Coronavirus, continua l’espansione ma i tassi di crescita cambiano a seconda delle regioni

Solo dopo un certo periodo le misure di contenimento cominciano a dare effetti, diminuendo la probabilità che i contagiati passino il virus ad altri

Siamo sotto attacco di esseri piccolissimi ed estremamente numerosi. Ma che cominciamo a conoscere sempre meglio nella loro strategia, che poi è quella del parassita che sfrutta tutte le debolezze, ingenuità e risorse dell’ospite. Dalla mappa allegata si vede chiaramente l’aspetto diffusivo del fenomeno originatosi nelle tre regioni (Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna), probabilmente per il motivo esaminato nel precedente articolo e che ora si sta diffondendo sul territorio nazionale.

Il virus ci sta colonizzando. Questa colonizzazione avviene in due momenti. In un primo momento il virus si insedia in un nuovo territorio, portato da qualche ospite umano e sfrutta tutte le relazioni dell’ospite per passare a nuovi ospiti. In media un ospite contagia 2,6 altri ospiti. Ma il punto è se il contagio avviene da persone asintomatiche oppure no. Secondo il ministero della Salute e l’Oms, le persone sintomatiche sono la causa più frequente di diffusione del virus, e l’Oms considera non frequente l’infezione da nuovo coronavirus prima che sviluppino sintomi. Secondo altre fonti, questo aspetto non è secondario e andrebbe approfondito, si veda ad esempio l’immunologo Roberto Burioni, che cita il contagio iniziale avvenuto in Germania dalla signora cinese che ha avuto i primi sintomi sul volo di ritorno in Cina. Quindi per quanto raro, ma sulla probabilità ci sono discussioni, il contagio può avvenire da asintomatici e in questo caso produce una crescita esponenziale, senza intralci per il virus, dato che la situazione appare tranquilla, senza contagi. Quando i primi contagiati cominciano a manifestare sintomi, e sappiamo che il periodo di quarantena per verificare l’insorgenza è di 14 giorni, si corre ai ripari, ma il danno è oramai fatto. Tutti quelli eventualmente contagiati sotto-traccia, via via manifestano i sintomi e le misure di contenimento ci possono far poco perché si verificano gli effetti di un contagio già avvenuto.

Solo dopo un certo periodo le misure di contenimento cominciano a dare effetti, diminuendo la probabilità che i contagiati passino il contagio ad altri sino ad azzerare questa probabilità. Ma intanto abbiamo morti e ricoveri in conseguenza della prima fase di contagio. Come si vede dalla mappa il volume del contagio diminuisce con l’aumentare della distanza dall’epicentro lombardo-veneto. Ma le aree con minore presenza di contagi sono anche quelle nelle quali il virus sta probabilmente lavorando sotto traccia per espandersi.

Ieri (5 marzo) i contagi totali erano 3858, che sono la somma di 3296 contagiati attivi, 414 guariti e 148 deceduti, e abbiamo avuto il numero di contagi giornalieri più alto pari a 590 nuovi casi. Ma questo non è stato il picco dei nuovi contagi in Lombardia e Veneto, dove ci sono stati 280 e 35 nuovi casi. In queste due regioni il picco, per ora, è stato l’1 marzo con 369 e 72 nuovi casi. Ieri il picco, o meglio il valore massimo, c’è stato invece in Emilia con 142 casi e nel resto d’Italia con 133 nuovi casi (vedi la figura allegata). D’altra parte se consideriamo le tre regioni (Lombardia, Veneto e Emilia) i tassi di crescita dei contagiati attivi sono inferiori a quelli del resto d’Italia in cui il fenomeno è in espansione, e inoltre tendono a decrescere anche se lentamente (vedi figura allegata).

Insomma nelle tre regioni di vecchio insediamento del virus e specialmente in Lombardia e Veneto, il fenomeno tende ad affievolirsi, nelle altre si espande. Il totale dei contagiati è il risultato di queste due dinamiche di segno differente. Considerando il totale dei contagiati sino a ieri, invece dei contagiati attivi come avevo fatto nell’articolo precedente, e sempre utilizzando una curva logistica, simile a quella verificata in Cina, si avrebbe un totale finale di circa 7mila contagiati che, in proporzione alla popolazione sarebbe il doppio di quello (80mila circa) su cui si è attestata per ora l’epidemia in Cina. Ma, su questo aspetto, cercherò di ritornare con più dettaglio in seguito.

Questo, s’intende, è solo uno scenario, ma che si basa sull’esperienza cinese, per quanto là si siano potute mettere in campo misure che i governi democratici fanno fatica ad adottare. L’ultima misura del Governo è stata quella di chiudere scuole e università su tutto il territorio nazionale sino al 15 marzo. È stata criticata, ma ha un aspetto importante e cioè di riguardare tutto il territorio nazionale, riconoscendo così  la necessità di contrastare il virus anche nelle zone in cui ancora non si è manifestato. La possibilità anche remota, e abbiamo visto che il dibattito è in corso, che si possa avere il contagio da asintomatici impone delle cautele su tutto il territorio nazionale e non solo nelle “zone rosse”.