Il caffè dell’Ecuador visto da Terra Madre

Si è appena chiusa a Torino la dodicesima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, l’evento internazionale dedicato allo slow food che racconta di cibo e tecniche di produzione e consumo sostenibili. Alla Nuvola Lavazza, nella sezione dedicata interamente al caffè, il festival ha ospitato alcuni rappresentati di Cospe onlus e una delegazione di produttore di caffè ecuadoriani, per presentare il progetto che insieme stanno realizzando in Ecuador.

Il progetto Cacao Corretto lavora nelle filiere del cacao e del caffè in cinque province nel nord dell’Ecuador a fianco di 3000 piccoli produttori e produttrici appartenenti a 10 diverse associazioni.  Il contributo del progetto è soprattutto nella fase di post raccolta e trasformazione dei due prodotti e per il caffè Cospe lavora insieme alla Fondazione Lavazza per migliorare la qualità del prodotto e garantirgli così l’accesso ad un mercato più ampio.

All’evento realizzato alla Nuvola Lavazza erano presenti Mario Cerutti, chief Iinstitutional relations & sustainability officer lavazza, Francesca Pieraccini, direttrice del dipartimento di Cooperazione internazionale di Cospe e Valerio Cataldi, giornalista di Rai 2 che ha moderato l’incontro. Insieme a loro anche Ramiro Fuertes in rappresentanza di Aacri, associazione di piccoli produttori della Valle del Rio Intag, uno dei territori dove il progetto si svolge e tristemente famosa per le importanti rivendicazioni in corso contro lo sfruttamento minerario. All’evento ha partecipato anche Alejandro Solano Ugalde, agroecologo e produttore della Riserva Mashpi Shungo.

«Il progetto portato avanti in Ecuador è una storia di sviluppo ma anche di resistenza – ha detto Francesca Pieraccini – che coinvolge in primo luogo le donne come artefici e promotrici di un “cambiamento”, parola chiave che guida tutti i progetti di Cospe. Un cambiamento che dev’essere equo, che promuova i diritti, la democrazia e la parità tra uomini e donne». In Ecuador il progetto lavora a fianco di piccoli produttori e produttrici nello spirito e nell’intento di produrre un cambiamento che parta dall’agroecologia: «Proprio perché il caffè e il cacao sono in mano a piccole famiglie custodi di una tradizione profonda è importante lavorare con loro per raggiungere obiettivi significativi». Tra questi obiettivi anche la resistenza al cambiamento climatico.  «La Fondazione Lavazza lavora – ha detto Cerutti – con i produttori locali e organizza incontri di formazione su tecniche innovative di valorizzazione del prodotto e strategie che possano aiutare ad essere resilienti di fronte al cambiamento climatico. Aiutare i piccoli produttori significa dare un importante sostegno ad una trasformazione più grande e indispensabile, necessaria di fronte alle sfide poste dal cambiamento climatico».

Nel loro intervento alla Nuvola Lavazza gli stessi produttori hanno sottolineato come convivano quotidianamente con le conseguenze dei cambiamenti climatici che si abbattono sulle produzioni locali e che hanno conseguenze concrete per chi lavora con i prodotti della terra. L’innalzamento delle temperature annienta le piantagioni e per trovare un clima più favorevole si spostano le coltivazioni in montagna riducendo drasticamente il territorio disponibile per la produzione di caffè.

La Valle del Rio Intag da dove proviene l’associazione Aacri vive quotidianamente anche un’altra sfida: quella della lotta contro l’estrazione mineraria. Alla Nuvola è stata affrontata anche questa tematica perché da quando lo sfruttamento minerario ha preso avvio sul territorio le vite dei produttori locali di caffè sono state costantemente scandite da questo tema.  Lo sfruttamento ha generato una doppia tendenza tra la popolazione: da una parte le famiglie si sono organizzate per combattere questa situazione mentre dall’altra si è generata una rottura all’interno delle comunità perché alcuni hanno concesso i propri terreni, attratti dalla prospettiva di guadagno. Dividere la popolazione è una strategia vincente che molto spesso le multinazionali sfruttano per insediarsi in un territorio.

I locali che producono caffè da generazioni e tramandano una tradizione antica combattono ogni giorno con queste sfide e il sostegno di progetti internazionali dà loro sostegno e motivazione. I più esperti nelle coltivazioni di caffè vorrebbero coinvolgere i giovani in questo ciclo produttivo per dare una risposta importante al conflitto in corso contro l’estrazione mineraria, e fare del caffè e dei prodotti locali la controproposta vincente per un futuro di sviluppo.  I produttori, ospiti di Terra Madre, hanno avuto modo di frequentare workshop e visitare rivenditori italiani per migliorare e aumentare la commercializzazione del loro caffè, ma anche di incontrare tante persone e raccontare le loro storie. Accompagnati dal video di Valerio Cataldi, “Sì me gusta el cafè”  (guarda il trailer: https://bit.ly/2zBjPa0)

Per scoprire di più sul progetto Cacao Corretto clicca qui : https://bit.ly/2FF0i9i