Enzo Tiezzi, il tempo ci guida sulla via dello sviluppo sostenibile

Il problema della sostenibilità sta nella divergenza tra il tempo storico ed il tempo biologico: cambiamenti che prima avvenivano nell’ordine di milioni di anni, oggi avvengono nell’ordine di decenni

L’attività umana, da qualche secolo a questa parte, ha iniziato ad interferire pesantemente con i cicli naturali, mettendo in discussione gli equilibri della biosfera e la sopravvivenza della nostra specie. Per risolvere questo problema è stato introdotto, nella seconda metà del secolo scorso, il concetto di sviluppo sostenibile, cioè quello sviluppo che soddisfa le necessità della nostra generazione senza impedire alle future generazioni il soddifacimento delle proprie. In altri termini, sostenibile è quello sviluppo che salvaguardia gli ecosistemi e le risorse (il “capitale naturale”) per le prossime generazioni.

Enzo Tiezzi (1938 – 2010), è stato uno degli scienziati che contribuirono sin dall’inizio a costruire la definizione di sviluppo sostenibile. Pioniere di un approccio olistico e multidimensionale tra le discipline, fautore di un nuovo ruolo della scienza come conduttrice di uno sviluppo in accordo con gli equilibri naturali, ha lasciato un’impronta indelebile nel cammino verso una nuova visione del mondo. A dieci anni dalla sua scomparsa, abbiamo voluto ricordarlo in un articolo scientifico, pubblicato sulla prestigiosa rivista Ecological Modelling, nel quale analizziamo se le sue idee, le sue intuizioni, e le questioni rimaste aperte nei suoi libri, abbiano oggi ricevuto risposta.

Il maggiore contributo di Enzo nell’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile è stato quello di dimostrare il ruolo fondamentale che gioca il concetto di “tempo”. Negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, infatti, i concetti  di limite e di rinnovabilità fecero capolino nella comunità scientifica, presentandosi come i fondamenti di una nuova concezione dei problemi relativi al cibo, all’inquinamento, al consumo delle risorse. Nella sua opera principale “Tempi storici, tempi biologici”, che uscì nel 1984 ma le cui basi furono poste tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70, Enzo mostrò che questi concetti hanno il tempo come fulcro, come nuova dimensione onde esser ricollocati.

Enzo descrive due tipi di tempo, il “tempo biologico” e il “tempo storico”. Il primo ha un ordine di grandezza di miliardi di anni, e racconta la storia della vita sulla Terra, il secondo ha un ordine di grandezza di migliaia di anni, e ci racconta la storia dell’umanità. Il secondo è solo una piccola frazione del primo, ma è il grado d’interferire con esso. Il problema della sostenibilità sta nella divergenza tra il tempo storico ed il tempo biologico.

Cambiamenti che prima avvenivano nell’ordine di migliaia, milioni di anni, oggi avvengono nell’ordine di decenni. Troppo rapidamente per poter esser sopportati dalla biosfera, con tutte le conseguenze del caso, dal riscaldamento globale all’eutrofizzazione, dalla perdita di biodiversità alla desertificazione. Si tratta di un problema di divergenza tra due scale temporali, quella umana (tecnologica), e quella della natura (biologica).

Per rispondere a questo problema, negli ultimi anni sono sorte diverse proposte in direzione di una maggiore sostenibilità delle attività umane, tra cui l’ecologia industriale, l’economia circolare e l’economia rigenerativa.

L’ecologia industriale propone di costruire sistemi industriali sulla base del funzionamento degli ecosistemi, per renderli compatibili con questi ultimi. Questa opzione, secondo Enzo, ignora il fatto che non esistono sistemi umani separati dai sistemi naturali, visione tipica della cultura occidentale,  ma i due sono intimamente legati, pertanto l’ecologia industriale è una sorta di simulazione di un qualcosa oggigiorno inesistente.

L’economia circolare propone invece di superare l’attuale modello economico lineare – in cui i beni sono prodotti, venduti, usati e poi gettati come rifiuto – con un modello circolare, ispirato al funzionamento della natura, dove non esiste il concetto di rifiuto e tutti i materiali al termine di un processo sono materia prima di un processo successivo. Sebbene il cambiamento della forma dell’economia sia un importante passo in avanti verso la sostenibilità, tuttavia questo non è sufficiente, secondo Enzo, a rendere questa economia sostenibile. Infatti, per esserlo, l’economia dovrebbe anche rallentare, attingendo alle risorse naturali compatibilmente con i tempi di produzione delle stesse, altrimenti l’attività umana sarebbe comunque fuori scala rispetto ai tempi biologici.

