Capire il mondo attraverso la chimica, passando dai musei

Domenici: «I musei e le collezioni scientifiche rappresentano un luogo ideale per sperimentare nuovi modi di insegnare e di apprendere la chimica e le scienze in generale»

La chimica viene spesso percepita come qualcosa di artificioso, se non di dannoso, da cui stare alla larga per preferire qualcosa di naturale. Una questione attuale quanto paradossale, se posta in questi termini, perché in realtà non c’è niente di più naturale della chimica, che studia le relazioni tra gli elementi fondamentali – quelli della tavola periodica – che compongono tutto il nostro mondo e pure noi stessi.

Si stima ad esempio che la massa di un corpo umano sia costituita al 65% di ossigeno, insieme al 18% di carbonio, 10% di idrogeno, 3% di azoto, 1,5% di calcio, 1% di fosforo, 0,35% di potassio, 0,25% di zolfo, 0,15% di sodio, 0,05% di magnesio e da tracce di molti altri elementi.

Per riscoprire questa realtà è fondamentale ripartire dalle origini della chimica, di cui il nostro Paese offre ovunque testimonianze eccezionali condensate adesso nel volume “La chimica nei musei. Creatività e conoscenza” (Pisa University Press, 2020), che raccoglie gli atti di una giornata di studio che si è svolta all’Università di Pisa nel novembre del 2019.

Il libro è curato da Valentina Domenici, professoressa di Chimica f‍isica dell’Ateneo pisano – nonché firma del nostro think tank redazionale, Ecoquadro – che si occupa da anni di didattica e di comunicazione della chimica, e da Luigi Campanella, già docente dell’Università La Sapienza di Roma ed ex-presidente della Società chimica italiana (Sci).

«Nel 2010 fu istituita nell’ambito della Sci la “Rete dei musei di chimica” con l’intento di censire e promuovere le piccole realtà museali e le collezioni scientifiche dedicate alla chimica in Italia – ricorda Domenici (nella foto, ndr) – Da allora, il numero di queste realtà è cresciuto, e sono state fatte diverse iniziative nel tempo per mettere in rete questi musei fra cui appunto il convegno dello scorso anno a Pisa».

Ad oggi la rete dei musei della chimica in Italia conta circa una ventina di realtà tra musei, collezioni di strumenti storici e collezioni di vetreria scientifica in tutto il territorio nazionale. Oltre al valore storico e scientifico, queste strutture svolgono molte attività verso l’esterno, come mostre, eventi, festival scientifici e attività didattiche per le scuole: occasioni preziose per fare buona comunicazione sulla chimica.

«I musei e le collezioni scientifiche rappresentano un luogo ideale per sperimentare nuovi modi di insegnare e di apprendere la chimica e le scienze in generale – aggiunge Domenici – Un oggetto di vetreria scientifica o uno strumento storico possono rappresentare lo spunto per la progettazione di attività di tipo Stem, o Steam, ovvero attività laboratoriali multidisciplinari che favoriscono l’apprendimento grazie al coinvolgimento attivo. Sono questi temi e approcci che abbiamo già sperimentato nel corso di “Fondamenti e metodologie didattiche per l’insegnamento della chimica” e con un progetto di potenziamento della didattica finanziato dall’Ateneo».

Una nuova e migliore consapevolezza della chimica, del resto, costituisce oggi un elemento imprescindibile per poter traguardare quella transizione ecologica di cui abbiamo bisogno ed affrontare le sfide che ci pone la contemporaneità. Basti pensare ad un settore della chimica in forte crescita e in continua evoluzione, quello legato ai farmaci: l’industria farmaceutica è spesso associata ad atteggiamenti di sfiducia da parte dei cittadini verso “Big Pharma”, come anche nei confronti delle istituzioni pubbliche che si occupano di salute dei cittadini, eppure com’è evidente le migliori speranze per poter superare la crisi pandemica che stiamo vivendo passano proprio da qui.