioni. Quando Touadéra va a Bruxelles, che considera la sua base europea nelle retrovie, Mozer è responsabile dell’organizzazione. E quando il presidente passa per Parigi, lo stesso Mozer può, a volte, invitarsi a farlo». Un altro ex socio di Bozizé conferma: «E’ il nostro principale ambasciatore in Europa. Organizza forum e incontri in cui si incontrano leader politici, uomini d’affari e potenziali investitori. Vicino a Daniel Emery Dede, ambasciatore in Belgio, Mozer è anche in contatto con il rivenditore di diamanti Abdoulkarim Dan-Azoumi, capo dell’azienda Minair ed ex finanziatore di Séléka. Quest’ultimo, che lavora regolarmente con la Cina e … la Russia, risiede altrove a Liegi, specialmente in uno dei palazzi della città».

Secondo un ex ministro della RCA, «Si parla molto della Russia, ma dovremmo parlare soprattutto di imprese russe. A Mosca piace dimostrare di essere in grado di mettere piede nelle piazze francesi, ma sembra favorire le reti di imprese e non si è davvero impegnata in azioni diplomatiche». Un anonimo esponente del governo di Bangui aggiunge. «Nel 2017, molti dicevano che i russi avrebbero fatto ciò che la Francia non ha fatto: ripulire il Paese. C’è stata molta speranza, ma per il momento a dominare è la delusione». Un oppositore del regime commenta: «Stiamo assistendo a un ritorno dell’affarismo. Nei settori dell’oro e dei diamanti, sono stati concessi più di 100 permessi ai russi senza consultare l’Assemblea nazionale, in violazione dell’articolo 60 della Costituzione».

Quel che è certo in RCA è che è meglio non indagare troppo da vicino sui misteri di questo sistema: nell’ottobre 2018, Karim Meckassoua, allora presidente dell’Assemblée nationale, criticò l’opacità dei contratti minerari, Zakharov mobilità i suoi fedeli in Parlamento e ottenne che Meckassoua venisse rimosso dal suo incarico.

Ci sono pesanti sospetti anche sulla morte di tre giornalisti russi, la notte tra il 30 e il 31 luglio 2018: il reporter di guerra Orkhan Djemal, il documentarista Alexander Rastorguyev e il cameraman Kirill Radchenko sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco da uomini armati nel nord del Paese mentre stavano indagando sulle attività della Wagner. La verità non è ancora emersa, ma l’ombra di Prigojine è incombente.

Un ex ministro della RCA ha ricordato su Jeune Afrique che «Il diamante centrafricano è molto ricercato. Inoltre, i russi hanno ottenuto un accesso privilegiato ai giacimenti auriferi. Si tratta di settori estremamente redditizi, purché siano disponibili gli indispensabili mezzi di trasporto, che i russi hanno».

Quali somme di denaro passano attraverso la Repubblica Centrafricana? Impossibile dirlo, visto che la maggior parte delle transazioni avviene in contanti. Ma i circuiti finanziari russi hanno già avvisato le autorità bancarie dell’Africa occidentale. Secondo un banchiere dell’Africa occidentale, citato in aprile dall’Istituto francese di relazioni internazionali l’Institut français des relations internationals, la Communauté économique des États de l’Afrique de l’ouest (Cedao/Ecowas) «sta seguendo da vicino queste partite. Pensiamo che a causa delle sanzioni contro lo Stato russo esista la tentazione di usare l’Africa per riciclare capitali. Nella Repubblica centrafricana, i cittadini russi sono responsabili della protezione degli interessi nascosti di alcuni parenti del potere a Mosca. E Bangui consente tutti i montaggi possibili e immaginabili. La retrovia dell’Africa centrale è un santuario».

Di fronte a tutto questo sembra davvero sfacciato il comunicato della presidenza della Repubblica Centrafricana che il 3 ottobre annunciava, in vista del meeting dell’Annual General Membership (AGM) del World Diamond Council (WDC) ad Antwerp, in Belgio, che «il governo della Repubblica centrafricana ha avviato una revisione completa del settore minerario alluvionale del Paese. In futuro, il governo della Repubblica centrafricana proporrà un approccio audace nuovo e drastico in cui la piena trasparenza e i protocolli di adeguata verifica, la tracciabilità delle singole parcelle le Linee guida dell’OCSE sulla dovuta diligenza saranno essenziali».

E’ in realtà una mossa concordata con Mosca in previsione dell’assunzione della presidenza del Kimberley Process da parte della Russia e il comunicato della presidenza della RCA infatti evidenzia che «Il Paese ha bisogno che la produzione di diamanti torni direttamente sul mercato formale. Un confronto con il passato dimostra che, mentre nel 2012, la produzione totale era di circa 62 milioni di dollari, mentre nel 2018 sono stati raggiunti solo 2,3 milioni di dollari. Nel 2017, dopo la parziale revoca dell’embargo, le cose sono andate bene per un po’ e sono stati esportati 113.000 carati. Nel 2018, si è tornati quasi a nulla, solo 12.000 carati. Si tratta del 3% del 2012».

Dopo l’emanazione del decreto presidenziale n. 19.282, firmato dal Presidente Touadéra il 30 settembre 9, «Tutte le buying houses esistenti possono partecipare alla dimostrazione della loro capacità di formalizzare le esportazioni e di ritirarsi da qualsiasi impegno nel circuito informale. Soprattutto, ci sarà l’obbligo per ogni buying house di esportare almeno 3 milioni di dollari al trimestre o seguirà il itiro della licenza in caso di mancato ‘importo minimo delle esportazioni». Tradotto vuol dire via libera esclusivamente alle multinazionali.

Il comunicato della presidenza della RCA evidenzia che «Dopo un periodo di prova che si concluderà il 31 dicembre 2019, le buying houses che hanno soddisfatto le condizioni stipuleranno un contratto con il governo RCA che stipulerà i protocolli due diligence sourcing. Nello stesso spirito, il decreto presidenziale stabilisce inoltre condizioni severe per gli acquirenti stranieri le cui licenze saranno ritirate anche in caso di non conformità. Inoltre, le entrate fiscali dello Stato devono essere riattivate. Pertanto, con una nuova legge finanziaria del 23 luglio 2019, l’aliquota fiscale totale sull’esportazione è stata ridotta al 4% per essere competitiva e in linea con i Paesi vicini». Insomma, un regalo alle industrie minerarie straniere.

Però, questo «sarà accompagnato da un rafforzamento della polizia mineraria (addestrata dai russi, ndr) e delle strutture locali del Kimberley Process in atto». Per questo, «La Repubblica centrafricana ringrazia la comunità internazionale per l’assistenza che ha ricevuto. In particolare, il Kimberley Process Certification Scheme, del quale viene applaudito in particolare il lavoro del CAR Monitoring Team. La decisione di abbreviare a 7 giorni le procedure di approvazione del Kimberley Process (KP) è stata cruciale nel contesto della riforma in corso. Il governo RCA spera che il processo di riforma, in particolare l’accordo di pace di Khartum del 6 febbraio 2019, porterà i primi risultati positivi già nel 2019 alla Plenaria del KP a Nuova Delhi e porterà a un nuovo quadro operativo che consentirà una normalizzazione delle esportazioni del Paese».

E i russi (non) stanno a guardare.