L’ultima proposta, l’economia rigenerativa, si pone l’obiettivo di rigenerare il capitale naturale. Essa si basa sull’auto-alimentazione, sull’auto-rinnovamento e su processi di apprendimento adattivo che i sistemi naturali usano per alimentare la loro capacità di prosperare nel tempo. Questa opzione, l’unica che considera il tempo come centrale, è quella che si avvicina di più alle idee di Enzo.

I futuri sviluppi dell’economia rigenerativa ci diranno se essa davvero risponde a quei quesiti lasciati aperti da Enzo.

In generale, comunque, le avvisaglie del nostro rapido approccio ai limiti planetari erano state intuite da Enzo, così come dagli altri scienziati che nella seconda metà del secolo scorso si battevano per un nuovo rapporto tra uomo e natura. A 10 anni dalla sua scomparsa possiamo ancora fare riferimento alla sua capacità di leggere la realtà, talvolta con grande anticipo rispetto al manifestarsi degli eventi.

L’Ecodynamics group, il gruppo di ricerca fondato da Enzo all’Universitá di Siena negli anni ’90, in questi giorni ha raccolto pensieri e ricordi che alcuni amici, colleghi e illustri compagni di viaggio di Enzo hanno voluto lasciare.

Di seguito riportiamo alcuni spunti rimandando alla pagina Facebook del gruppo per le versioni complete.

Il rettore dell’Università di Siena, prof. Francesco Frati, ha definito Enzo Tiezzi protagonista di un nuovo paradigma di studio e comprensione degli ecosistemi e dello sviluppo della società moderna.

Il prof. Vincenzo Barone, già direttore della Scuola Normale di Pisa e ex-presidente della Società chimica italiana, ricordando la capacità di Enzo di creare connessioni, soprattutto in ambito scientifico, ha detto che è necessario incontrarsi tra scienziati “duri” e umanisti perchè la realtà è complessa e richiede di essere affrontata da diversi punti di vista.

Il prof. Riccardo Basosi, suo allievo a Firenze e collega a Siena, ha ricordato la capacità che aveva Enzo di porsi come docente, anche in un periodo difficile come quello in cui si conobbero, durante il quale il movimento del ’68 stava cominciando e i professori non godevano del favore degli studenti.

Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf, ha ricordato come Enzo avesse una visione e uno stile che lo portavano a mettere insieme i pezzi della realtà, cosa fondamentale perché consente di beneficiare del contributo di molte discipline quando si affrontano i problemi del rapporto tra l’uomo e la natura.

Il prof. Brunio Rindone, chimico dell’Università di Milano Bicocca, ha definito Enzo un poeta capace di unire culture e conoscenze.

Nei suoi racconti, dice Cesare Manetti, professore alla Sapienza, c’era infatti 70% di storia e poi c’erano altri ingredienti, tra cui la scienza, a completare il quadro.

Il prof. Piero Baglioni, dell’Università di Firenze, ha ricordato l’interesse scientifico per Barry Commoner, studioso che lui incontrò negli Stati Uniti e contribuì e rendere Enzo riferimento per la diffusione di un concetto importante come quello di sviluppo sostenibile.

Enzo Tiezzi, ha detto Cosimo Solidoro, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale, in questo senso era anche uno che cantava fuori dal coro, era fautore della nuova scienza della sostenibilità e non si curava del fatto che essa non fosse riducibile agli steccati dei settori scientifici disciplinari.

Cristian Leipert, economista tedesco, ha ricordato il suo amico Enzo come un uomo sorprendente che lo ha attratto con la polifonia del suo pensiero e del suo scrivere.

Questo fascino dura ancora oggi, come afferma Claudio Pieri, che si sta laureando a Bologna con una tesi sul pensiero di Enzo.

Infine, ci piace menzionare il prof. Biagio Giannetti, docente presso l’Universidade Paulista (Brasile), che non ha conosciuto Enzo ma ha fondato il suo gruppo di ricerca attratto dai suoi scritti, in particolare il libro “Che cos’è lo sviluppo sostenibile”, scritto con Nadia Marchettini. Biagio, ricordando l’eclettismo di Enzo, dice che questa ricorrenza è un’occasione per festeggiare perché possiamo incontrare di nuovo Enzo Tiezzi grazie alla sua letteratura e a ciò che ci ha lasciato. Biagio Giannetti è l’ideatore del paper scientifico citato in questo nostro articolo, in cui si parla di tempo, economia sostenibile e di ecodinamica, un neologismo che poi è diventato il nome del gruppo di ricerca dell’Università di Siena, fondato da Enzo Tiezzi.