Elbrus, un romanzo di fantascienza tra crisi climatica e dilemmi genetici

Elbrus è un romanzo di fantascienza (pubblicato da Armando Curcio Editore) la cui trama si sviluppa in uno scenario in cui la produzione indiscriminata di gas serra, derivanti dalle attività antropogeniche, ha contribuito ad incrementare in maniera drammatica lo scioglimento dei ghiacci ai poli, il degrado dei suoli e i fenomeni di desertificazione.

Il lettore si renderà rapidamente conto di quanto, nell’universo narrativo di questo romanzo, tali processi abbiano inciso in maniera determinante a livello sociale ed economico, producendo nuovi equilibri geopolitici. Sovrappopolamento e migrazioni di massa divengono parte di un problema più esteso, quello dell’imminente scarsità di risorse e delle conseguenti enormi difficoltà nel garantire il sostentamento del genere umano.

Gli autori Capocasa e Di Clemente hanno definito l’ambientazione traendo ispirazione dai più recenti studi di modelli climatici pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Nel farlo, hanno spinto in direzione delle predizioni meno ottimistiche che la scienza propone riguardo alle conseguenze del riscaldamento globale.

I due autori hanno affermato di essersi ispirati in particolare al lavoro di Chang-Eui Park et al., Keeping global warming within 1.5° C constrains emergence of aridification, pubblicato nel gennaio 2018 dalla rivista Nature Climate Change e all’interessante studio di Patricia Nayna Schwerdtle et al., Human mobility and health in a warming world, pubblicato nel gennaio 2019 sul Journal of Travel Medicine.

Se il global warming è il tema che fa da sfondo al romanzo, la sua trama è invece strettamente legata ai progressi della genetica umana. Gli autori hanno guardato allo sviluppo delle biotecnologie e dei più moderni metodi di manipolazione del genoma, ispirandosi alla tecnologia di editing genomico denominata CRISPR-Cas9, messa a punto nel 2012 da Emanuelle Charpentier e da Jennifer Doudna, per la quale le due studiose hanno ricevuto lo scorso anno il Premio Nobel per la Chimica.

Nelle vicende narrate in Elbrus, i problemi etici e sociali connessi a queste pratiche finiscono per intrecciarsi addirittura con quelli, ancora più complessi, riguardanti le contraddizioni legate alla clonazione umana.

I personaggi di Elbrus si muovono in un universo in cui appaiono rispettate le preponderanti posizionidella comunità scientifica riguardo all’impossibilità di poter superare la velocità della luce. Un universo che tuttavia, grazie alla discontinuità del tessuto spazio-temporale, offre insperate opportunità di spostamento verso luoghi così distanti che altrimenti sarebbero irraggiungibili, attraverso “scorciatoie” molto simili ai ponti di Einstein-Rosen, i cosiddetti wormhole.

Capocasa e Di Clemente partono da qui per delineare una visione non lineare e disomogenea dello spazio e del tempo, riproponendo in chiave fantascientifica l’idea della “schiuma quantistica”. Si tratta di una teoria, proposta dal fisico teorico americano John Wheeler negli anni Cinquanta del secolo scorso, recentemente tornata in auge grazie agli studi condotti dall’osservatorio per neutrini IceCube, in Antartide, e dal telescopio spaziale Fermi della Nasa.

In Elbrus il progresso tecnologico, tradizionale grande protagonista dei romanzi di fantascienza, non appare essere in grado di garantire soluzioni imminenti. L’esplorazione spaziale ha fallito nel suo obiettivo fondamentale di condurre alla fondazione di colonie autosufficienti. Gli ostacoli non dipendono dalla capacità di realizzarle, ma dalla natura stessa della specie umana.

Eppure, quando sembrerebbe tutto perduto, una soluzione viene a materializzarsi. Non è farina del sacco degli esseri umani, ma arriva da molto lontano, da un altro sistema solare. Da quelle stesse profondità siderali dalle quali, decine di anni più tardi, un messaggio risveglierà un Viaggiatore e con lui tutti i suoi simili.

Gli autori:

Giuseppe Di Clemente, laureato in Economia e grande appassionato di astronomia e fantascienza, ha recentemente pubblicato il suo primo romanzo Oltre il Domani (L’Erudita – Giulio Perrone Editore, 2019), un racconto trasversale, dove la science fiction è genere e pretesto per interrogarsi sul futuro degli uomini.

Marco Capocasa, antropologo molecolare dell’Istituto Italiano di Antropologia, è autore di decine di articoli su riviste scientifiche internazionali. Insieme a Giovanni Destro Bisol ha pubblicato due libri di divulgazione scientifica: Italiani. Come il DNA ci aiuta a capire chi siamo (Carocci, 2016) e Intervista impossibile al DNA. Storie di scienza e umanità (il Mulino, 2018). Elbrus è il suo esordio nella narrativa del fantastico.